sabato 30 luglio 2011

Dampyr - N.136

Titolo: DAMPYR, N.136
Episodio: HARLAN CONTRO DRAKA
Soggetto: MAURO BOSELLI
Sceneggiatura: MAURO BOSELLI
Disegni: STEFANO ANDREUCCI
Colori: no
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: OMAR TUIS
ISBN: no
Pagine: 96
Edizione: SERGIO BONELLI, 07-2011
Il numero 136 di Dampyr, in edicola dal 5 luglio, contiene la conclusione dell’avventura londinese, iniziata con l’albo n.133.

Harlan Draka, con il suo team di vampire hunter, sta percorrendo le vie della Londra vittoriana in seguito a un viaggio nel multiverso, compiuto per soccorrere Samantha King e i figli adottivi di Simon Fane. Quest’ultimo è rimasto nel presente, diventando il loro contatto con la realtà; questo legame, purtroppo, subisce una brusca interruzione confondendo la mente dei nostri eroi.
Dopo aver parlato con Bram Stoker e Arminius Vambery, Harlan è sicuro che il vampiro da sconfiggere non sia Lord Marsden, bensì Draka. Quindi il gruppo si reca a Carfax, ove il vampiro ha stabilito la sua abitazione.
Londra, in quel periodo, è insanguinata dai reati compiuti da Jack lo Squartatore e sarà proprio l’efferato assassino a consentire alla mente di Fane di stabilire un flebile contatto con la squadra del dampyr.
A Carfax il dampyr riceve l’accoglienza delle tre spose del vampiro, con l’aiuto di Tesla riesce a ucciderle. Poco dopo, però, sopraggiunge Draka che, incuriosito dall’avversario, gli legge nella mente e lo indirizza al suo reale nemico: Lord Marsden.

Fin dal primo episodio, Boselli è riuscito a mantenere un alto livello di tensione, giocando abilmente con l’introduzione dei colpi di scena e delle agnizioni. L’introduzione di Bram Stoker fra i personaggi è un intelligente tributo allo scrittore di Dracula: il romanzo, ai tempi in cui è ambientata la vicenda, non era ancora stato scritto; le azioni del dampyr (che si presenta col falso nome di Van Helsing…) saranno la fonte d’ispirazione con un divertente interscambio fra passato e futuro.
Stefano Andreucci, che fin dall’inizio si è occupato delle tavole di quest’avventura, non ha mai presentato cadute di stile, prestando meticolosa attenzione ai costumi dell’epoca, ma anche prodigando agghiaccianti dettagli ai personaggi e le architetture fantastiche. Le pesanti inchiostrature e i tratteggi contribuiscono a rendere palpabile l’atmosfera gotica che fa da sfondo alle vicende.

Risorse Web:
Mauro Boselli su Wikipedia
Il sito di Stefano Andreucci
Stefano Andreucci su Wikipedia
Sergio Bonelli Editore
 

martedì 26 luglio 2011

Clanash Farjeon, "I Vampiri dell’11 Settembre"

Titolo: I VAMPIRI DELL’11 SETTEMBRE (The Vampires of 9/11)
Autore: CLANASH FARJEON
Anno: 2011
Edizione italiana: GARGOYLE BOOKS, 2011
Traduzione: STEFANIA SAPUPPO
Copertina: GRAFICA CONCEPT srl
ISBN: 978-88-89541-55-5
Pagine: 314
Disponibile in libreria il secondo volume della trilogia “vampirica” di Clanash Farjeon: I Vampiri dell’11 Settembre, pubblicato dalla casa editrice Gargoyle.

Sono passati quattro anni da quando il giornalista Michael Davenport è provvidenzialmente sopravvissuto alle losche trame della famiglia Portillo a Juarez e, tornato in Inghilterra, ha ripreso a scrivere articoli per la rivista Enigma.
In seguito all’attentato dell’11 settembre, Michael è inviato a New York per indagare sugli avvistamenti di natura paranormale di alcuni operai al lavoro su Ground Zero. I soccorritori riferiscono di aver visto il vice presidente Dick Cheney, vestito come Bela Lugosi in Dracula, aggirarsi fra le rovine delle Torri Gemelle, deriderli e scomparire improvvisamente com’era apparso.
Michael, durante il soggiorno negli States, sperimenta in prima persona le grottesche visioni concernenti il vice presidente e il responsabile per la Sicurezza Nazionale, Condoleezza Rice, nei panni di vampiri (episodi etichettati dalle autorità come allucinazioni), e, nel corso delle indagini, trova reali fondamenti alla teoria complottistica avanzata in seguito all’attentato.
Le vicissitudini del giornalista, che abbiamo visto incapace di stare lontano dai guai, sono accompagnate da una goliardica e macabra colonna sonora, una canzone le cui strofe aprono ogni capitolo, portando pian piano alla luce ciò che passa nella mente dell’élite governativa.

