mercoledì 23 dicembre 2020

Sherlock Holmes Society – I Peccati del Figlio

Testata: COLLANA WEIRD TALES, N.36 (COSMO SERIE BLU 95)
Titolo: SHERLOCK HOLMES SOCIETY – I PECCATI DEL FIGLIO
Testi: SYLVAIN CORDURIÉ
Disegni: FABIO DETULLIO (ep.1), ANDREA FATTORI (ep.2)
Copertina: BERTRAND BENOIT
ISBN: 978-88-6911-966-8
Pagine: 96
Ed. orig.: ED. SOLEIL, 10/11-2018
Ed. it.: ED. COSMO, 08-2020

Nel mese di agosto la Editoriale Cosmo ha ripreso la pubblicazione della serie Sherlock Holmes di Cordurié, interrotta da circa due anni con l’albo Crime Alleys (uscito in Francia nel 2013/2014). In realtà questo ottavo volume sherlockiano dell’autore francese riparte dagli eventi di Sherlock Holmes e i viaggiatori del tempo, edito in Francia nel 2014/2016 e in Italia nel settembre 2016. Ne trattiamo poiché presenta tra i personaggi principali il vampiro Owen Chanes, già alleato del detective in Sherlock Holmes e i vampiri di Londra, prima uscita della Collana Weird Tales (la quale speriamo ci proporrà della Soleil, prima o poi, anche Dracula, l’Ordre des dragons di Corbeyran e Piccininno/Terzo/Fino).

20 agosto 1935. Birmingham viene distrutta da una bomba. L’attentato è opera dei terroristi guidati del geniale telepate Liam Holmes, figlio di Sherlock. Messo alle strette, Giorgio V, imperatore del Grande Regno, accetta le misure estreme proposte dal field marshal Cockrane: mandare il capitano Johnson nel passato per uccidere Sherlock Holmes. Liam, insieme all’invincibile uomo-robot Eschilo, riesce però a seguire Johnson nel salto temporale, giungendo nell’anno 1895.
In quel tempo Sherlock Holmes è a Vienna con la donna demone Lynn Redstone (protagonista dell’albo La Mandragora), per reclutare il vampiro Chanes nella sua fondazione. Chanes accetta e viene condotto a Londra, dove Holmes ha fatto preparare una speciale miscela di droghe per tenere a freno la sua sete di sangue. In una fumeria, Holmes e Chanes vengono attaccati da Johnson, che viene rallentato dal vampiro, il quale è costretto a sacrificare il proprio corpo per attutire l’esplosione di una granata. Per fermare Johnson, però, ci vuole anche l’intervento di Liam ed Eschilo.
Liam può finalmente confrontarsi con il padre, da lui mai conosciuto. Il giovane Holmes racconta a Sherlock che il Grande Regno è una versione corrotta del Regno Unito di fine Ottocento, che sarebbe poi cresciuto devastando il continente e massacrando intere popolazioni. L’intento di Liam è di fermare Johnson, il quale a suo avviso vuole realizzare delle armi non convenzionali con delle sostanze chimiche. Sherlock crede alle parole del figlio e lo porta dal fratello Mycroft, del War Office. In tal modo agevola la realizzazione dei piani di Liam, che in realtà sono tutt’altro che amichevoli per il suo gruppo e per la città di Londra. Per contrastare questo formidabile avversario, a Sherlock servirà l’aiuto della madre con cui lo avrebbe concepito, la telepate Megan Connelly.


Procede un po’ a singhiozzo, come si diceva, l’originale vicenda di Sherlock Holmes reinventata da Cordurié, questa volta in territorio fanta-horror. Ripreso con un po’ di fatica il filo, la lettura è però come sempre avvincente. Spicca su tutti il personaggio di Liam, che, per quanto mente lucidamente mostruosa, ha anche delle sfaccettature di idealismo: in quella che considera la sua missione, pur spietata e sanguinaria, egli lotta contro i maggiori fautori di ingiustizie del suo tempo. Liam ha in effetti un che di eroico, cosa per esempio evidente nella sua accettazione di un viaggio nel tempo a senso unico, nella consapevolezza che non potrà tornare indietro. Lo Sherlock di Cordurié, poi, è alquanto diverso dal personaggio doyliano, senz’altro più umano, di sicuro più fallibile. Si rammarica di non essere riuscito a “leggere” la personalità del figlio, cosa per lui di solito piuttosto semplice. Ma conserva l’originale integrità, in particolare quando la “possibile” moglie (il termine non è casuale, essendo questa una storia che presenta realtà parallele), nel concitato finale, fa la scelta più risolutiva ma anche eticamente meno accettabile.
Sempre notevoli i disegni di questa serie, che pure soffrono in questa edizione del formato più piccolo dell’originale (ma a fronte di un prezzo più contenuto). Le tavole di Detullio sono particolareggiate e ricchissime di dettagli, con personaggi molto ben caratterizzati: su tutti Eschilo, con il suo look un po’ steampunk, consistente in impermeabilone e maschera con oculari che lo coprono completamente. I paesaggi londinesi sono ben realizzati, con i classici muri in mattoni, le lussuose magioni, le strade percorse da carrozze. Ottimi anche i disegni di Fattori, che concentra maggiormente l’attenzione sui personaggi e sugli interni dei magazzini e dei laboratori, in vignette più larghe che evocano un’alienante atmosfera post-industriale.

Risorse Web:
Pagina Facebook dello Sherlock Holmes di Cordurié
Sylvain Cordurié su Wikipedia
Scheda di Fabio Detullio sul sito della Bonelli
Pagina Facebook di Andrea Fattori
Editions Soleil
Editoriale Cosmo
 

domenica 20 dicembre 2020

Dampyr - N.249

Testata: DAMPYR, N.249
Episodio: LA CASA SUL LUNGOFIUME
Testi: STEFANO PIANI
Disegni: GIORGIO GUALANDRIS
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: LUCA CORDA
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 12-2020

È disponibile da un paio di settimane il nuovo numero di Dampyr.

Mosca, 1735. Il conte Brius, astronomo ed esoterista, per far sparire il pericoloso Libro Nero delle Anime, ne fece realizzare sette copie e le fece nascondere in giro per il Paese. Due secoli più tardi, il sadico occultista Berija, della polizia segreta di Stalin, riuscì a ritrovare la copia originale facendo smontare la torre di Sukharev, dove aveva vissuto Brius. Berija sperimentò che il Libro funzionava: ogni pagina riportava il nome di una donna prigioniera del tomo, nella cui stanza il lettore poteva liberamente accedere.
Oggi, Harlan viene giunge nella capitale russa per indagare sulla misteriosa morte di un collaboratore di Caleb, il professor Grigor Smirnov, caduto dalla finestra di un palazzo. Dopo aver parlato con il nipote di Smirnov, Harlan viene contattato dall’occultista Ruslan Egorov, in caccia dei diari di Berija, che conterrebbero indicazioni sul Libro Nero delle Anime. Controllato a distanza di sicurezza da Harlan, Egorov riesce a comprare i diari da un intermediario del ladro, ma ne viene poi derubato. Egli però è in grado di ritrovarne le tracce con l’aiuto di Alexey Ustinov, un uomo a cui nel 1951 gli uomini di Berija rapirono la bella moglie Tatiana: la donna fu nascosta nei sotterranei della lussuosa casa del lungofiume, di cui Ustinov ha una mappa.
Le ricerche condurranno Harlan ad affrontare due sue vecchie conoscenze, in lotta per il possesso del Libro.

La storia imbastita da Piani, coinvolgente e ben strutturata, si svolge su tre piani temporali, il primo dei quali è in effetti un breve, ma assolutamente funzionale, antefatto. Nel racconto viene ben resa l’atmosfera sovietica, anche grazie ad alcuni cenni alla situazione politica. Piuttosto curioso risulta il personaggio di Egorov, ma colpiscono anche i personaggi minori, su tutti Alexey Ustinov, che, sebbene protagonista di poche pagine, conquista il lettore con la sua tragica storia e con l’emozionante epilogo. Altrettanto ben riuscito il villain Berija, che con le sue perversioni e il suo sadismo violento risulta più terribile di un “normale” mostro.
Meravigliosi i disegni di Gualandris, dal tratto pulito e preciso. Tra i principali punti di forza ci sono le espressioni intense ed efficaci dei personaggi. Harlan è molto ben caratterizzato e ritratto con grande cura (basti guardare la barba realizzata pelo per pelo!). Gualandris stupisce poi con i giochi geometrici, come quelli di un maglione o di un tappeto, ma anche delle grigie simmetrie degli edifici di epoca sovietica. Molto belli, poi, gli scorci moscoviti, con lo sfondo della riconoscibilissima cattedrale di San Basilio.



