martedì 29 novembre 2022

Dampyr - N.271

Testata: DAMPYR, N.271
Episodio: GLI SPETTRI DI YOUGHAL
Testi: MAURO BOSELLI
Disegni: NICOLA GENZIANELLA
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: OMAR TUIS
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 10-2022

L’episodio di ottobre di Dampyr presenta la prima parte di una storia doppia.

Il professor Fred Richards, in vacanza a Youghal, nella contea irlandese di Cork, è al telefono con la medium Maud Nightingale, ricordando i bei vecchi tempi. I due vi erano stati insieme trent’anni prima per indagare sul caso della nave fantasma “Nellie Fleming” e dello spettro del marinaio Joe Buttimer, morto annegato nel 1913: la ricerca fu infruttuosa. Maud accetta l’invito di Fred a raggiungerlo, chiarendo però che sarà solo una rimpatriata tra amici.
Due giorni dopo Maud è all’albergo, ma Fred è scomparso: secondo Watkins, l’albergatore, sarebbe stato sorpreso dall’alta marea mentre passeggiava sul lungomare. La notte, guardando dalla finestra, a Maud sembra di vedere l’amico camminare nella nebbia e si precipita fuori. Mentre sta per essere raggiunto, Fred sparisce nel nulla, poi Maud vede un marinaio, che sembra essere lo spettro di Buttimer. La medium lo segue fino alla spiaggia e, senza rendersene conto, si trova circondata dall’acqua. Per sua fortuna viene appena in tempo tratta in salvo da Watkins. Il giorno seguente Harlan la raggiunge, per affiancarla nelle ricerche.
Location del film Moby Dick del 1956, Youghal aveva conosciuto in quel periodo una stagione fortunata per il turismo, ma nei decenni successivi era stata colpita da una profonda crisi economica. Di recente è arrivato però Vernon, un investitore che sembra voler risollevare le sorti della cittadina, dove ha comprato molti immobili e avviato delle attività. Le indagini di Harlan e Maud sembrano ruotare prorpio attorno a Vernon e alla sede della sua impresa a Hyde Court, un ex convento adibito a scuola dove sono ospitati molti ragazzi della città. Harlan ottiene un appuntamento con l’imprenditore, che però mostra di sapere chi ha davanti e lo fa prigioniero. Maud riesce a raggiungere Harlan intrufolandosi con un gruppo di disabili, accompagnati dall’infermiera Roisin. Liberare i suoi amici sarà impresa ben più difficile, essendo i due chiusi sul fondo di altrettanti pozzi, senza acqua e cibo, se non dei cadaveri messi lì perché cedano al richiamo del cannibalismo.

Boselli intesse una trama molto articolata, sviluppando una storia cupa e sottilmente inquietante, in cui ben tratteggia l’atmosfera di degrado e di abbandono della cittadina spopolata e impoverita. Buona parte dell’episodio mira a far montare l’ansia e la suspense, con allusioni a loschi personaggi, sparizioni di persone e apparizioni di spettri, fino a culminare nella sequenza in cui Harlan risale il pozzo verso la botola, che il lettore non sa se aperta o meno da Maud, la quale intanto cade nelle grinfie di Vernon. Il finale è squisitamente horror, con bambini cannibali spietati e affamati, che si avventano su una povera ragazza.
Genzianella traduce graficamente l’atmosfera da incubo della storia, con paesaggi nebbiosi e talvolta indefiniti, cesellando l’orrore sui volti dei personaggi, soprattutto nelle impagabili espressioni di Maud che trasmettono magistralmente sorpresa, sconcerto, paura, disperazione, disgusto. Se i personaggi umani di solito sono leggermente stilizzati, i mostri vengono resi con fattezze meno nitide, come avvolti nel velo del sogno, e spesso immersi nel buio – di cui probabilmente sono diretta emanazione.



Risorse Web:
Scheda di Gli spettri di Youghal
Mauro Boselli su Wikipedia
Nicola Genzianella su Wikipedia
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dampyr

sabato 26 novembre 2022

Dylan Dog - N.427

Testata: DYLAN DOG, N.427
Episodio: LA VITA E IL SUO CONTRARIO
Testi: GIGI SIMEONI
Disegni: GIGI SIMEONI
Copertina: GIANLUCA e RAUL CESTARO
Lettering: ALESSANDRA BELLETTI
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 04-2022

L’albo di aprile di Dylan Dog ospita una storia vampiresca, scritta e disegnata da Gigi Simeoni.