La prosa di Farjeon è scorrevole e molto vivace, il sarcasmo non ha la funzione di sdrammatizzare, bensì di evidenziare quanto di marcio è presente nella gestione della vicenda dell’11 settembre. L’autore non si risparmia nemmeno nei confronti del Presidente, mostrandocelo con tutti i suoi difetti. L’immagine che Farjeon dà dell’America di quegli anni è preoccupante e senza speranze, estremamente provata dall’avidità di chi comanda.
I vampiri di Farjeon con i mostri della tradizione e del cinema condividono solo gli abiti, in realtà sono persone in carne e ossa e ben più pericolose in quanto detentori di ricchezze, potere e rispettabilità, per mezzo dei quali facilmente sottomettono il resto della popolazione; le loro apparizioni (di natura più ectoplasmatica che vampirica) sono allegoricamente rappresentate come la conseguenza di “un incontenibile senso di colpa sottocutaneo che sgorga come pus da un foruncolo”, una sensazione difficile da contenere con le menzogne e le cerimonie. La bulimica ricerca del potere riesce a far loro dimenticare ogni regola morale e civile, rendendoli più simili ai mostri che agli uomini.
Già con Le Memorie di Jack lo Squartatore abbiamo constatato che l’autore non ha bisogno di ricorrere esclusivamente al sovrannaturale, trova gli elementi orrorifici nel contesto sociale dei personaggi riuscendo a dare una scossa al lettore, affinché possa riflettere anche sui fatti che preferisce non considerare per continuare ad andare avanti serenamente.
I Vampiri dell’11 Settembre è un romanzo coraggioso e pieno di amare considerazioni, frutto dell’impegno politico dell’autore che ripropone, in chiave horror, le oscure tematiche che fanno da sfondo all’evento che ha sconvolto e cambiato gli Stati Uniti.

Risorse Web:
Sito dell’autore
Gargoyle Books
 

venerdì 22 luglio 2011

Rebirth - N.26

Titolo: REBIRTH, N.26
Soggetto: KANG WOO LEE
Sceneggiatura: KANG WOO LEE
Disegni: KANG WOO LEE
Colori: no
Copertina: KANG WOO LEE
Traduzione: NICOLA FRASCHINI, YUPA
Lettering: n.i.
ISBN: 978-88-6169-253-4
Pagine: 176
Ed. originale: DAIWON C.I., 2010
Ed. it.: FLASHBOOK, 07-2011
Disponibile, in tutte le fumetterie, il numero 26 del manhwa Rebirth. La serie è stata pubblicata in Italia dal 2003 e, con questo numero, vediamo l’ultima e decisiva battaglia fra il vampiro Deshwitat e il “dio della luce” Kalutika.

Deshwitat è pronto per affrontare e sconfiggere, una volta per tutte, Kalutika, però ha bisogno dell’aiuto di tutti i compagni che finora gli sono stati accanto. Beyrun è ancora molto affranta per la morte dell’abadessa però, dopo aver trovato conforto fra le braccia di Rett, è pronta a fare la sua parte nel combattimento.
Kalutika risponde all’evocazione e, appena giunto sulla terra, ha luogo la battaglia.
Inizialmente il dio della luce è in vantaggio, uccide parte della squadra di Deshwitat rendendo impossibile al vampiro il rituale che gli garantirebbe la vittoria.
La sacerdotessa Millenar, ormai agonizzante, offre il suo sangue al vampiro e Desh acquisirà il vigore necessario per combattere ancora.
Eiji e Remi sopravvivranno allo scontro e inizieranno una nuova vita in un mondo libero dalla minaccia di Kalutika, inoltre Desh manterrà la promessa fatta a Remi nel primo albo, restituendo la vita a suo padre.