Risorse Web:
Stefano Piani su Wikipedia
Blog di Gualandris
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dampyr

venerdì 18 dicembre 2020

Vampirella/Red Sonja - Vol.1: Mai Fidarsi dell’Uomo

Testata: COSMO FANTASY n.46
Titolo: VAMPIRELLA/RED SONJA n.1 – MAI FIDARSI DELL’UOMO
Testi: JORDIE BELLAIRE
Disegni: DREW MOSS
Colori: REBECCA NALTY
Copertina: TERRY e RACHEL DODSON
Lettering: MAURO CORRADINI
Pagine: 112
Ed. orig.: DYNAMITE ENTERT., 09-2019/01-2020
Ed. italiana: EDITORIALE COSMO, 06-2020

Nello scorso giugno la Editoriale Cosmo ha pubblicato il primo volume del team-up Vampirella/Red Sonja, dal titolo “Mai fidarsi dell’uomo”.

1969. A dieci mesi dal massacro di Passo Dyatlov, in Russia, Vampirella parte da Brooklyn per indagare. Le ipotesi sull’identità dell’assassino (o degli assassini) delle nove vittime sono tre: esponenti del Governo russo, un omicida infiltratosi nel gruppo, lo yeti.
Fingendosi giornalista, la vampira partecipa a una conferenza sul programma spaziale russo e chiede infruttuosamente notizie sull’incidente di Dyatlov al relatore Artur Sokolov. Più tardi l’aliena di Drakulon raccoglie le confidenze dell’avventore di un bar, Boris, il quale sostiene il coinvolgimento del programma spaziale nella strage. Qualcun altro nel bar, invece, propende per l’ipotesi dello yeti.
Vampirella si reca sulla montagna alla ricerca dell’eventuale uomo delle nevi e intercetta una figura impellicciata che fugge in una tormenta di neve. La figura si rivela una “donna selvaggia”, una bella dai capelli rossi armata di una grossa spada. La rossa è molto aggressiva e Vampirella deve ipnotizzarla perché si calmi.
Grazie all’aiuto dell’occultista Charlie, la donna viene risvegliata e messa in grado di comunicare: si chiama Sonja ed è una formidabile guerriera. Vampirella la porta a casa con sé, e scopre che la guerriera è stata trasportata nel 1969 grazie alla “pietra della creazione”, che custodisce gelosamente. Prima di esporsi a qualsiasi pericolo, aveva deciso di adattarsi gradualmente al nuovo ambiente tenendosi isolata sulla montagna.
Vampirella realizza di aver trovato in Sonja un ottimo ausilio per le sue indagini. Le ricerche condurranno le due in una struttura militare, in cui si svolgono degli esperimenti segreti sui vampiri, condotti da Sokolov.

Dopo la lettura di questo volume viene naturale interrogarsi sul senso della sua pubblicazione. L’unica risposta plausibile sembra puramente commerciale: evidentemente l’editore intendeva sfruttare l’appeal di due eroine amate dai lettori (ricordiamo che Red Sonja è un personaggio nato dalla penna di Robert Howard e approdata al mondo dei fumetti grazie a Roy Thomas).
La storia, infatti, appare campata in aria e non aggiunge nulla alla vicenda dei personaggi. L’artificio narrativo che fa incontrare Vampirella e Sonja è semplicemente inconsistente. Gli snodi della trama risultano poco convincenti: perché Vampirella intraprende questo improbabile viaggio? Perché le due eroine, da perfette sconosciute, diventano amiche in brevissimo tempo? Come si può scambiare Red Sonja per lo yeti? I personaggi, poi, sono privi di qualsiasi profondità. L’autore cerca goffamente di far leva su elementi patetici, come la sofferenza del vampiro Cyprian, la strega morente o l’amante di Vampirella che si offende per un maldestro commento a sfondo involontariamente razziale. I disegni, copertina a parte, sono ordinari, senza infamia e senza lode.
Continua così la sfortunata vicenda editoriale italiana di Vampirella, che, grazie all’incurante Panini, si era interrotta brutalmente al secondo volume della più avvincente saga di Trautmann. Non resta che augurarsi che la Cosmo rivolga la propria attenzione alle storie migliori di Vampirella, mai lette in Italia, piuttosto che a queste ciniche operazioni commerciali della Dynamite.

Risorse Web:
Editoriale Cosmo
Dynamite Entertainment
Sito ufficiale di Vampirella
Vampirella su Wikipedia
 

sabato 5 dicembre 2020

Speciale Dampyr - N.16

Testata: SPECIALE DAMPYR, N.16
Episodio: I VAMPIRI DI MOMPRACEM
Testi: MAURO BOSELLI
Disegni: MARCO VILLA
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: OMAR TUIS
Pagine: 160
Edizione: BONELLI, 11-2020

È in edicola da qualche settimana lo speciale annuale di Dampyr, intitolato I vampiri di Mompracem.

Dopo un vivido sogno su un gruppo di pirati malesi, il professor Zardek informa la studentessa Lilian Blake della sua idea di inviare alcuni amici nei mondi di Salgari per testare un macchinario di sua invenzione. Come piega alla giovane, la sua ipotesi è che sia possibile viaggiare non solo nei mondi del Multiverso, ma anche nei mondi letterari. È sua intezione proporre il viaggio a Kurjak, appassionato delle storie di Sandokan, e ad Harlan.
Kurjak e Harlan sono già a Londra, insieme ai cacciatori di vampiri Dean Barrymore e a Jack Tarrant. Sulle tracce di alcuni cadaveri dissanguati, il gruppo finisce nella magione gotica del Maestro della Notte Adso von Klatka, alleato di Marsden e di Vlatna. Da alcuni indizi, Harlan realizza che von Klatka vuole colpire i suoi amici londinesi.
Al Globetrotters Club, infatti, il vampiro è sul punto di uccidere il professor Zardek. Sorpreso da Harlan, von Klatka si dà alla fuga sfruttando la macchina del professore, e trascinando con sé Lilian nell’universo salgariano.
Harlan e Kurjak seguono il fuggitivo, ma dopo il salto vengono separati. Nella giungla del Borneo, dopo aver conquistato entusiasta la fiducia di Yanez e dei tigrotti di Sandokan, Kurjak riesce a riunirsi ad Harlan, che intanto sull’isola di Mompracem ha salvato la vita ad altri due del gruppo, durante un’incursione nel covo del loro nemico, il Duca Nero, il quale altri non è che von Klatka.
Il Maestro intanto si è circondato di un branco di non-morti, ha fatto di Lilian la sua amante e tiene prigioniero Sandokan, e intende usare quest’ultimo per attuare un piano per diventare padrone incontrastato di quei territori. Il Maestro von Klatka dovrà però fare i conti con Harlan Draka e i suoi nuovi alleati, e con l’incrollabile forza di volontà di Sandokan.

Questo episodio è un appassionato omaggio di Boselli a Emilio Salgari, omaggio reso attraverso i personaggi e le ambientazioni dello scrittore veronese, ma anche con un serrato gioco citazionistico. A ricreare l’atmosfera salgariana contribuiscono, oltre ai disegni, numerosi nomi e termini caratteristici, soprattutto di flora, fauna, armi e località, che il Nostro cita profusamente: piante come banani, paletuvieri, pombo, manghieri, nagassi, nagatampo; armi come la spada parang ilang, la cerbottana sumpitam, la lama kampilang, e così via. I vampiri di Mompracem è una storia tipicamente avventurosa, piuttosto diversa dagli standard dampyreschi. Tutto parte da un ingegnoso espediente narrativo, ovvero la macchina che fa viaggiare nel Multiverso e nei mondi letterari, elemento che apre sterminate possibilità narrative per il futuro della serie.
Questo è il primo episodio lungo di Dampyr che vede ai disegni Marco Villa. L’artista dà un’ottima prova, pur dimostrando dei margini di miglioramento. Elementi di forza dei suoi disegni sono le espressioni, in particolare quelle di un combattivo Sandokan (come a pagina 102), e i paesaggi, come quelli della giungla e del palazzo del Rajah (pagina 124). Tra le cose migliori c’è poi senz’altro il maniero gotico di von Klatka, raffigurato in tavole ricche di toni scuri, in cui l’artista ci regala una citazione dei romantici paesaggi di rovine abbaziali di Caspar David Friedrich (pagina 27).





Risorse Web:
Mauro Boselli su Wikipedia
Boselli premiato da Ilcorsaronero!
Il Sandokan di Marco Villa
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dampyr

domenica 29 novembre 2020

Dampyr - N.248

Testata: DAMPYR, N.248
Episodio: IL LICANTROPO DI MATERA
Testi: GIORGIO GIUSFREDI
Disegni: ALESSIO FORTUNATO
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: OMAR TUIS
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 11-2020

È in edicola dai primi di novembre il nuovo numero di Dampyr.

