Testata: DAMPYR, N.231
Episodio: LA CITTÀ DELL’UOMO NERO
Testi: MAURO BOSELLI
Disegni: NICOLA GENZIANELLA
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: LUCA CORDA
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 06-2019
In questo albo, che propone la seconda parte della storia iniziata nel numero di maggio, troviamo un poster di Harlan in omaggio, a compensare l’aumento del prezzo di copertina.
Harlan e Michelle affrontano i non-morti di guardia al Creole Jazz Paradise e liberano Carmen, che viene accudita dalla sorella. Quindi Harlan raggiunge Baron Samedi e lo morde sul collo, ma non viene a sapere niente di utile. L’attuale residenza della succuba Agrat è, però, conosciuta da Kurjak, che lo ha saputo da Samael. Il responsabile della scomparsa della succuba è l’Uomo nero, niente meno che Nyarlathotep. Fu lui che, mascherandosi da prestigiatore, portò Agrat Bat Mahlat e le sue ragazze, in fuga da Legba, nel Mondo intermedio. Grazie alla Pallida maschera, Kurjak comprende che una delle ragazze di Eisheth, la felina C-Mell, proviene da Ulthar, la lovecraftiana città dei gatti. Ulthar è a sei giorni di marcia da Dylath Leen, porto del Multiverso dove Nyarlathotep tiene prigioniera Agrat, in un bordello per i marinari delle Due lune. Samael ha anche rivelato a Kurjak che probabilmente la Pallida maschera dentro di lui è un’emanazione proprio di Nyarlathotep, profeta e messaggero dei Grandi Antichi.
Harlan, Kurjak, Fajella, Eisheth e C-Mell attraversano un varco dimensionale e raggiungono Ulthar, dove in breve vengono circondati dai gatti, che li guidano fino al tempio dei Grandi Antichi. Qui le sacerdotesse di Ulthar, di cui C-Mell faceva parte, accettano di aiutare i nostri, e confermano che Agrat è prigioniera a Dylath Leen.
Non senza qualche intoppo, i nostri giungono alla casa delle Due lune, dove si trovano di fronte molti nemici e Nyarlathotep in carne, tentacoli e ossa. Per la riuscita della missione risulterà fondamentale l’intervento di Kurjak.
In questa storia e in questa fase della saga di Dampyr, Boselli attinge a pieni mani dal mondo lovecraftiano, mutuando dal Solitario di Providence il pantheon dei Grandi Antichi. D’altra parte, Dampyr è un fumetto che, pur essendo popolare, raggiunge non di rado spessore letterario. L’episodio propone atmosfere tra horror e dark fantasy, sotto l’ispirazione di HPL, con tanto di citazioni bibliografiche. La trama ci porta tra vari mondi paralleli, tra cui le sordide città lovecraftiane di Ulthar e Dylath Leen, sempre capaci di evocare sensazioni inquietanti e atmosfere d’incubo, e in cui anche gli alleati spaventano, come i gatti o le sacerdotesse dei Grandi Antichi.
In questa seconda parte della storia i disegni di Genzianella sono forse ancora più efficaci. Colpiscono in particolare le scene multidimensionali, come quella di pagina 46, tra New Orleans e Ulthar, e il bell’acquerello a tutta tavola che sintetizza la storia di Baron Samedi a pagina 24. Sono ben resi anche i vicoli di Ulthar e Dylath Leen, dall’aspetto lercio e pericoloso.
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Testata: DAMPYR, N.230
Episodio: LE RAGAZZE DI MAHOGANY HALL
Testi: MAURO BOSELLI
Disegni: NICOLA GENZIANELLA
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: LUCA CORDA
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 05-2019
Kurjak è scomparso nel nulla, abbandonando il Teatro dei Passi Perduti senza avvisare nessuno. Tesla va fuori di sé, e alla fine riesce a trovarlo: il suo amato è in Bretagna, nella clinica dell’oncologo Armand Kergaz.