Una conclusione forse un po’ precipitosa per una serie che ci accompagna da molti anni, trascurare aspetti come la preparazione di una strategia ed eventuali discussioni fra i compagni d’avventura probabilmente avrebbe causato un inutile allungamento che avrebbe annoiato i lettori.
Molto ben sviluppato il punto in cui Rett soccombe, l’autore ha dato molto spazio alla psicologia del personaggio riuscendo a commuovere il lettore.
Kang Woo Lee, nel corso dell'intera serie, è riuscito a raccontare le vicende dando il giusto spazio all’azione e alla quotidianità dei protagonisti, garantendo una lettura scorrevole e coinvolgente. Non ci sono stati episodi particolarmente memorabili, ma nemmeno tristi cadute di stile.
Quest’albo racconta un’unica grande battaglia, quindi fanno da padrone le scene dinamiche su cui spiccano le onomatopee scritte con grossi caratteri. Non mancano alcuni flashback racchiusi in poche vignette che non disturbano la scena principale.

Risorse Web:
Rebirth su Wikipedia
Flashbook Editore
 

venerdì 15 luglio 2011

Amanda Grange, "Mr. Darcy, Vampyre"

Titolo: MR. DARCY, VAMPYRE (Mr. Darcy, Vampyre)
Autore: AMANDA GRANGE
Anno: 2009
Edizione italiana: TEA, 2010
Traduzione: MARIALUISA BIGNAMI, SIMONETTA ORSI
Copertina: Elaborazione grafica da FRANÇOIS-XAVIER FABRE
ISBN: 978-88-502-2251-3
Pagine: 256
Questa nuova ondata di letteratura orrorifica non propone esclusivamente versioni più umanizzate dei mostri che popolano il nostro immaginario, ma abbiamo una riscoperta dei romanzi gotici (i quali sono nuovamente tradotti e pubblicati) e, infine, una riscrittura in chiave horror di famosi romanzi classici. Da questo rimaneggiamento non si è salvato nemmeno Alessandro Manzoni, ma Jane Austen detiene un vero e proprio primato.
Le opere di Jane Austen (1775 – 1817), a cominciare dalla più famosa Orgoglio e Pregiudizio, hanno ispirato numerose pellicole, il suo stile è stato imitato dai successori, diventando un vero e proprio filone letterario, definito “Regency”, che ha portato fama a scrittrici come Georgette Heyer e Stephanie Barron. Quest’ultima è l’autrice di una serie di romanzi gialli ove Jane Austin è la protagonista che si trova a svolgere indagini su alcuni misteriosi omicidi.
Orgoglio e Pregiudizio sembra essere il romanzo più rivisitato dalla narrativa horror, fra i titoli pubblicati in Italia, c’è una versione “Zombie” (Newton & Compton 2009) e la versione “vampirica” di Amanda Grange, pubblicata da Tea l’estate scorsa.

Il romanzo ha inizio col doppio matrimonio delle sorelle Bennet: Jane con Mr. Bingley ed Elizabeth con Mr. Darcy. Al termine della cerimonia le ragazze si preparano alla nuova vita coniugale e all’imminente viaggio di nozze. Il piano di Elizabeth di trascorrere la sua luna di miele nella Regione dei Laghi viene sconvolto da un messaggio che impone a Mr. Darcy di recarsi a Parigi.
La giovane coppia attraversa la Manica e raggiunge Parigi, dove sono ospitati da alcuni nobili parenti di Darcy. L’entusiasmo di Elizabeth per la nuova città è smorzato dall’aver sentito che la famiglia di Darcy non è favorevole alla loro unione e dalla riluttanza del marito a consumare il matrimonio.
Una serie di circostanze portano i protagonisti ad allungare il viaggio fino in Italia, facendo tappa in pittoresche località che, però, non hanno alcun effetto sull’umore tetro di Darcy, inoltre nella camera da letto di Lizzy non succede nulla.
Infine Elizabeth scoprirà il segreto del marito: Darcy è un vampiro e la sua natura gli ha finora impedito di innamorarsi completamente di una donna. Lui e sua sorella Georgiana furono trasformati da bambini mentre stavano soccombendo a un’epidemia di peste nel XVII secolo.
C’è un modo per porre fine alla maledizione, ma non è facile e privo di rischi.