Matera. La giovane e avvenente Giulia cerca di vincere la diffidenza di Mosè e di fare amicizia con lui. La timidezza di Mosè è dovuta alla sua malattia, la sindrome di Ambras, a causa della quale l’uomo ha il corpo completamente ricoperto di peli. A contrastare questa amicizia ci sono alcuni violenti giovani del posto e lo stesso padre di Giulia.
Nonostante le difficoltà, Giulia e Mosè continuano a vedersi, e la ragazza apprende la storia dell’amico. Mosè nacque quasi cent’anni prima, e fu abbandonato dal padre in una cesta su un fiume, presso Matera. Fu raccolto dalla famiglia di circensi di Giocondino, il quale lo adottò come un figlio. Mosè girò il Paese con “Giocondino e il suo teatro di fenomeni”, fin quando nel 1943, durante la guerra, la famiglia venne sterminata da una pattuglia di nazisti. Mosè venne salvato dal Maestro della Notte Vrana, che trasformò lui e Giocondino in non-morti.
Il violinista Stuart Morrison si trova nella zona per un concerto con il gruppo folk Liannabh Shee. Stuart fa un sogno in cui vede il padre, il Re degli elfi, e il defunto maestro Duncan McGillivray, che si trasforma in un lupo. Il musicista, preoccupato che il sogno sia legato a un delitto avvenuto nella cittadina e che la stampa ha attribuito a un “lupumanare”, chiede l’aiuto di Harlan. Il dampyr, con Kurjak e Tesla, raggiunge Stuart a Matera e si trova coinvolto in una lotta tra le due fazioni dei licantropi e dei non-morti di Vrana.

Giusfredi ci narra una storia fosca, in cui si intrecciano il tema della diversità, aggravata dall’ignoranza e dalla cattiveria di chi non capisce, con quello della follia della violenza dei soldati in guerra. Queste condizioni dei personaggi si traducono in una natura sovrannaturale, il cui sfondo è una Lucania spettrale e notturna, con tanto di città fantasma.
Pregevolissimi i disegni di Fortunato, carichi di atmosfera, dalle nere tinte assai funzionali alla storia. Non da meno sono i personaggi, su tutti il tenerissimo freak Mosè, dall’espressione dolce e rassegnata, e anche gli spaventosi lupi mannari. Ma la magia che riesce a creare l’artista sta soprattutto negli scorci paesani, con i vicoli, le stradine addormentate, le scalinate, i paesaggi lucani precisi e suggestivi, nei quali il lettore ha l’impressione davvero di camminare sotto la luce dei fiochi lampioni di ghisa.





Risorse Web:
Marco Brinzi legge Dampyr!
Pagina Facebook di Giorgio Giusfredi
Blog di Alessio Fortunato
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dampyr

sabato 17 ottobre 2020

Dampyr - N.247

Testata: DAMPYR, N.247
Episodio: IL SEGRETO DI ROBERT HOWARD
Testi: MAURO BOSELLI
Disegni: NICOLA GENZIANELLA
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: LUCA CORDA
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 10-2020

È stato pubblicato da qualche giorno l’episodio di ottobre di Dampyr, seguito de I sussurri nel buio.

Dopo aver ricuperato i diari inediti di Novalyne Price e aver fatto prigioniero Wilbur Royce, che era sul punto di uccidere l’anziana e indifesa proprietaria dei quaderni, Harlan, Kurjak e Anyel proseguono nella lettura delle memorie della più intima amica di Robert Howard. Integrandole con la testimonianza estorta a Royce, riescono così a ricostruire la vicenda dello scrittore texano.
Novalyne ebbe una relazione travagliata con Howard, che per quanto gentile e apparentemente innamorato, era sempre sfuggente e preoccupato per la madre. Un giorno, mentre Howard accompagnava Novalyne a casa, i due videro nei campi delle mostruose figure antropomorfe, gli alieni mi-go. In seguito Howard si imbatté ancora nei mostruosi alieni e vide la loro astronave, e decise di allontanare Novalyne perché non rischiasse la sua vita per stare con lui.
In quegli anni il bisnonno di Royce, Fred, iniziò a lavorare per i mi-go, i quali erano nelle Texas Hills per estrarre i minerali di cui era ricca la zona. Organizzarono le loro attività con l’aiuto di Fred, che assoldò altri alleati umani e catturò degli scienziati, i cui cervelli vennero spediti sul pianeta Yuggoth. Fred Royce propose di unirsi ai mi-go anche a Robert Howard, dietro l’offerta di poter visitare altri mondi, ricevendo per risposta una solenne bastonatura. Howard fu quindi avvicinato dallo stesso capo dei mi-go, il Viandante Nero, ovvero Nyarlathotep.
I nostri hanno a questo punto informazioni sufficienti per individuare il nascondiglio degli ostili alieni, con cui si scontreranno nei cunicoli di una miniera d’argento abbandonata, legata alla storia della famiglia Royce.

Questo episodio sviluppa, più che una storia di alieni, la vicenda di una famiglia di traditori della specie umana, i cinici Royce, dei quali ha fatto però eccezione il padre di Wilbur. E ancor più centrale è la sofferta storia di Novalyne Price e Robert Howard, il quale deve affrontare la sua lotta da solo come un cow-boy solitario, rinunciando all’amore per proteggere la madre e l’amata. Questa avvincente storia scritta da Boselli, in definitiva, ci restituisce un Howard coraggioso come i suoi eroi.
Ricchi di atmosfera i disegni di Genzianella, di cui segnaliamo una bella splash page (p. 51) che sintetizza graficamente i fantastici mondi creati da Howard. Notevole la cura che l’artista dedica alla realizzazione di paesaggi e ambienti, in particolare ombrosi campi di grano e soleggiate colline texane, e ancora le curiose astronavi e gli stessi spigolosi mi-go.



Risorse Web:
Mauro Boselli su Wikipedia
Nicola Genzianella su Wikipedia
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dampyr

sabato 12 settembre 2020

Dampyr - N.246

Testata: DAMPYR, N.246
Episodio: I SUSSURRI NEL BUIO
Testi: MAURO BOSELLI
Disegni: NICOLA GENZIANELLA
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: LUCA CORDA
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 09-2020

È in edicola il numero di settembre di Dampyr, intitolato I sussurri nel buio, prima parte di una storia doppia di Boselli e Genzianella.

Harlan e Kurjak sono con l’amesha Anyel a Cross Plains, nel Texas, la città dove visse lo scrittore Robert Howard. Indagando sulla vita del grande autore fantasy, i nostri sperano di rintracciare i temibili “mi-go”, nome tibetano dello yeti. I mi-go erano sotto la protezione e il controllo di Nyarlathotep, e, ora che quest’ultimo è fuori dai giochi, Anyel teme possano costituire un grosso pericolo. In effetti l’amesha ha già interrogato Draka, secondo il quale potrebbe trattarsi di esseri di altri mondi, finiti negli antichi cunicoli che si snodano sotto la sua dimora himalayana.
Harlan ricorda che Lovecraft creava molti racconti basandosi su visioni di altri mondi, e nel racconto Colui che sussurrava nel buio descriveva degli extraterrestri che forse erano proprio i mi-go. Fingendosi uno psicologo, al tempo Anyel interrogò, sotto ipnosi, il Solitario di Providence. Venne così a sapere di una vicenda accaduta al nonno dello scrittore, Whipple Van Buren Phillips, che si recò nel New Hampshire per delle ricerche nel settore minerario. Sorpreso da un acquazzone e abbandonato dalla sua guida, Phillips incrociò la strada dei “sussurratori” nel villaggio di Thornton Grove, rischiando che il suo spirito venisse imprigionato in un cilindro da fonografo per essere trasportato sul pianeta Yuggoth.
Harlan e soci realizzano che per completare la ricostruzione della storia hanno da recuperare i diari di Novalyne Price, la fidanzata di Robert Howard. Anyel è a conoscenza del fatto che Novalyne, morta novantenne, inviò i suoi diari a qualcuno nella cittadina, ma ritrovarli risulta tutt’altro che semplice, anche perché i mi-go sono sulle loro tracce.

Coinvolgente e articolata come tutte le storie scritte da Boselli, I sussurri nel buio ricrea sulla pagina disegnata l’affascinante mondo degli scrittori dei pulp magazine, nel Dampyr universe in realtà dei visionari che negli anni Trenta hanno intuito e descritto realtà di altri mondi. La vicenda si snoda poi su altre due linee temporali, quella presente e una che va indietro fino ai tempi del nonno di HPL, forse il passaggio più avvincente dell’episodio, in cui gli autori riescono a evocare un forte senso di minaccia e pericolo.
I disegni di Genzianella risultano particolarmente adatti a creare l’atmosfera decadente e polverosa degli ambienti lovecraftiani, nel senso sia biografico che letterario, con grande efficacia e perizia nella realizzazione delle claustrofobiche scene in nero e delle inquadrature “grandangolari”, che danno alle vignette un effetto da incubo a occhi aperti.