Intanto anche Harlan si è dileguato, chiamato all’appello dalla succuba Eisheth Zenumium, la quale sta rimettendo in piedi in una dimensione parallela il leggendario Mahogany Hall, la casa di appuntamenti dove nacque il jazz. La casa era gestita dalla sorella di Eisheth, Agrat, che aveva portato da altri mondi alcune ragazze dalle caratteristiche fisiche particolari. Quando la prostituzione fu messa fuori legge, il Maestro della notte Papa Legba (in seguito ucciso da Harlan), offrì la sua protezione, nascondendo l’edificio in una cortina illusoria. Lasciò in sua vece il non-morto potenziato Baron Samedi, signore dei cimiteri, che però approfittò delle ragazze e portò l’attività alla rovina. Agrat fu costretta a fuggire in una dimensione parallela con le ragazze.
Eisheth è riuscita a ritrovare le ragazze, ma non la sorella. Ora, approfittando del potere che ha su Harlan, gli ordina di aiutarlo nello scontro con Baron Samedi, secondo lei responsabile della scomparsa di Agrat.
Alla resa dei conti, al Creole Jazz Paradise, nel Quartiere francese, si uniscono ad Harlan anche Kurjak, Jim Fajella e la fidanzata, l’avvenente detective Michelle Duprez, la quale è alla ricerca della sorella Carmen, una delle ragazze del Mahogany Hall.
Questa prima parte di una nuova storia doppia scorre su un doppio binario. Il primo è lo sviluppo dei rapporti tra i protagonisti di Dampyr: Kurjak che nasconde agli amici il suo male, Tesla che non accetta di essere tenuta all’oscuro e va in bestia, Harlan che ha il suo daffare alla mercé della succuba Eisheth, e Caleb che si impegna a non perdere la fiducia di Tesla. L’altro lato del racconto è la vicenda del Mahogany Hall, di ispirazione storica, con tutti i suoi incredibili personaggi, dalle due maîtresse alle curiose ragazze, dai finti alleati agli inventori della musica jazz. Come ogni saga vampiresca che si rispetti, anche Dampyr paga il suo tributo alla mitica Bourbon Street, nel Quartiere francese di New Orleans, dove si conclude la prima parte della storia, e da dove partirà un avvincente viaggio multidimensionale dei nostri protagonisti.
Per quanto riguarda la parte grafica, il punto di forza dell’albo sono le figure femminili. È su queste che Genzianella pone l’enfasi maggiore, dalla brutta e cattiva tenutaria del Sugar Bunny Ranch in Nevada all’avvenente e intraprendente mezza creola Michelle, dall’irresistibile Eisheth alla dolce miss Lily, che, sfigurata dal suo protettore, suscita la simpatia e la solidarietà di Fajella. Più che un semplice sfondo sono poi le fotografie d’epoca delle ragazze di Mahogany Hall (scattate, anche nella realtà storica, dal fotografo Bellocq), o gli arredi osé della stanza di Eisheth, quasi un’estensione della sua carica sensuale.
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Testata: DAMPYR, N.229
Episodio: KURJAK, IL VAMPIRO
Testi: GIOVANNI DI GREGORIO
Disegni: FABIO BARTOLINI
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: LUCA CORDA
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 04-2019
Alel il Collezionista [conosciuto nel Maxi n.5] in realtà non era stato definitivamente distrutto da Nergal: perso il suo regno nella Dimensione fluttuante, si è ritrovato in un mondo desolato, l’ultimo in cui può ancora sopravvivere. Non ha, comunque, rinunciato ad aggiungere il pezzo più ambito alla sua collezione: un dampyr. Per raggiungere lo scopo si allea al mutaforma Makh-Zun.
Harlan, Kurjak e Tesla sono in Botswana, avendo saputo di un gruppo di non-morti attivi nella zona. Mentre questi vampiri massacrano dei bracconieri, in un villaggio di boscimani l’anziana Mpule trova l’inquietante presagio di un’iguana a due teste. Sul luogo della carneficina, Harlan sente la passata presenza di un Maestro. I nostri fanno poi la conoscenza di Mpule, che racconta loro la leggenda di Huwe, un Maestro della notte che venne sconfitto da alcuni suoi simili e che fu imprigionato nelle profondità della terra. Ora Huwe si sarebbe liberato e reclamerebbe il suo territorio.