Il titolo stesso del romanzo toglie la suspense alle vicende che saranno narrate in seguito, rendendo in sostanza inutili gli indizi disseminati nelle pagine quali uno “Zio Polidori”, un rivoletto di sangue sulla bocca di Darcy e l’introduzione di un “anziano” che ricorda Dracula.
I personaggi si discostano completamente da quelli ingegnosamente strutturati da Jane Austen, diventano poco credibili e stereotipati. Lizzy rasenta l’assurdità, cogitando morbosamente sui rifiuti del marito e confidando a tutti i nuovi amici quanto si senta frustrata, completamente in disaccordo con la pudicizia che caratterizza le donne dell’epoca.
È un romanzo nell’insieme davvero noioso, a nulla valgono i colpi di scena e l’avventura mozzafiato del finale a fronte delle troppe digressioni che appesantiscono e rallentano la trama.
Da apprezzare la conformità allo stile Regency di Amanda Grange, anche se è rovinato da una traduzione approssimativa.

Risorse Web:
Sito di Amanda Grange
Jane Austen su Wikipedia
Casa editrice Tea
 

lunedì 11 luglio 2011

Honey Blood - N.1

Titolo: HONEY BLOOD, N.1
Soggetto: MIKO MITSUKI
Sceneggiatura: MIKO MITSUKI
Disegni: MIKO MITSUKI
Colori: no
Copertina: MIKO MITSUKI
Traduzione: LAURA GIORDANO, ALESSIA TROMBETTA, VALENTINA MECCHIA
Lettering: LARA IACUCCI
Pagine: 192
Ed. originale: SHOGAKUKAN, 2009
Ed. italiana: PANINI COMICS, 06-2011

Gli shojo manga, al pari della letteratura romantica, recentemente hanno cominciato ad introdurre nelle trame protagonisti soprannaturali. Vampiri e demoni diventano i destinatari dei sentimenti d’amore d’ingenue ragazzine liceali, il loro aspetto si è spogliato dei connotati tradizionali diventando gradevole, seppur circondato da un alone di mistero, ed anche il loro carattere si è ingentilito, spinto dal bisogno di convivere con la società umana. Anche in Italia questi shojo hanno successo, il primo a essere pubblicato è stato Vampire Knight, di Matsuri Hino, in seguito si sono avuti altri titoli (fra i quali Il Club dei Vampiri della gotica Kaori Yuki). L’ultimo di questi è Honey Blood, pubblicato da Panini e disponibile in edicola e libreria dal 23 giugno. Con questo manga l’artista Miko Mitsuki debutta in Italia.

Come nel resto del mondo, anche in Giappone i romanzi di vampiri hanno un successo incredibile: quelli scritti da Junya Tokinaga sono diventati dei best sellers, dai quali sono stati tratti sceneggiati televisivi. Hinata sembra l’unica ragazza a non interessarsi a questo tipo di letteratura, la trova poco credibile e piena di passaggi assurdi, soprattutto quelli ove il vampiro si lega per sempre a una donna morendo con lei. Quando Tokinaga diventa il suo vicino di casa, Hinata non nasconde l’antipatia nei confronti dello scrittore ma, nello stesso tempo, è incuriosita. Contemporaneamente, Tokinaga non perde occasione per avvicinarla mettendola anche in situazioni imbarazzanti.
Nel quartiere dove vive Hinata, negli ultimi giorni, si sono verificate alcune aggressioni, il responsabile è stato definito “il vampiro” dai media, poiché le vittime vengono trovate quasi dissanguate. La ragazza comincia a sospettare del vicino.
Una notte Tokinaga esce per la solita passeggiata e Hinata si appresta a seguirlo. Quando Hinata rischia di diventare una vittima del “vampiro”, lo scrittore la salva e la ragazza comincia a provare sentimenti ambivalenti nei suoi confronti. Presto i sospetti di Hinata trovano conferma: Tokinaga è un vampiro, nei suoi romanzi sono narrati episodi della sua lunga vita. La ragazza si rende conto di essere innamorata di lui, non trova più assurdo chiedergli il bacio che lo legherà a lei fino alla morte, vincolandolo a bere solo il suo sangue.