Risorse Web:
Il Barbaro e il Dampyr! - Gallery di studi e matite dal numero 246
Mauro Boselli su Wikipedia
Nicola Genzianella su Wikipedia
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dampyr

lunedì 31 agosto 2020

Bram Stoker, “Dracula ovvero: il Non-Morto”

Titolo: DRACULA OVVERO: IL NON-MORTO (Dracula: or, the Un-Dead)
Autore: BRAM STOKER
Anno: 1897
Edizione italiana: ALTA TENSIONE, 2020
Traduzione e cura: FABIO GIOVANNINI
Copertina: Poster francese per il film Dracula (1931)
Pagine: 336

Per chi segue il nostro blog, Fabio Giovannini non ha certo bisogno di presentazioni, essendo tra le massime autorità mondiali nell’ambito della Vampirologia e del Fantastico. Negli ultimi tempi, il vampirologo genovese ha prodotto diversi volumi di notevole interesse (e anche un bellissimo blog!). L’ultimo, in ordine di tempo, uscito nello scorso luglio, propone un’opera assai preziosa, ovvero il primo testo teatrale di Dracula: opera preziosa per il contenuto, e preziosa perché stampata in edizione limitata a 100 copie numerate (ancora pochi i volumi disponibili su questa pagina web). Si tratta in effetti della prima traduzione italiana del dramma stokeriano, introdotta da un’erudita e puntuale prefazione, un vero e proprio saggio, e arricchita da un nutrito corredo di rare illustrazioni d’epoca, in bianco e nero e a colori.
Il testo fu redatto e portato in scena da Bram Stoker per acquisire i diritti di rappresentazione della propria storia. Del dramma, in un prologo e cinque atti, venne data lettura otto giorni prima della pubblicazione del romanzo. Fu questa, quindi, la prima “uscita” ufficiale del celeberrimo Conte vampiro. Apprendiamo dall’introduzione che questa prima comparsa pubblica del Dracula stokeriano avvenne, infatti, tra la mattina e il pomeriggio del 18 maggio 1897, quando Dracula: or, the Un-Dead venne letto al Lyceum Theatre di Londra, il teatro di cui Stoker era manager, alle dipendenze di Henry Irving, forse il più grande attore del tempo nonché gestore del teatro. Era una delle cosiddette “copyright performance”, cioè letture realizzate sul palcoscenico per tutelare gli autori dei romanzi da adattamenti teatrali non autorizzati.
Curiosamente, il titolo dell’opera è diverso da quello che sarebbe stato poi scelto per il romanzo, a testimoniare l’indecisione dell’autore a pochi giorni dall’uscita. Stoker, comunque, andò oltre una semplice riproposizione del romanzo, organizzando il testo per una vera trasposizione teatrale.

Un paragrafo tra i più coinvolgenti del saggio è quello intitolato Come immaginare la rappresentazione del 1897, in cui Giovannini cerca di ricostruire l’evento, descrivendone il ristretto pubblico: Henry Irving, forse la grande attrice Ellen Terry, amici di Stoker, membri dello staff, donne delle pulizie «appoggiate alle loro scope», passanti e pochi spettatori abituali. Il commento di Irving alla rappresentazione sembra fosse un ambiguo «Dreadful!» («Terribile!»), non si sa se uno sberleffo o una lode alla capacità dell’autore di suscitare brividi. Di sicuro Stoker pensò a lui nel ruolo di Dracula, o forse di Van Helsing, ma il grande interprete non accolse mai la richiesta del suo dipendente.
In contrasto con le dicerie riportate da alcuni autori che definiscono questo dramma un tedioso polpettone realizzato per pura formalità legale, dal resoconto fornito da Giovannini emerge che la rappresentazione organizzata da Stoker fosse più che dignitosa, potendo vantare vari attori professionisti e con tutta probabilità anche degli interventi musicali. Lo spettacolo sarebbe stato seguito, quella sera, dalla commedia storica Madame Sans-Gêne, di cui sicuramente Dracula sfruttò le scenografie e alla quale parteciparono molti attori che erano stati impegnati nella lettura stokeriana.
Il primo attore a interpretare Dracula, per la prima volta nella storia, fu Thomas Arthur Jones. Tra gli altri interpreti c’erano Tom Reynolds, Kenneth Rivington, Edith Craig e molti altri, di cui il curatore fornisce molte notizie biografiche.
Il Lyceum, dove si tenne la rappresentazione, fu il “teatro di vampiri per eccellenza” (rimandiamo al volume per scoprirne i motivi). Diciamo qui solo che dopo la morte di Stoker, il teatro avrebbe ospitato nel 1939 una ben più nota rappresentazione di Dracula, firmata da Hamilton Deane: un omaggio postumo a Bram Stoker, colonna portante della famosa sala teatrale londinese, ma soprattutto autore della più alta vetta della letteratura vampiresca.

Raccontare ai nostri lettori la trama di Dracula sembra piuttosto superfluo. Ci limitiamo quindi a indicare schematicamente la suddivisione del testo teatrale, organizzato in 47 scene, che ricalca chiaramente la storia del romanzo.
Il prologo si svolge in Transilvania, e descrive l’arrivo di Jonathan Harker al castello del conte Dracula e la sua prigionia. Il primo atto è ambientato a Hillingham, dove Lucy riceve le tre proposte di matrimonio, nello studio del dottor Seward, che sta seguendo il cuorioso caso dello zoofago Renfield, e nel camposanto di Whitby, dove Lucy incontra per la prima volta Dracula durante una crisi di sonnambulismo. Il secondo atto si svolge a Hillingham, dove Mina racconta della malattia di Jonathan e del loro matrimonio, mentre Lucy mostra i segni del vampirismo. Il terzo atto si svolge tra il Berkeley Hotel, dove risiede Van Helsing, e la tomba di Lucy. Il quarto atto narra delle ricerche di Harker, Mina, Van Helsing, Seward, Morris e Holmwood, sulle tracce di Dracula tra Londra e Carfax. Il quinto e ultimo atto è incentrato sull’inseguimento di Dracula fino alla Transilvania e sulla resa dei conti finale.
La lettura di Dracula ovvero: il Non-Morto risulta assai interessante, perché ci dà indicazione di quali passaggi ed elementi fossero cruciali per l’autore, che dovette espungere quelli secondari. Stoker, tra l’altro, ebbe da riscrivere in buona parte la storia per strutturare la vicenda in modo che coinvolgesse direttamente i protagonisti, a differenza del romanzo, che è in forma epistolare e diaristica. Ne deriva un ritmo più veloce rispetto al romanzo, con scene spesso raccontate dai personaggi. In definitiva si sperimenta qui una diversa lettura del Dracula, che getta maggior luce sulla vicenda narrata dal romanzo e sul senso che l’autore intendeva conferire al suo racconto, oltre a catapultarci, coadiuvati dal paratesto, nel mondo di Stoker e nella genesi del suo immortale capolavoro.



Risorse Web:
Blog Vampyrismus
Scheda di Dracula ovvero: il Non-Morto
Anteprima di Dracula ovvero: il Non-Morto
Pagina Facebook Dracula il vampiro - Il libro
Fabio Giovannini su Wikipedia
 

domenica 9 agosto 2020

Dampyr - N.245

Testata: DAMPYR, N.245
Episodio: SANGUE SULLA SIRIA
Testi: CLAUDIO FALCO
Disegni: ANDREA DEL CAMPO
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: OMAR TUIS
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 08-2020

È da qualche giorno in edicola il nuovo numero di Dampyr, intitolato Sangue sulla Siria.

Il partigiano Dal, della milizia curda siriana [conosciuto nei numeri 123-124], si reca al Teatro dei Passi Perduti per informare Harlan della possibile presenza in Siria di un gruppo di vampiri. La figlioccia Sirwa, alla guida di un commando di donne, ha intercettato e distrutto delle autocisterne che trasportavano del petrolio di contrabbando in Turchia. Sirwa ha saputo da uno dei prigionieri che il petrolio viene dai pozzi di Marqadah, nel mezzo della zona di guerra. Ad estrarlo sarebbero gli uomini di alcuni pericolosi stranieri che si vedono solo di giorno, secondo Dal dei vampiri.
Harlan e soci continuano le ricerche a Tunisi, con l’aiuto dell’amico T-Rex. Studiando un rapporto dell’MI6 sull’esecuzione di una giornalista inglese a La Valletta, T-Rex ha individuato il misterioso personaggio dietro alla multinazionale petrolifera Southcorp, il quale in quarant’anni di foto mostra di non essere invecchiato di un giorno: si tratta del Maestro della Notte Ningirsu.
I nostri riescono a prendere possesso di una petroliera di Ningirsu. Bevendo il sangue di uno dei suoi non-morti, Harlan ha una visione del Maestro, dietro il quale si staglia minacciosamente l’ombra di Nergal.
Rintracciato il prestanome Günsur, Harlan e soci scoprono che Ningirsu ha il suo covo ad Aleppo, che raggiungeranno con l’aiuto di Arno del Medical Team per lo scontro finale.

Sangue sulla Siria sviluppa una storia d’azione che si svolge in varie location mediterranee. Falco ci regala qualche virtuosismo di sceneggiatura, come le scene in cui l’azione irrompe sui dialoghi, che passano in didascalia. Toccante il passaggio in cui Kurjak ricorda gli orrori della guerra, mentre osserva i palazzi sventrati dalle bombe, a pagina 70, per essere subito richiamato alla realtà e alla missione da Harlan, che pragmaticamente chiude la discussione dicendo: «Non possiamo farci nulla. Il nostro lavoro è un altro».
Densi e precisi i disegni di Del Campo, che dà il meglio nel ritrarre le varie architetture mediterranee, sempre ben documentate, tra scorci di città antiche e monumenti: Malta, Tunisi, Aleppo, e su tutte una bellissima tavola a tre vignette che raffigura la città di Damasco, a pagina 23. Non mancano scene dinamiche e dal taglio horror, come le vignette a tutta tavola di pagina 39 e 81, vere e proprie illustrazioni.