Per far avere ad Harlan e soci altre informazioni, Mpule li accompagna da un vecchio saggio, presso una miniera. Ma ad aspettarli c’è un agguerrito gruppo di non-morti che hanno teso loro una trappola e che riescono a fare prigioniero Kurjak. Harlan e Tesla ritrovano l’amico nella miniera, ma Emil si dimostra aggressivo e ferisce Tesla: è stato trasformato in vampiro. Per liberarlo ad Harlan non servirà trovare un Maestro della notte, ma piuttosto dovrà capire chi c’è dietro all’intrigo in cui sono incappati.
L’episodio fa leva soprattutto sulla componente emotiva, innescata dalla “condanna” di Emil, e sull’azione. L’ambientazione africana, con accenno al relativo folklore, viene purtroppo poco sviluppata. Ingegnoso il recupero di due villain dati ormai per morti, ma tutto sommato poco presenti nella storia.
L’elemento di maggior pregio dell’albo risultano i disegni di Bartolini, ben definiti, precisi, dai contorni netti, con figure che si stagliano su sfondi scuri in una luce teatrale. Massiccio l’uso di retini, che conferisce alle tavole delle ricche gradazioni di toni scuri. Molto belle le scene africane del villaggio e degli animali selvaggi.
Risorse Web:
Giovanni di Gregorio su Wikipedia
Scheda di Bartolini su SergioBonelli.it
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Testata: DAMPYR, N.228
Episodio: LA SERVA
Testi: ANTONIO ZAMBERLETTI
Disegni: FABRIZIO RUSSO
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: OMAR TUIS
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 03-2019
Nel 1610 la contessa Báthory fu sorpresa nel suo castello dal conte Thurzò e dal reverendo Ponikenus mentre torturava una povera ragazza. La Contessa fu condannata per centinaia di omicidi a passare il resto dei suoi giorni murata viva, ma la sua domestica e complice, Dorka, riuscì a fuggire. La vera figlia delle tenebre, che istigava la padrona alle turpi azioni, era proprio Dorka, una non-morta, forse del branco di Vlatna.
Oggi Dorka è a Budapest ed è tornata a colpire. Il detective privato Vilmos Farkas sta indagando sulla scomparsa della figlia di un suo ex collega, Erika. Secondo Farkas il suo rapimento sarebbe collegato al caso di una giovane torturata a morte e ad altri simili. Con l’aiuto della sua ex fidanzata, il medico legale Greta Szabo, l’investigatore conduce le sue indagini, che lo portano in uno dei locali di un potente imprenditore della zona, Nicolai Toth, segretamente in combutta con la non-morta. Nel locale, Farkas incrocia la strada di Harlan, Kurjak e Tesla, ma rifiuta di collaborare con loro. Il detective, però, avrà bisogno di tutto l’aiuto degli ammazzavampiri e di Greta per affrontare Dorka e salvare Erika.
Storia solida, lineare, che sviluppa un intreccio a metà tra detective story e horror metropolitano. La vicenda del detective Farkas è l’elemento di maggior interesse, tra dramma e autocommiserazione (gli manca solo la bottiglia di alcol), ma con un lieto fine. Arricchisce il tutto il rimando storico alla contessa Báthory, la quale purtroppo è poco più che una comparsa, a vantaggio, dal punto di vista narrativo, della «serva» Dorka.
Il racconto è ben reso da Russo, con disegni netti, dal tono drammatico, con tanto di rievocazioni di manieri ungheresi e camere di tortura fornite di vergini di ferro.
Risorse Web:
Antonio Zamberletti su Wikipedia
Blog di Fabrizio Russo
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Testata: DAMPYR, N.227
Episodio: PIRATI!
Testi: GIULIO ANTONIO GUALTIERI
Disegni: SIMONE DELLADIO
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: LUCA CORDA
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 02-2019
Un gruppo di archeologi americani scompare nelle Piccole Antille, in seguito al ritrovamento di una grotta sottomarina. Questa si è rivelata la prigione di un gruppo di pirati non-morti, messi fuori gioco dal Maestro della Notte Akhar Nun nel diciassettesimo secolo. I non-morti si risvegliano dal loro letargo e, finalmente in forze, riescono a liberarsi. Scorrazzando nella zona finiscono, però, per scontrarsi con la vecchia ciurma di Akhar Nun, sopravvissuta al suo Maestro e ora impegnata nel narcotraffico.