Hinata è la tipica protagonista degli shojo manga, studentessa ingenua e simpatica che si trova di fronte all’amore volendolo con tutta se stessa, con l’incoscienza della gioventù non si preoccupa delle conseguenze delle sue azioni, è anche capace di ripensare alle proprie prese di posizione e di cambiare idea.
Junya appartiene alla categoria dei vampiri moderni, pur dimostrando una certa difficoltà ad adattarsi al mondo di oggi, preferisce il kimono e i geta rispetto agli abiti occidentali. Come fece il vampiro Lestat di Anne Rice, scrive romanzi sui vampiri sfruttando le situazioni e le conoscenze maturate nel corso della sua non-vita, garantendosi così una rendita cospicua.
Trattandosi di una breve serie, composta da due numeri più uno antologico, Miko Mitsuki non ha modo di sviluppare la trama soffermandosi su alcuni episodi, comunque ci propone una buona storia, scorrevole e veloce.
Il disegno è pulito e gradevole, buono il lavoro sugli sfondi e sugli abiti dei protagonisti.

Risorse Web:
Panini Comics
 

mercoledì 6 luglio 2011

Don Dracula - N.2

Titolo: DON DRACULA, N.2
Soggetto: OSAMU TEZUKA
Sceneggiatura: OSAMU TEZUKA
Disegni: OSAMU TEZUKA
Colori: no
Copertina: OSAMU TEZUKA
Traduzione: EMILIO MARTINI
Lettering: MIRKO PELLICIONI, ROSA MAIORANO
ISBN: 978-88-7471-355-4
Pagine: 188
Ed. originale: AKITA SHOTEN, 1979
Ed. it.: RONIN / KAPPA ED., 06-2011

Continua la pubblicazione, da parte della casa editrice Ronin Manga, dell’esilarante Don Dracula, una bonaria presa in giro del Principe delle Tenebre da parte del compianto Osamu Tezuka.
Don Dracula prende origine dall’idea che vuole il vampiro più famoso di tutti i tempi abbandonare il castello sui Carpazi a favore del Giappone. Insieme al fidato maggiordomo Igor e alla figlia Chocolat, faticherà a integrarsi nel nuovo Paese e, soprattutto, a trovare belle ragazze disposte a nutrirlo. Inoltre, il famoso cacciatore di vampiri Van Hellsing è partito dall’Olanda per adempiere la sua vocazione.
Vediamo ora che succede in questo secondo volume della serie, anche questa volta suddiviso in brevi capitoli contenenti una diversa avventura del conte.