Risorse Web:
Pagina Facebook di Claudio Falco
Pagina Facebook di Andrea Del Campo
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dampyr

giovedì 30 luglio 2020

Cristiana Astori, “Tutto Quel Buio”

Titolo: TUTTO QUEL BUIO
Autore: CRISTIANA ASTORI
Anno: 2018
Copertina: CORINNA GUERCINI
Edizione: ELLIOT - LIT EDIZIONI
ISBN: 9788869935084
Pagine: 258
Risale a circa un paio di anni fa la pubblicazione del quarto (e per ora ultimo) volume della saga di Susanna Marino, cacciatrice di film perduti ideata dalla scrittrice astigiana Cristiana Astori, già autrice di racconti vampireschi, come Tu mi fai sangue. In quest’ultimo libro, la Marino affronta la ricerca di una pellicola vampiresca ed ha a che fare con personaggi dalla natura ambigua (forse, appunto, dei vampiri). Ma già nei capitoli precedenti, l’ex studentessa dichiarava la sua passione per il genere vampiresco, tanto da chiamare la sua gattina Carmilla, e le capita di citare Stoker e film come London After Midnight, Nosferatu, L’ultimo uomo sulla terra.
Ripercorriamo velocemente la saga, costituita da quattro romanzi e un racconto, tutti editi nella collana “Il Giallo Mondadori”, a eccezione dell’ultimo volume, pubblicato da Elliot.
Tutto quel nero (2011) è il primo, bellissimo, romanzo del ciclo. Susanna è incaricata di trovare il documentario perduto Un día en Lisboa di Alfonso Nieva, in cui compariva l’attrice Soledad Miranda, musa del regista Jess Franco. Già la presenza della Miranda nel romanzo, alter ego di Susanna, costituisce un motivo di interesse per gli appassionati di vampiri. Ma a questa si aggiungono vari passaggi che descrivono momenti della produzione dei più noti film vampireschi di Franco: Il conte Dracula, che con la Miranda/Lucy vedeva protagonisti Christopher Lee e Klaus Kinski, Un caldo corpo di femmina con Lina Romay, e, soprattutto, il cult Vampyros Lesbos, di cui Susanna è chiamata a reinterpretare la sequenza del sensuale ballo di Soledad.


In Tutto quel rosso (2012) Susanna cerca la versione inedita di Profondo rosso di Dario Argento. In Tutto quel blu (2014) la caccia è alla videocassetta pirata del film L’autuomo di Marco Masi. Nel racconto Tutto quel pulp (nell’antologia “Delitti in giallo”, 2015), la nostra eroina si trova invischiata nell’omicidio di Vincent Cosentino, regista di film come Kill Bob e Pulp Stories. Veniamo quindi alla trama dell’ultimo libro, intitolato Tutto quel buio.

Susanna Marino è una giovane laureata che, priva di occupazione stabile, talvolta si occupa di reperire film introvabili. In una fredda sera di febbraio assiste alla sonorizzazione del Nosferatu di Murnau ad opera dell’ensemble ungherese Bela Lugosi’s Quartet, che la colpisce in particolare con il brano Max Schreck Symphony.
Quella stessa notte Susanna riceve la telefonata di uno sconosciuto, che le offre un lavoro e le dà appuntamento per la notte seguente al cimitero. Il committente è il professor Cristoforo Altavilla, appassionato di film di vampiri, che ha saputo del suo talento di cacciatrice di pellicole. Nella sua biblioteca Susanna nota i preziosi libri di Ranft, Penrose, Manfredi, Pezzini. Dietro un compenso di ventimila euro, Altavilla le chiede di trovarargli una copia di un film perduto e introvabile, Drakula halála, che fu diretto nel 1921 dall’ungherese Károly Lajthay e che sarebbe il primo film della storia a essersi ispirato a Dracula, un anno prima di Nosferatu.
Pressata dalle necessità economiche, la Marino accetta il lavoro e prende il treno per Budapest. Per parte del viaggio condivide la cabina con i Bela Lugosi’s Quartet, tra i quali si fanno notare l’affascinante violinista Sándor e l’aggressiva arpista Magda. Giunta a destinazione, Susanna si sistema nell’economico Kempinski Excelsior Hotel nel quartiere di Erzsébetváros, dove viene accolta dal proprietario, Péter Moran.


Intanto a Budapest la caccia alla pellicola ha già fatto la prima vittima: il cacciatore Albert Farina, assoldato da un concorrente di Altavilla, è stato ucciso, e Susanna è sulla lista dei sospettati.
La cacciatrice trova la prima traccia da seguire quando scopre dell’esistenza di una nipote di Lajthay. Franziska Novák si dimostra scontrosa e sospettosa, e solo l’intervento di Sándor riesce a strapparle la promessa di cercare i diari dello zio.
In seguito a questo ritrovamento, Susanna scoprirà la storia di Margit Lux, protagonista femminile del Drakula halála, verrà conquistata dal fascino di Sándor, e sarà coinvolta in una serie di crimini, di guai e di rocambolesche fughe sui tetti gelati di Budapest. Per sua fortuna giungerà in città anche il suo amico (e forse concorrente) Steve Salvatori, perché chi le si era mostrato amico rivelerà ben altre intenzioni. La famigerata pellicola verrà fuori in una vecchia e cadente casa di Erzsébetváros: chi riuscirà a metterci le mani sopra per primo?


Tra i maggiori punti di forza del romanzo ci sono i personaggi costruiti dall’autrice. Su tutti, la protagonista Susanna, che con le sue fragilità e le sue piccole manie non può che destare la simpatia del lettore: ha un pigiama nero con gli scheletri di Tim Burton, la suoneria della colonna sonora di 1997: Fuga da NewYork, e guarda «troppi film»; tormentata dal “fantasma” del suo ex, di cui spesso rivive la morte e di cui si sente responsabile, è cronicamente distratta e talvolta subisce attacchi di narcolessia. I comprimari pure sono ben costruiti: Sándor con il suo italiano sgangherato e l’alone di mistero che lo circonda; la gelosa e inquietante Magda, con i suoi capelli platinati e le pulsioni nascoste; l’egoista Altavilla, che manda Susanna allo sbaraglio, rivelandosi un narcisista ed esaltato fanatico; l’immancabile Steve, che nasconde dietro il suo cinismo un profondo affetto per Susanna.
Nei romanzi del ciclo, anche i mostri hanno un certo rilievo e rivelano l’appartenenza a due tipi. I primi, impalpabili e quindi fantastici, non si sa bene se provengano da una dimensione immateriale o dalla mente dei protagonisti, mostrandosi come fantasmi evocati dalle proiezioni di film maledetti oppure sfuggenti vampiri che procurano alle loro vittime vampirizzate/sedotte una sete inestinguibile; in ogni caso, sono facili da scacciare: basta ritirare loro l’invito o ridestarsi. Ben più spaventosi sono i cinici squali che sguazzano nel mondo dei cacciatori di pellicole, persone senza scrupoli che lascerebbero uccidere un compagno pur di mettere le mani su un film introvabile.
Altro fattore di pregio è la scrittura della Astori, che sa catapultare il lettore negli ambienti in cui si svolge la vicenda: strade buie che riflettono le luci della notte, pub dall’atmosfera post-horror pieni di clienti che parlano bisbigliando, case fatiscenti in cui si levano figure scheletriche.
In definintiva, Tutto quel buio si rivela tra i migliori capitoli della saga: romanzo solido, ben ritmato, scandito da sapienti colpi di scena che mettono la protagonista nelle situazioni più difficili e avvincenti.

