
Infine Carlo Pagetti, professore di Letteratura Inglese dell’Università di Milano, ha dato il suo contributo parlando del Corpo Elusivo del Vampiro.
Pagetti ci spiega che il vampiro è una figura che nel corso dei secoli ha avuto un percorso di metamorfosi, prima nel passaggio da folklore a letteratura, poi con l’evoluzione attraverso l’era romantica, quindi decadentista e infine della cultura di massa e postmoderna. Il corpo del vampiro è elusivo, perché è in grado di trasformarsi, di assumere vari aspetti, ma anche di rendersi invisibile. Il vampiro rappresenta il corpo del fantastico, inteso come «corpo letterario e culturale, mito deforme e lontano dai tentativi della letteratura neorealista e verista di riprodurre fedelmente l’esperienza». È una creatura dell’ansia, della paura e dell’ignoto, che raffigura pienamente la dimensione dell’alterità e della diversità.
Il vampiro classico è un aristocratico, un guerriero, portatore di valori e tradizioni che il mondo moderno vorrebbe allontanare da sé e dimenticare, ma che immancabilmente tornano come rimosso. Ma è anche personaggio teatrale: è immortale, è capace di recitare ruoli diversi e di inscenare la propria esistenza artificiale.
Passando in rassegna le opere vampiresche di Keats, Polidori, Le Fanu, Stoker e Machen, Pagetti giunge quindi a parlare di Varney il Vampiro, la cui pubblicazione italiana da parte della Gargoyle è prevista per il 2010. Il romanzo comincia con un capitolo che è una sorta di «paradigma fondativo della narrativa vampirica successiva». Nelle pagine seguenti il vampiro cambia atteggiamento e aspetto, inserendosi in trame diverse basate su differenti tecniche narrative, passando dal comico, al tragico, al melodrammatico, al sentimentale: già alle sue prime apparizioni, la figura del vampiro risultava «mutevole e mutante».
Gradita, poi, agli ospiti napoletani l’anticipazione del titolo dell’ultimo dei tre volumi di Varney: All’Ombra del Vesuvio.
Interessante il dibattito finale, in cui i relatori si sono confrontati sul tema del corpo nel/del fantastico, con particolare attenzione al vampiro e al suo alimento principe.
Langellotti ha fatto notare che, al cinema, la visione del sangue coincide con l’irrompere del fantastico, in quanto elemento “normalmente“ invisibile in natura. E in natura non si può vivere senza. Quindi, ha osservato Guarino, tutto ciò che è vivo, pur essendo privo di sangue, è inquietante.
Non è un caso, poi, che Dracula sia un aristocratico: il sangue è elemento che ha sempre ossessionato i nobili. E con la crisi della nobiltà dell’Inghilterra di fine Ottocento, il conte Dracula diventa ancor più archetipico proprio perché superato, tanto che per sopravvivere è costretto a nutrirsi di sangue fresco.
Risorse Web:
Programma del festival
Gargoyle Books
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