Leggende metropolitane: Van Hellsing ha ideato un nuovo sistema per eliminare l’acerrimo nemico: sta gonfiando alcune bambole di gomma con un gas all’aglio, così, quando Dracula si avventerà sul loro collo, inevitabilmente, sarà annientato. Il cacciatore non ha fatto i conti con la polizia, che lo arresta accusandolo di credere alle leggende metropolitane, e fra queste il poliziotto annovera quella della Kukisake Onna.
Anche Dracula apprende l’intento di Van Hellsing e si precipita al suo laboratorio, dove incontra alcuni mostri palustri che hanno indossato la guaina di plastica delle bambole. Quando il poliziotto, dopo essersi informato sull’identità dell’arrestato, riaccompagna Van Hellsing al laboratorio, è accolto dal sorriso delle creature palustri e, riconducendolo all’aspetto delle Kukisake Onna, apre il fuoco.
La graziosa Blonda: A casa di Dracula viene recapitato un pacco, il cui mittente è un certo Dorian Gray, contenente un grottesco ritratto. Igor non fa in tempo a rispedirlo al mittente perché il quadro si appende da solo alla parete e comincia a perseguitare Chocolat credendola Blonda. Quando Dracula è informato della maledizione che pesa sul soggetto del ritratto, a malincuore va a cercare Blonda. La grassona rompe la maledizione liberando Dorian Gray dalla sua prigione di tela, ma questi, dopo averla vista, fugge a gambe levate lasciando Dracula in balia di Blonda.
A proposito di Dracula: Dracula, sperando di trovare belle ragazze nel cui collo affondare i canini, s’iscrive al “Circolo Amici dei Vampiri”. Le attese del conte sono immediatamente disilluse dall’anziana segretaria del circolo che, per evitare che il nuovo iscritto diserti, lo picchia continuamente col suo ombrello. In occasione della gita in una grotta, dove si suppone abiti un vampiro, i membri del circolo perdono l’orientamento. Dracula li condurrà all’uscita, ma sarà sorpreso dall’alba. La segretaria del Club si occuperà della raccolta e distribuzione delle ceneri fra i membri del circolo fino a quando Chocolat, con un colpo d’astuzia, riuscirà a riottenerle. Il rituale per portare in vita Dracula, però, accuserà un contrattempo.
Comunque vada, Dracula: Chocolat deve studiare per un difficile compito in classe di storia che ha per oggetto la repressione dei cristiani in Giappone, vicenda piena di atroci crocefissioni e particolarmente angosciante per la piccola vampira. Dracula decide di aiutarla inventando la “matita del copione”. Il professor Van Hellsing si accorgerà del trucco e convocherà Dracula esortandolo a diventare un genitore più responsabile e a vendergli il brevetto della matita. Il cacciatore di vampiri perderà il lavoro non appena metterà in commercio la geniale invenzione.
Dracula limitatamente alla morte: L’amico di Chocolat non frequente più la scuola serale e, per continuare a vederla, aiuterà la vampira a trovare un sistema che le consenta di esporsi alla luce solare. I tentativi falliscono uno dopo l’altro e Chocolat, disperata, si affida a una setta che ha promesso di guarirla. Dracula si precipiterà alla sede della setta scoprendo che gli adepti sfruttano le persone.
C’è mancato poco Dracula: Igor ha portato in tintoria il mantello di Dracula che si è ristretto notevolmente. Il conte, aprendo un vecchio forziere per cercare un mantello nuovo, trova le ceneri di un suo antenato vampiro. Una volta risorto, il vampiro comincia ad aggredire la popolazione e la stessa famiglia che l’ha salvato. Dracula scoprirà che il redivivo è Vlad Tepes, passato alla storia per la sua crudeltà. Armato di paletto, si precipita ad ucciderlo. Una volta eliminato Vlad, Dracula potrebbe indossare il suo mantello…
La trasformazione di Dracula: Un bambino assiste alla trasformazione di Chocolat, ma quando lo racconta nessuno gli crede, a causa delle bugie che ha fino ad ora raccontato. Testardo insegue Chocolat costringendola a ripetere la trasformazione davanti a tutti, ma incontra solo l’ostinato diniego della giovane vampira. Quando il padre del ragazzo, a cena con un politico per discutere un imbroglio alle urne, assiste nientemeno che alla trasformazione di Dracula, il bambino smetterà di tormentare Chocolat.
Appare un altro Dracula: Dracula è un fervente ammiratore della ginnasta rumena Onono Comacine ma, quando si reca nella sua stanza per succhiarle il sangue, con lei c’è un altro vampiro. I due iniziano a combattere, ma l’alba interrompe la tenzone. L’indomani, durante una gara, la ginnasta cade ferendosi in modo grave. Solo la trasfusione di sangue Rh negativo può consentirle di sopravvivere. Il gruppo sanguigno appartiene a Blonda e, con qualche difficoltà, i due vampiri la conducono in ospedale. La cicatrice di Comacine, conseguente alla caduta, sarà un nuovo ostacolo al coronamento del sogno d’amore dell’altro Dracula.
Dracula sotto la pioggia: Nonostante il temporale in corso, Chocolat si reca alla scuola serale. Preoccupato, Dracula esce, sotto la pioggia battente, per cercarla. Fortunatamente riuscirà a trovarla sotto le macerie di un muro costruito senza rispetto delle norme di sicurezza.

Seppure in chiave ironica, Tezuka coglie l’occasione per evidenziare alcuni problemi sociali ancora attuali: abbiamo le organizzazioni a sfondo religioso che sfruttano le persone in difficoltà, i problemi concernenti l’accettazione del “diverso”, ecc… Per l’autore sembra impossibile una redenzione da parte degli uomini, solo Dracula si arrabbia e fa qualcosa per ovviare al problema.
L’umorismo è l’elemento dominante di tutte queste avventure caratterizzate da situazioni equivoche e imbarazzanti. L’autore si concede anche momenti di autoironia, è capace di far dire a Dracula che Tezuka guarda troppi film. La cultura cinematografica di Tezuka è evidente anche nell’invenzione della tipologia di vampiri “Lon Chaney”, i quali non si trasformano in pipistrelli bensì in lupi.
I personaggi sono caratterizzati egregiamente, portando gli stereotipi all’eccesso e aggiungendo qualche caratteristica comica.

