Regia: ALAN GIBSON
Soggetto: DON HOUGHTON
Sceneggiatura: DON HOUGHTON
Interpreti: PETER CUSHING (Van Helsing), CHRISTOPHER LEE (Dracula), CHRISTOPHER NEAME (Johnny Alucard)
Durata, Col., Orig.: 96’, C, GB
Produzione: HAMMER
Anno: 1972
TRAMA
1872, Londra. Sul tetto di una carrozza, a Hyde Park, l’ultimo scontro tra Dracula e Lawrence Van Helsing si concluse con la morte di entrambi. Un giovane (Christopher Neame), giunto a cavallo, raccolse l’anello del conte e le sue ceneri, per seppellirle in un angolo sconsacrato del cimitero di San Bartolph in cui venne inumato il suo nemico.
Cent’anni dopo. Per assistere al concerto degli Stoneground, un gruppo di hippie si è imbucato in una festa e porta grande scompiglio negli ospiti. Sfuggiti alla polizia, i giovani si ritrovano al Cavern, un bar di Chelsea, dove Johnny Alucard (ancora Christopher Neame) propone come antidoto alla noia una messa nera.
Convinti gli amici, dà loro appuntamento alla chiesa sconsacrata di San Bartolph, presso la riva del fiume. Giunta sul luogo con il fidanzato Bob (Philip Miller), Jessica (Stephanie Beacham) rimane sconvolta quando legge su una lapide nel cimitero della chiesa il nome del trisavolo Lawrence Van Helsing. All’interno, comunque, è tutto pronto e il rito comincia. Dall’altare Johnny fa sistemare gli amici attorno ad un cerchio magico e chiede udienza alla “satanica maestà”, invocando tutta una genealogia demoniaca, da Asmodeo, a Belzebù, a Lucifero, per finire con il conte Dracula. Per il “battesimo del morto che cammina”, Johnny chiama Jessica, che però rifiuta. Al suo posto viene scelta Laura (Caroline Munro), che viene bagnata con il sangue dell’officiante misto alla cenere di Dracula.
Alla vista del sangue Laura si getta a terra sconvolta e urlante, mentre i ragazzi terrorizzati fuggono. Intanto, dalla nebbia della tomba, esce Dracula in carne, ossa e canini.
Il giorno successivo la polizia trova il corpo di Laura dissanguato e l’ispettore Murray si rivolge all’esperto professore Lorrimer Van Helsing per un consulto e per chiarire il coinvolgimento della nipote Jessica. Il professore gli suggerisce la possibilità dell’azione di un vampiro. Sentendo poi il nome Alucard, palindromo di Dracula, Van Helsing comprende che questo è un discepolo del conte. Entrato con Bob nelle schiere dei non-morti, Johnny riesce a rapire Jessica e la consegna a Dracula. Viene poi viene messo fuori gioco da Van Helsing. Il nonno ritrova la ragazza sull’altare della chiesa, vittima di un torpore ipnotico. Deve attendere la notte perché venga risvegliata da Dracula, prima di poterlo affrontare, armato di acqua santa, pugnali d’argento e paletti di legno.
CRITICA
Per quanto al botteghino fu un vero fiasco e all’epoca venne molto criticato,1 rivisto oggi 1972: Dracula colpisce ancora!, nonostante qualche ingenuità di sceneggiatura, risulta un ottimo horror, allucinato, serrato, che trascina in un vortice orrifico di notevole impatto emotivo e visivo. Non manca qualche momento di sano splatter e le solite scollacciature in stile Hammer, tra pregevoli scenografie: molto bello, ad esempio, il set gotico con le rovine della chiesa e le arcate, che ricordano i paesaggi di Friedrich.
Attenta e dinamica la regia di Alan Gibson (1938-1987), che non perde un colpo e ci offre un «divertente documento d’epoca»,2 portandoci a spasso nei meandri più oscuri della Londra dei Seventies, tra occultismo, concerti e feste a base di sesso e droga. Notevole, in particolare, la scena della messa nera, delirante e allucinante rito a cui i protagonisti prendono parte al ritmo di una musica ipnotica, lasciandosi andare ad un’estasi sensuale (forse) indotta dall’uso di stupefacenti. Vi svetta istrionico sul presbiterio il sacerdote Alucard, che coinvolge e precipita in un incubo i suoi amici, per poi tradirli in una folle ricerca di potere infernale.
Davvero eccellente l’interpretazione di Christopher Neame, attore dalla curiosa e forse non casuale somiglianza con il Malcolm McDowell di Arancia Meccanica, uscito poco prima nel 1971 (d’altra parte il Cavern Bar non può che riportare alla mente il Korova Milk Bar kubrickiano). All’epoca corse pure voce che Neame dovesse ereditare il mantello nero di Lee, ma il flop al botteghino lo allontanò dal mondo dell’horror.3
Christopher Lee, alle ricerca di vendetta, offre un’altra grande performance: poche le sue battute, ma riesce comunque a trasmette sulla pellicola una «bramosia insieme elegante e ferina», con il consueto distacco aristocratico e la tristezza del personaggio.4
Ben caratterizzato anche l’ispettore Murray, che agisce sulla base di un pragmatismo e di una logica stringenti. Si preoccupa del giudizio dei superiori, ed è giustamente scettico sul sovrannaturale, ma ha abbastanza buon senso da nutrire fiducia in Van Helsing. E come potrebbe non credere a questo professore dal volto malinconico e segnato, dall’espressione serissima (Peter Cushing mostra qui un «viso scavato e l’aria provata e fragile – cui accompagna però la consueta tenacia di Van Helsing»5)? Il professore gli spiega paziente: «Esiste il male in questo mondo e ci sono cose terribili, che talvolta riusciamo a intravedere. Ma ci sono angoli oscuri, orrori quasi impossibili da immaginare anche negli incubi più paurosi. Satana esiste».
Viene qui tracciata, tra l’altro, un’intrigante genealogia dei Van Helsing, famiglia che ha una «tradizione di ricerca nell’occulto».6 E viene ulteriormente sviluppata la mitologia vampirica della Hammer: come anticipato in Una messa per Dracula e in Le spose di Dracula (in cui Van Helsing parlava di «un’antica religione pagana in lotta con il cristianesimo»), il vampirismo viene mostrato come un vero e proprio culto, un «rito antico che si celebrava all’alba dei tempi». Gli adepti lo tramandano, per mezzo dell’anello e dei resti di Dracula. Ne viene suggerita anche un’intima connessione con il satanismo, che passa attraverso la musica rock, la droga e il sesso: forse per questo attira così tanto i giovani.
NOTE
1. Il film nasceva dall’idea di realizzare un Dracula di ambientazione moderna, sull’onda del successo di Yorga il vampiro di Bob Kelljan (cfr. Franco Pezzini e Angelica Tintori, Peter & Chris. I Dioscuri della notte, Gargoyle, 2010, p.286).
2. Franco Pezzini e Angelica Tintori, The Dark Screen. Il mito di Dracula sul grande e piccolo schermo, Gargoyle, 2008, p.593.
3. Ibid. , p.621, n.52.
4. Ibid. , p.599.
5. Ibid. , p.594.
6. Come osservano Pezzini e Tintori, il ciclo di Dracula della Hammer è almeno in parte anche il «ciclo dei Van Helsing» (Ibid. , p.451).
Risorse Web:
Scheda di Imdb
Il sentiero delle Ombre Lunghe di Franco Pezzini
Peter Cushing, ascetico Van Helsing