Harlan, Tesla e Kurjak giungono nella zona e vengono aiutati nella caccia dal ricco Maurice Bartlett, che mette loro a disposizione il suo yacht. Dopo aver affrontato una prima volta i pirati vampiri, i nostri vengono attirati dai non-morti di Akhar Nun nel forte spagnolo chiamato el Castillo del Diablo. Qui avviene lo scontro finale, in cui tutti saranno contro tutti.
Questa storia di Gualtieri, lineare e piacevole, appartiene al genere avventuroso, territorio in cui spesso e volentieri Dampyr sconfina, questa volta in particolare nel filone piratesco. Deliziosamente stereotipati questi pirati-vampiro in costumi seicenteschi, da un lato assetati di vendetta, ma dall’altro creduloni e ingenui.
Molto belli i disegni puliti di Delladio, dettagliati negli ambienti e nella caratterizzazione dei volti. Molto efficaci risultano le espressioni dei personaggi, che esprimono i sentimenti più vari: la cupidigia di un ladro, il godimento della violenza di un sadico assassino, la terribile inumanità dei vampiri.
Risorse Web:
Blog di Simone Delladio
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Testata: DAMPYR, N.226
Episodio: HELLFIRE CLUB
Testi: NICOLA VENANZETTI
Disegni: FABRIZIO LONGO
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: OMAR TUIS
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 01-2019
Nella contea inglese del Kent viene ucciso l’immobiliarista Neil Woodward, frequentatore dell’ambiente sadomaso locale. Secondo il detective Simon Fane questo omicidio e altri sarebbero stati ispirati dalla Venere nera, dea oscura riconducibile a Ishtar, il cui culto si era sviluppato a metà Settecento nell’ambito delle pratiche licenziose del famigerato Hellfire Club di Lord Dashwood e Lord Summerisle.
Le indagini portano Fane, coadiuvato da Harlan e Kurjak, sulle tracce del magnate Harford dell’associazione filantropica “Angel’s Guard”. La giornalista Marion Wright è venuta a sapere di alcuni operai impazziti o scomparsi mentre lavoravano per Harford, e promette ai nostri di fornire ulteriori dettagli. La donna, però, viene fatta rapire da Harford e condotta a un inquietante incontro con la Venere nera. In seguito la giornalista, incontrando Harlan e compagnia, appare completamente cambiata, e, convertita alla causa di Harford, cerca di coprirlo.
Il detective individua un possibile movente del delitto nella contesa sulla proprietà di alcuni terreni nel Kent. Vicini alla verità, Harlan, Kurjak e Fane vengono attirati in una trappola alle rovine del castello di Summerisle, dove vengono fatti prigionieri. I poteri di Harlan sembrano, infatti, inefficaci contro il nemico che i nostri devono affrontare, e l’unico in grado di aiutarli sembra essere Ryakar.
Una storia torbida, questa di Venanzetti, che precipita i nostri in un mondo di depravazione e follia, dove l’ambizione degli adepti di una setta è l’annichilimento in un delirio sadomasochistico che più nulla ha di umano. La stupidità dei personaggi negativi è ancora più caricata dalla falsa identità della dea da loro adorata e confusa con Ishtar. L’intreccio con la vicenda dell’Hellfire risulta efficace in tal senso, mischiandosi a suggestioni kubrickiane da Eyes Wide Shut.
Sin dalla prima splendida pagina i disegni creano un’atmosfera brumosa e sulfurea. Longo riesce ad ammantare di cupezza le sue tavole, anche quelle con scene di sesso, che non risulta sensuale, quanto piuttosto scabroso e terribile, mentre le espressioni terrorizzate dei personaggi insinuano un senso d’inquietudine nel lettore, continuamente incalzato da un senso di incombente minaccia.
Risorse Web:
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Scheda di Fabrizio Longo su SergioBonelli.it
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