Risorse Web:
Don Dracula su Wikipedia
Osamu Tezuka su Wikipedia
Sito ufficiale di Osamu Tezuka (japan/english)
Fansite italiano
Ronin Manga
 

sabato 2 luglio 2011

Rebecca Johns, "La Contessa Nera"

Titolo: LA CONTESSA NERA (The Countess)
Autore: REBECCA JOHNS
Anno: 2010
Edizione italiana: GARZANTI, 2011
Traduzione: CLAUDIA MARSEGUERRA
Copertina: MELANIE DELON
ISBN: 978-88-11-67034-6
Pagine: 324
Il mito del vampiro è stato alimentato dalle leggende che circondano due personaggi realmente esistiti: il primo è Vlad Tepeş, che ha ispirato Bram Stoker per Dracula, il secondo è la Contessa Erzsébet Bàthory, passata alla storia come la più crudele assassina di tutti i tempi.
I documenti storici la mostrano come una donna ossessionata dalla bellezza che, per proteggere la sua pelle dall’invecchiamento, faceva il bagno nel sangue di ragazze vergini, uccise da lei stessa, con l’aiuto di pochi servitori, nei sotterranei del suo castello. La leggenda della Contessa Bàthory ha ispirato anche i fratelli Grimm per il ruolo della matrigna di Biancaneve.
Nei tempi moderni il nome di Erzsébet Bàthory compare nell’elenco delle biografie dei più famosi serial killer della storia, in opere di saggistica a lei dedicate, è un personaggio dei Diari della Famiglia Dracula di Jeanne Kalogridis e, insieme a Gilles de Rais (diventato il Barbablù delle favole), è la protagonista del romanzo La Contessa Sanguinaria di Valentine Penrose.
Queste opere sono prevalentemente incentrate sulla crudeltà di questa donna, vissuta in Ungheria dal 1560 al 1614, trattando marginalmente il suo ruolo di nobildonna in un periodo storico ove l’Ungheria era contesa dall’Impero Asburgico e minacciata dall’avanzata turca.
Il tentativo di “umanizzare” questo mostro leggendario è stato attuato da Rebecca Johns nel romanzo La Contessa Nera, edito in Italia da Garzanti e disponibile in libreria da febbraio 2011.

Erzsébet Bàthory, dopo essere stata arrestata dal Conte Palatino Thurzò, è rinchiusa nella torre del castello di Csejhte: la stanza dispone di un unico pertugio dal quale i carcerieri fanno passare i pasti, la porta è stata murata. La nobildonna è profondamente afflitta per essere stata accusata ingiustamente e, soprattutto, perché non può vedere l’adorato figlio Pàl. Proprio al figlio sono destinate le lettere che compongono il romanzo, nelle quali racconta la sua storia.
Erzsébet ricorda l’infanzia felice trascorsa a Ecsed, quando era una ragazzina ribelle che amava immergersi nelle letture dei filosofi contemporanei e andare a cavallo: un’infanzia breve, presto troncata dalla morte del padre, dalla depressione che colpì sua madre e dall’imminente matrimonio con Ferenc Nàdasdy.
A quattordici anni, Erzsébet si trasferisce a Sàrvàr presso la suocera, che la educa a essere una buona moglie per il suo unico figlio che, per il momento, si trova a Vienna a studiare. Durante il viaggio Erzsébet incontra Anna Darvulia, che diventerà la sua serva e confidente, allietandole il pesante soggiorno a Sàrvàr.
Erzsébet fa di tutto per compiacere l’anziana suocera ed entrare, quindi, nelle grazie di Ferenc, ma, quando il futuro marito torna a casa, non la degna della minima attenzione. A consolarla ci pensa Andras Kanizsay, un cugino di Ferenc, con numerose visite notturne nella stanza della Contessa. Col protrarsi di questi incontri avrà luogo una gravidanza che causerà l’abbandono di Andras. La contessa è di nuovo sola, senza il suo amante e senza la sua bambina, abbandonata per evitare scandali.
L’insubordinazione e le chiacchiere del personale di servizio portano Erzsébet a prendere una posizione, e una serva viene punita severamente: è spogliata dei suoi abiti e sul suo corpo è spalmato del miele per attirare gli insetti. Ferenc torna a casa in tempo per vedere la serva agonizzante e si complimenta con la moglie per la sua capacità di mantenere la disciplina. Gli sposi finalmente diventano complici e, dopo un periodo d’infertilità, riusciranno ad avere figli.
In seguito a una battaglia contro i turchi invasori, Ferenc torna a casa con una ferita che si complicherà portandolo alla morte. L’uomo le chiede di risposarsi dopo la sua dipartita, proponendo Thurzò come candidato ideale. Erzsébet inizia una relazione con quest’uomo, però Thurzò la lascerà per una consorte più giovane.
La servitù è vittima del malumore della contessa e molte ragazze soccombono alle punizioni inflitte dalla padrona, al punto che il parroco rifiuta di seppellirle nel cimitero. La Contessa trova un complice e un amante nel maggiordomo ma, quando anch’egli la tradisce con una serva, Erzsébet dà nuovamente sfogo alla sua furia, accanendosi sulla poverina fino a perdere contatto con la realtà.
È in questo momento che Thurzò la scopre e la fa arrestare. Inizia così la lenta agonia della Contessa Bàthory, murata viva nella sua cella fino alla fine dei suoi giorni.