Risorse Web:
Cristiana Astori su Wikipedia
Intervista di MilanoNera.com
Elliot Edizioni
 

sabato 25 luglio 2020

Drakula halála

Titolo: DRAKULA HALÁLA
Regia: KÁROLY LAJTHAY
Soggetto e scen.: KÁROLY LAJTHAY, MIHÁLY KERTÉSZ
Interpreti: PAUL ASKONAS (Drakula), DEZSÖ KERTÉSZ (George), MARGIT LUX (Mary)
Durata, Col., Orig.: 65’, B/N muto, UNGHERIA-AUSTRIA
Produz.: LAPA FILM STUDIO, CORVIN FILM
Anno: 1921

Nei saggi su cinema horror e vampiresco pubblicati prima degli anni Novanta, il film accreditato come prima trasposizione cinematografica del romanzo Dracula di Bram Stoker era Nosferatu. Sul finire del secolo scorso si è diffusa, però, la notizia di un paio di pellicole che avrebbero preceduto il capolavoro di Murnau, ma solo di una di queste si hanno notizie certe: è il Dracula halála del regista ungherese Károly Lajthay, girato nel 1920-21. La pellicola è al centro dell’ultimo romanzo di Cristiana Astori, di cui tratteremo prossimamente.
Lo studio che ha divulgato la gran parte delle notizie di cui si dispone sul film, è il saggio intitolato “Drakula halála (1921): The Cinema’s First Dracula”, scritto da Gary D. Rhodes della Queen’s University di Belfast. L’articolo, pubblicato in origine sul primo numero di “Horror Studies” nel 2010 (pp. 25-47), è disponibile gratuitamente in versione digitale.
In effetti, come spiega Rhodes, Drakula halála non è propriamente una trasposizione di Dracula, ma piuttosto una libera interpretazione che riprende le idee fondamentali del romanzo. Non sono sopravvissute copie del film e le poche notizie reperite dallo studioso provengono da un rarissimo romanzo ungherese tratto dal film, uscito nel 1924 e ritrovato recentemente. Il saggio di Rhodes ne presenta la prima traduzione in inglese.
Secondo Troy Howarth, tra gli autori del volume Tome of Terror (Midnight Marquee Press, 2016), esisterebbe invece ancora una copia in un archivio ungherese (cfr. IMDB e Wikipedia).

Károly Lajthay (1885-1945) negli anni 1910 fu importante cineasta in Ungheria. Occasionalmente lavorò da sceneggiatore e produttore, ma fu soprattutto regista e attore; lavorò al fianco di Bela Lugosi e collaborò spesso con il regista e sceneggiatore Mihály Kertész, il quale, con lo pseudonimo di Michael Curtiz, avrebbe conquistato in seguito fama planetaria con il film Casablanca (1943).

La sceneggiatura fu redatta da Lajthay e Kertész. Per il cast furono scelti Paul Askonas (nel ruolo di Drakula), membro del Deutsches Volkstheatre di Vienna, Dezsö Kertész (nel ruolo di George), fratello di Mihály, e Margit Lux, che interpretava l’eroina Mary Land e aveva già lavorato in alcuni film diretti da Kertész. Qualcuno ha ipotizzato che il ruolo di Mary fosse conteso da un’altra interprete, perché una rivista dell’epoca annunciava per questa parte la pressoché sconosciuta Lene Myl (ma è molto probabile si trattasse di un errore dei redattori). In ogni caso, la Myl ricoprì un ruolo minore nella pellicola, forse un’infermiera o una delle mogli di Dracula. Nel cast, tra le altre possibili mogli del conte, c’erano anche Anna Marie Hegener, Sonja Magda e Paula Kende. Altri interpreti erano Lajos Réthey (“Finto chirurgo”), Karl Götz (“Uomo buffo”), Elemér Thury e Aladár Ihász.
Gli esterni furono girati nei dintorni di Vienna nel dicembre 1920. Dal 2 gennaio 1921 le riprese continuarono nei Corvin Studio di Budapest. Altri esterni furono girati in seguito a Wachau Valley, presso Vienna.

La prima si tenne a Vienna nel febbraio 1921, ma non si hanno notizie di proiezioni a Budapest fino al 14 aprile 1923, con repliche nelle settimane successive. Il sito ungherese Hitchcock.hu dà notizia di alcune proiezioni a Esztergom, in Ungheria, il 21, 22 e 23 marzo 1923; IMDB.com indica anche la Germania tra i paesi in cui, nel marzo 1922, sarebbe uscito il film.
Da allora il film scomparve nel nulla, insieme a tutte le copie esistenti. Negli ultimi anni sono state ritrovate in Ungheria quattro fotografie pubblicitarie del film, tra cui un ritratto di Lene Myl e uno di Askonas nella parte di Drakula, vestito di nero e con gli occhi luccicanti.

Le altre due immagini ritrovate sono delle foto di scena, testimoni dell’influenza dell’Espressionismo sull’opera di Lajthay. Nella prima ci sono Drakula, Mary Land e le spose, forse in una scena delle nozze; la seconda ritrae Drakula e una spaventata Mary presso una porta aperta, da cui si scorge uno stilizzato e plumbeo panorama.

Del film sopravvive anche una riduzione in romanzo, dal titolo omonimo, probabilmente scritta da Lajos Pánczél e pubblicata a Temesvár nel 1924. La traduzione in inglese è di Gary D. Rhodes e Péter Litván. Proponiamo qui un riassunto della trama, plausibilmente fedele a quella del film.

La morte di Drakula di Lajos Pánczél
La giovane Mary Land vive sola in una piccola casa di un villaggio montano. Si dà molto da fare con il suo lavoro di sartoria per mantenere il padre, ricoverato in manicomio. Unico conforto di Mary è il fidanzato, il tagliaboschi George Marlup, che vive nel villaggio vicino. La sera di Natale Mary viene informata da una lettera dell’aggravarsi delle condizioni del padre e viene accompagnata da George nella triste struttura.
Il dottor Tillner conduce la ragazza nel giardino e le presenta alcuni ospiti. Mary è colpita in particolare da un uomo alto e magro, avvolto in un mantello, che la fissa minaccioso: è un ex insegnante di musica di Mary, che però sostiene di essere Drakula l’immortale.
Più tardi, scampata a due pazzi che pretendevano di operarla, Mary viene condotta al capezzale del padre, che abbraccia un’ultima volta e vede spirare.
Sconvolta, Mary si addormenta su un divano, ma viene rapita da Drakula e condotta in un castello. Il rapitore dichiara la sua intenzione di farne una delle sue spose con il «bacio immortale». La sera successiva, Mary viene vestita con il suo abito da sposa e condotta al grande salone per la festa delle nozze. Un’infernale marcia nuziale accompagna la danza lasciva di alcune ballerine, mentre gli sposi sono investiti da una pioggia di fiori e un odore di morte. Chinandosi a baciare Mary, Drakula viene, però, respinto dal crocifisso di lei. Drakula e gli spiriti infernali scompaiono, e Mary riesce a fuggire dal castello. A quel punto si risveglia nel manicomio: sembra sia stato tutto un orribile, ma fin troppo realistico, sogno.
Nel giardino, per dimostrare la sua immortalità, Drakula accetta di farsi sparare da un pazzo soprannominato l’Uomo Buffo e cade a terra senza vita. Mary viene portata via da George, giunto nel frattempo, verso una vita felice, ma rifiuta di raccontare al fidanzato il suo inquietante sogno.

Risorse Web:
Dracula halála (1921): The Cinema’s First Dracula” di Gary D. Rhodes
Scheda di Dracula halála su IMDB.com
Dracula halála su Wikipedia
Dracula halála sul sito ungherese Hitchcock.hu

lunedì 20 luglio 2020

Il primo Dracula della storia del cinema

La recente pubblicazione del romanzo Tutto quel buio di Cristiana Astori, incentrato sulla ricerca della pellicola perduta Drakula halála e del quale tratteremo prossimamente, ci dà l’occasione per porci un quesito tutt’altro che banale sul cinema di vampiri: quale fu il primo film a portare Dracula sullo schermo?
A questa domanda molti risponderebbero senz’altro Nosferatu il vampiro. Il capolavoro di Murnau, sopravvivendo rocambolescamente alla distruzione delle copie decretata da un tribunale tedesco, per violazione del diritto d’autore ai danni della vedova Stoker, uscì però nel 1922: sembra sia stato preceduto da almeno una pellicola, secondo alcuni da addirittura tre.
Già nel 1997 Massimo Introvigne, nel fondamentale La stirpe di Dracula. Indagine sul vampirismo dall’antichità ai giorni nostri (Mondadori, 1997), accennava alla questione: «Gli anni 1920 hanno prodotto, oltre al Nosferatu di Murnau, soprattutto film di cui non esistono più copie. Fra questi ci sarebbero due Dracula – uno russo del 1920 e uno ungherese del 1921 – di cui si sa pochissimo, e che evidentemente sfuggirono all’attenzione e agli avvocati di Florence Stoker» (Introvigne, cit., p. 317).
Oggi abbiamo maggiori notizie sulle pellicole che si candidano a strappare il primato a Nosferatu, grazie soprattutto alle scoperte divulgate sul finire del secolo scorso dallo storico Jenø Farkas riguardo alla pellicola ungherese (citato in Giorgio Cremonini, Dracula, L’Epos, 2007, p. 72).
Il testo italiano che fornisce le maggiori informazioni su questi film è il documentatissimo The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo di Franco Pezzini e Angelica Tintori (Gargoyle Books, Roma, 2008): «Nosferatu non è il primo film dedicato a Dracula, ma delle pellicole precedenti si sono sostanzialmente perse le tracce. L’Istituto Nazionale di Cultura Cinematografica di Mosca cita un Drakula del 1920 e nello stesso anno sarebbe apparsa una versione rumena, ma sull’uno e sull’altra non sappiamo quasi nulla; mentre nel 1921 in Ungheria compare Drakula halála (La morte di Dracula) di Károly Lajthay, che ha la particolarità di essere sceneggiato dal quel Mihaly Kertesz a noi più noto con il nome americanizzato di Michael Curtiz, regista di Casablanca (1942). Anche questo film non è rintracciabile, ma le poche notizie rimaste fanno credere che non avesse molto a che vedere con Stoker» (Pezzini e Tintori, cit., p. 130).