Rebecca Johns ci mostra una donna vittima delle consuetudini della sua epoca: i matrimoni combinati erano all’ordine del giorno e doveva essere davvero frustrante essere promessa a un uomo che preferiva ingravidare le serve.
Erzsébet è costretta a vivere con una suocera “all’antica”, che le fa sacrificare le sue passioni a favore del ricamo ma, nonostante tutto, la ragazza si mostra devota e accomodante. In segreto continua a leggere, dimostrandosi una donna moderna nata nell’epoca sbagliata.
Una volta diventata Signora del Castello è un suo dovere mantenere la disciplina e il rispetto della servitù. Non è giustificabile la sua efferatezza, però è comprensibile: essere oggetto di chiacchiere e pettegolezzi da parte di donne che, grazie alla sua magnanimità, hanno un tetto sulla testa, è inaccettabile; così come avere sotto gli occhi l’evidenza del tradimento del marito. Le scene delle torture inflitte a queste donne povere e ignoranti però vanificano, in parte, il tentativo di smorzare la fama di crudeltà della protagonista, e nelle sue azioni emerge un che di psicotico comune a molti assassini seriali.
Un aspetto toccante è quello concernente la Contessa madre, l’affetto con cui parla dei figli e lo struggimento per averne persi tre è reso con la dovuta enfasi da parte dell’autrice.
Altrettanto efficaci sono i momenti dove la Contessa s’interessa di magia nera, interesse motivato dall’essere stata tradita e dal desiderio di avere la giusta vendetta.
L’ossessione della bellezza, che accompagna la contessa nel corso della sua esistenza, è evidente già dalle prime pagine, una bellezza che diventa una maledizione e che vediamo offuscarsi nel corso del tempo nelle considerazioni, espresse da Erzsébet, nelle lettere diario che scrive al figlio. Pàl è affidato a un tutore che non è in buoni rapporti con la Contessa Bàthory, non è escluso che queste lettere vogliano dissuadere il ragazzo dalle idee inculcategli dal tutore stesso.
L’autrice ha fatto un lavoro eccellente nell’evocare la società del tempo, il romanzo è scritto in modo scorrevole ed è avvincente al punto di rendere difficile sospenderne la lettura. Accanto alla storia della Contessa sono descritte anche le condizioni della sua prigionia, portando puntualmente il lettore al presente per poi immergerlo nel passato.
Il pregio di Rebecca Johns è di essere riuscita a far schierare i lettori che non la conoscevano dalla parte della Contessa Bàthory e facendo, per qualche momento, dimenticare, a chi conosce la storia della contessa attraverso altre fonti, vergini di Norimberga e vasche da bagno colme di sangue.



Risorse Web:
Sito di Rebecca Johns
Casa editrice Garzanti