Le pellicole che secondo gli studiosi potrebbero fregiarsi del primato di prima versione cinematografica di Dracula sono quindi tre: il Drakula russo (1920), il Dracula rumeno (1920) e l’ungherese Drakula halála (1921).
Dei primi due film non ci risultano altre notizie attendibili, ed è ancora da dimostrare la loro stessa esistenza. Del Dracula rumeno è difficile trovare perfino dei cenni, oltre a quelli citati. Del Drakula russo, nominato tra i primi da Gordon Melton (The Vampire Book. The Encyclopedia of the Undead, Visible Ink Press, 1999, pag. 203; riedizione della prima edizione del 1994), si è discusso recentemente, in seguito alla notizia, divulgata dal sito russo Dimitrovgrad Panorama, della ricomparsa del film in Serbia. Purtroppo non c’è alcuna conferma di questo ritrovamento, e potrebbe trattarsi di una bufala. Qualcuno ipotizza si tratti di una piccola produzione realizzata in Crimea. L’ipotesi secondo cui il film sarebbe stato diretto da Victor Tourjansky sembra poco credibile. Probabile, invece, una eventuale distruzione del film, se mai è stato girato, durante la Guerra Civile Russa. Nel frattempo sono comparsi in rete un presunto estratto del film e la locandina (figura in alto). Il video è stato pubblicato su Youtube il 24 maggio 2013 da tale Clara Stanic, sul cui profilo non risulta alcuna informazione e sul cui canale non sono presenti altri filmati.
Si tratta evidentemente di falsi, ma a nostro avviso risultano suggestivi e pregevoli per la fattura, riflettendo un gusto ispirato al classico Nosferatu, per cui meritano senz’altro la visione.



Del Drakula halála, invece, sono emerse molte informazioni negli ultimi anni. È, quindi, a questo titolo che bisogna, per il momento, riconoscere il primato di primo film ispirato a Dracula, essendone stata dimostrata inconfutabilmente l’esistenza. Tratteremo ampiamente di questa pellicola nel prossimo articolo.

Risorse Web:
Dracula (lost Russian film; existence unconfirmed; 1920)
Notizia di Wikipedia sul Drakula russo
Pagina Youtube di Clara Stanic

martedì 7 luglio 2020

Dampyr - N.244

Testata: DAMPYR, N.244
Episodio: HARLAN CONTRO SHO-HUAN
Testi: MAURO BOSELLI
Disegni: ARTURO LOZZI
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: OMAR TUIS
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 07-2020

È da qualche giorno in edicola Harlan contro Sho-Huan, seconda e ultima parte della storia doppia iniziata con l’episodio Silverpilen.

Harlan ha la pistola puntata contro Milius, convinto di non avere più di fronte il suo amico, ma Sho-Huan, che si sarebbe impossessato del suo corpo. Sho-Huan/Milius riesce a rassicurarlo sulla sua identità, ma è solo un trucco per sottrargli la pistola. Il viaggiatore del Multiverso è, però, in difficoltà: a furia di spostarsi tra i mondi, è diventato instabile, e spesso si ritrova involontariamente in piani dimensionali pericolosi. È quello che gli sta capitando in questo momento, e, per qualche motivo, sta trascinando con sé Harlan. Per rigenerarsi, Sho-Huan vorrebbe fermarsi per un po’ e vivere una vita tranquilla, magari quella di Milius. Il dampyr, dal canto suo, non può uccidere il suo nemico, se non vuole far fuori anche Milius, e deve suo malgrado aiutarlo.
Il primo in cui si ritrovano è un mondo da incubo, abitato da enormi creature di roccia. Dopo un tentativo di mollare Harlan salendo da solo sul Silverpilen, Sho-Huan trascina entrambi in una piana costellata di enormi cristalli, che sembrano animarsi con le immagini riflesse dei loro alter ego. Passando per il mondo delle Ombre e per quello dei Cacciatori, i due nemici raggiungono sul Silverpilen la Londra del 1890. Qui Sho-Huan era ancora un normale essere umano, il mago illustionista John Ross. Il suo piano di fondersi alla sua versione più giovane sarà ostacolato da Harlan, a cui si unisce un alleato d’eccezione, Aleister Crowley.

Lo scontro finale con Sho-Huan vede un cambio di tono e ambiente rispetto all’episodio precedente. Questa volta la trama si dipana attraverso i vari mondi visitati dai due avversari, tra tesi battibecchi e provvisorie alleanze. In un gioco di specchi, Harlan e Sho-Huan vedono affrontarsi anche i loro alter ego, e ne risulta vincente lo spaventoso Maestro della Notte che abita l’animo di Harlan. La versione giovane di Sho-Huan, ovvero l’illusionista John Ross, dimostra ambizione e sete di potere, ma pure sufficiente buon senso da rifiutare la strada del male, rivelando così che nell’animo del villain c’è anche del buono.
Carichi d’atmosfera e suggestivi come sempre i disegni di Lozzi. I giochi d’ombre restituiscono un Harlan tenebroso e personaggi dai volti espressivi, tra cui un inedito Milius malvagio. Mostri spaventosi e ben realizzati, poi, si muovono sullo sfondo di location surreali.



Risorse Web:
Mauro Boselli su Wikipedia
Blog di Arturo Lozzi
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dampyr

mercoledì 1 luglio 2020

Vampyres

Titolo: VAMPYRES (Vampyres)
Regia: VÍCTOR MATELLANO
Soggetto e scen.: VÍCTOR MATELLANO, JOSÉ RAMÓN LARRAZ
Interpreti: MARTA FLINCH (Fran), ALMUDENA LEÓN (Miriam), CHRISTIAM STAMM (Ted)
Durata, Col., Orig.: 76’, C, SPAGNA
Produz.: ARTISTIC FILMS, et al.
Anno: 2015
Edizione: MIDNIGHT FACTORY, 2019
Extra: TRAILER, Booklet

Negli ultimi tempi, nonostante all’estero si produca una buona quantità di film vampireschi, nel mercato dell’home video italiano poco è stato tradotto e pubblicato. Tra le case di distribuzione che, un po’ in controtendenza, hanno dato spazio a questo genere, spicca la Midnight Factory, anche per la cura prestata alle proprie edizioni. Non tutti i titoli, però, brillano particolarmente per qualità, com’è il caso di Vampyres di Víctor Matellano, remake del cult movie omonimo (uscito in Italia con il titolo di Ossessione carnale), diretto nel 1974 da José Ramón Larraz.

Peter e Ann, in viaggio in motocicletta attraverso un bosco, per evitare una donna avvolta in un mantello e ferma in mezzo alla strada, sbandano e finiscono a terra. Rialzatosi, Peter viene sorpreso alle spalle e ucciso, e Ann portata via. Non molto dopo, alcuni loro amici, con cui avevano appuntamento, passano dallo stesso punto: la fotografa Harriet, il musicista Nolan e John. I tre montano una tenda in un boschetto alla Blair Witch Project, non lontano da un lago e presso una vecchia casa. La scampagnata è stata organizzata per far dimenticare a Nolan la sua ex, che l’ha da poco lasciato. Harriet, che scatta foto su foto, è catturata dall’atmosfera del luogo, dove sembra siano scomparse diverse persone, e le sembra di rivivere l’esperienza creativa vissuta sul lago di Ginevra dal gruppo di Shelley, Byron e Polidori.
Un uomo di nome Ted, giunto nella zona in seguito alla notizia della scomparsa di una ragazza, carica in auto un’autostoppista, la stessa figura incappucciata incontrata da Peter e Ann. L’avvenente donna dice di chiamarsi Fran, ma risponde evasivamente a ogni altra domanda. Portata a destinazione, la solita vecchia casa nel bosco, invita Ted a entrare, gli offre un buon vino dei Carpazi e lo seduce. Al risveglio, l’uomo è da solo, ferito a un braccio, ed esce dalla casa per chiedere aiuto a Harriet. Verrà però riportato nella casa da Fran, che lo userà come giocattolo sessuale, ma anche come riserva di sangue da centellinare, a differenza di altre vittime uccise immediatamente dopo le sevizie. Fran e la sua compagna Miriam, infatti, sono due vampire, dedite all’amore saffico e a sadici incontri con sconosciuti che fanno loro da cena.
I campeggiatori scopriranno a loro spese la natura delle due, mentre Ted sembra sapere chi sta affrontando, e la sua presenza non sarà priva di conseguenze.

Vampyres è un film che fallisce nel suo doppio intento di spaventare e di stuzzicare. Il ritmo lento già annoia, e fotografia e colonna sonora non aiutano affatto. Alcuni elementi, nuovi rispetto all’originale, sembrano buttati lì e lasciati irrisolti, destando perplessità nello spettatore: personaggi che non hanno alcuna funzione narrativa (come un’albergatrice, interpretata da una spaesata Caroline Munro, che compare in varie scene senza apportare nulla alla storia), amuleti di cui viene suggerita l’importanza ma di cui nulla viene detto (i ciondoli tolti alle vampire), fotografie di defunti mostrate in più scene senza alcun motivo, il riferimento gratuito e ridondante a Gautier, l’identità non svelata dei protagonisti. Neanche la componente erotica risolleva il film, poiché non molto di erotico riescono a trasmettere le due siliconate vampire, dalla carica sensuale piuttosto scialba. Basti da esempio la scena cardine del film, ripresa anche nella locandina, in cui le due vampire si accarezzano in una vasca piena di sangue: l’esibizione dei corpi risente di un eccessivo autocompiacimento registico che rende il tutto finto e piatto, complice una fotografia decisamente poco ispirata.
Avesse sviluppato una storia originale, questo mediocre Vampyres si sarebbe potuto guardare con occhio più benevolo. È in particolare il confronto con Ossessione carnale che condanna senza appello il film di Matellano, che pure vanta la collaborazione alla sceneggiatura di Larraz, incompiuta per la scomparsa del maestro nel 2013. Meglio sarebbe stato, magari, riproporre l’originale di Larraz, mai pubblicato in DVD in Italia: film autenticamente morboso, soffuso di un sadismo in parte sapientemente occultato, con buone interpretazioni, splendide location e un ritmo sì lento, ma che acquista senso in virtù di una tensione tangibile e protratta lungo tutta la durata della visione.



Risorse Web:
Scheda di Vampyres su IMDB.com
Scheda di Ossessione carnale su IMDB.com
Sito ufficiale di Matellano
Midnight Factory

lunedì 22 giugno 2020

Tex - N.702

Testata: TEX, N.702
Episodio: IL TEMPIO NELLA GIUNGLA
Testi: GIANFRANCO MANFREDI
Disegni: ALESSANDRO BOCCI
Copertina: CLAUDIO VILLA
Lettering: RENATA TUIS
Pagine: 112
Edizione: BONELLI, 04-2019

Il tempio nella giungla completa la storia iniziata con l’episodio La regina dei vampiri.

Tex e i suoi pards, insieme a Morisco e de la Hoya, sono sulle tracce di Ballard e della figlia Patricia. Sulla strada per Città del Messico vengono fermati da un gruppo di Rurales, sotto il comando del capitano Manuel Garrido. Il capitano promette rinforzi per la lotta alla strega Eztli, ma pretende di prendere in custodia Ikal, fatto prigioniero da Tex. Garrido conosce già l’indio, il cui vero nome è Francisco Valdez e al quale in passato aveva proposto di fargli da attendente.
Tex e compagnia si mettono, così, in viaggio sul treno per Villahermosa. Durante la notte il convoglio viene assalito da migliaia di pipistrelli, che uccidono uno degli uomini di Garrido, ma vengono poi respinti a colpi di fucilate.
Qualche giorno dopo, il gruppo giunge a Palenque, dove ha da contrattare con il pavido alcande don Miguel Cabrera. L’alcande riconosce il teschio di cristallo, consegnato da Eztli a de la Hoya per smascherare il traffico di reperti falsi. Ballard lo donò al direttore degli scavi, per ottenere degli uomini per la sua spedizione. Il teschio venne poi rubato da un traditore, che si nasconde a Palenque e che potrebbe condurre al nascondiglio di Eztli. Ma Tex preferisce seguire la guida di Ikal, che sembra essere passato dalla loro parte, ormai abbandonato dalla bruja.
La luna piena è prossima, e la strega Etzi ha già preparato l’altare del dio pipistrello e la sala per il sacrificio di Patricia Ballard. Faranno in tempo Tex, i pards e i Rurales a raggiungere il tempio nella giungla?

Avvincente conclusione di questa storia doppia, Il tempio nella giungla propone un’avventura nel fitto della giungla messicana, tra vampiri e ambientazioni alla Indiana Jones. Il racconto è infarcito di tradimenti e voltafaccia, sotto la costante minaccia della malvagia bruja Eztli. La strega risulta, in particolare, un personaggio di una cinica perfidia, pronta a sacrificare i propri seguaci al minimo tentennamento, e animata da un furore infernale. Anche il personaggio di Ballard riserva delle sorprese, dal momento che tutti lo considerano, non proprio a ragione, un uomo onesto. Il tocco di mitologia, in particolare con la presenza del dio pipistrello Camazotz, è la ciliegina che Manfredi sistema su una torta gustosa.

Strepitoso, come nell’albo precedente, il lavoro di Bocci ai disegni. Spiccano in questo albo i bellissimi paesaggi messicani, la volta di una giungla rigogliosa, ma anche scorci dal sapore “dampyresco”, come cripte, templi e antiche rovine. Molto efficaci e intense le espressioni, soprattutto di sorpresa e terrore, e accuratissime le anatomie, di corpi per lo più muscolosi e atletici. Notevole la resa grafica dello scontro con Eztli, che si libra minacciosamente in aria come una creatura pipistrellesca.

Risorse Web:
Gianfranco Manfredi su Wikipedia
Pagina Facebook di Alessandro Bocci
Sergio Bonelli Editore

sabato 20 giugno 2020

Tex - N.701

Testata: TEX, N.701
Episodio: LA REGINA DEI VAMPIRI
Testi: GIANFRANCO MANFREDI
Disegni: ALESSANDRO BOCCI
Copertina: CLAUDIO VILLA
Lettering: RENATA TUIS
Pagine: 112
Edizione: BONELLI, 03-2019

Nella Primavera dello scorso anno, su Tex è stata pubblicata una storia vampiresca in due albi, dal titolo La regina dei vampiri e Il tempio nella giungla, con due firme che i nostri lettori e gli appassionati di fumetti conoscono bene: Gianfranco Manfredi ai testi e Alessandro Bocci ai disegni.

Tex, Kit Carson, Kit e Tiger sono a Pilares, dal collezionista Morisco, che li ha chiamati in suo aiuto per ritrovare due amici scomparsi. Sono mesi, ormai, che l’uomo non riceve notizie dell’archeologo statunitense Colson Ballard e della figlia Patricia, partiti con una spedizione per il sito di Palenque, nel Messico meridionale. Il timore di Morisco è che i due abbiano incrociato la strada dei Custodi dei Templi, una setta di fanatici che si batte contro il saccheggio dei beni archeologici messicani e che vagheggia il ritorno ai riti sacrificali delle civiltà precolombiane. Coyolxauhqui, dea azteca della notte e della luna, secondo il mito dovrebbe ricomporre le sue membra entro un paio di mesi, cosa che espone la giovane Patricia al rischio di essere sacrificata.
I Custodi dei Templi sono guidati da una malvagia e potente bruja, di nome Eztli, in grado di comandare uno stormo di pipistrelli vampiro in nome del dio Camazotz. Due uomini di Eztli, gli indios Ikal e Kabil, vengono mandati a eliminare le persone coinvolte nel traffico dei reperti.
Tex e i suoi pards ritrovano due cadaveri e dei reperti distrutti, destinati al museo della vicina Mapimì, diretto da Rodrigo de la Hoya. Raggiunto de la Hoya, i nostri apprendono che l’uomo era in contatto con Ballard, da cui ricevette dei reperti, con la speranza di non essere accusato di depredare il Paese. Ma l’escamotage non ha funzionato: Ballard e de la Hoya sono ormai bersagli dei Custodi, che mettono sotto assedio il museo, supportati da un gigantesco stormo di pipistrelli assetati di sangue.

Godibilissimo horror western scritto dal veterano Manfredi, La regina dei vampiri è incentrato sui “vampiri naturali”, e si colloca quindi nel filone degli animali mostruosi e assassini. La vicenda, in buona parte giocata sull’azione e sullo scontro tra le parti, si intreccia con un elemento mitologico/magico inquietante e avvincente, che affonda in lontane radici storiche fatte di sacrifici umani, e vi è accennata anche una critica al traffico illecito dei reperti archeologici. I vampiri sono piuttosto particolari: come spiega Morisco, i pipistrelli con cui hanno a che fare sono diversi dalle tre specie conosciute di vampiri, essendo più grossi e in grado di dissanguare un essere umano in breve tempo, e persino dotati di cervelli più grandi.
Dal punto di vista grafico, l’albo è uno spettacolo. Bocci è un vero Maestro del pennello: ha un tratto leggero, dallo stile assai realistico, e presta una cura maniacale ai dettagli, sia delle fisionomie che degli ambienti, caratterizzati da sapienti giochi di luci e ombre. Le pose dei personaggi risultano estremamente naturali, e sempre efficaci le loro espressioni, in particolare di terrore o di sorpresa. La precisione anatomica non riguarda solo le persone, ma anche gli animali, soprattutto i chirotteri, che vengono in più caricati di una furia sanguinaria spaventosa.

Risorse Web:
Gianfranco Manfredi su Wikipedia
Pagina Facebook di Alessandro Bocci
Sergio Bonelli Editore