Leggendo del ritrovamento di un cadavere mummificato in un’antica cripta a Chelmsford, Dylan Dog nota un curioso particolare: con il corpo c’erano gli appunti di un progetto intitolato Deadly Birth (“Nascita mortale”). Nel suo archivio e all’emeroteca Dylan scopre altri vecchi casi, il più vecchio datato 1888, di cadaveri mummificati collegati a opere i cui titoli mettevano insieme nascita e morte.
Delle indagini sulla mummia di Chelmsford si occupa il sovrintendente Bloch, che viene informato dal medico legale della presenza sul cadavere di un foro che va dal canale auricolare alla giugulare, attraverso cui è stato estratto tutto il sangue mentre l’uomo era ancora in vita.
Nel frattempo Groucho è nel pieno di un’esplosione creativa, e decide di iscriversi a un corso di scrittura. Qui conosce l’affascinante Lucilla Vandermeer, che sembra apprezzare molto le sue battute e la sua creatività. La sera, nella stazione della metropolitana, Lucilla subisce un tentativo di stupro, ma dopo essere fuggita nella galleria della metropolitana, si salva misteriosamente, mentre l’aggressore viene ucciso e appeso al soffitto, per poi essere investito dal treno.
Presi nel vortice di eventi sempre più bizzarri, senza saperlo Dylan, Bloch e Groucho sono diventati i protagonisti dell’ultimo capitolo di un romanzo che viene composto da secoli da una spietata vampira, a cui l’indagatore dell’incubo e il suo assistente, portando avanti le indagini, finiranno pericolosamente vicini.

L’episodio è originale e divertente, trainato da un Groucho scatenato, che dà alla storia un taglio tragicomico. Impagabili le le sue contintue gag, come: «L’ossimoro è l’accostamento di parole di significato opposto: “felicemente” e “sposati”, “buon” e “avvocato”…», e via di seguito su questo tono.
Interessante il personaggio della vampira, di cui dice molto il romanzo che sta scrivendo: «La storia di una ragazza ingenua che scopre la libertà data dalla conoscenza… e giura a se stessa di non morire mai finché non avrà in sé tutto il sapere dell’umanità». Un’intrigrante motivazione per l’immortalità… peccato poi sia sbugiardata da Dylan che ne svela l’arroganza e la vanità. Esilarante poi il grottesco personaggio di Havilland, il presuntuoso maestro del corso di scrittura, una delle diverse stoccate dell’autore a un certo modo di far soldi sulla pelle degli aspiranti scrittori.
I disegni sono dettagliati e la regia accurata, a volta con inquadrature strettissime che esaltano la drammaticità di alcuni passaggi, come primi piani e tagli di occhi in allarme. Cifra tipica dell’albo è la suddivisione ricorrente della tavola in quattro righe, di cui due strette e lunghe, a dare risalto a determinati particolari: il Maggiolone, dei piedi in corsa, un telefono. Simeoni si scatena graficamente nel finale: dopo un viaggio interdimensionale di Dylan mostrato sotto lenti deformanti, veniamo portati nell’antro della vampira, il cui centro è un leggio con il grosso libro circondato da ghirigori di un inchiostro hitchcockianamente nero sangue.

Risorse Web:
Sito ufficiale di Simeoni
Gigi Simeoni su Wikipedia
Scheda di La vita e il suo contrario
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dylan Dog

martedì 22 novembre 2022

Dampyr on the screen: intervista a Riccardo Chemello

In occasione dell’incontro di lunedì 14 novembre presso la Feltrinelli di Milano, abbiamo scambiato due chiacchiere con Riccardo Chemello, regista di Dampyr, opera prima della neonata Bonelli Entertainment. Anche Riccardo è qui all’esordio, trattandosi del suo primo lungometraggio a soggetto, ma ha alle spalle una lunga esperienza di regista di video di parkour e sport freestyle, oltre che di importanti spot pubblicitari.

Allora, Riccardo, siete soddisfatti della riuscita del film? Cambieresti qualcosa con il senno di poi?

No, siamo supersoddisfatti. Questo è il “progetto zero” della Bonelli, che serve a noi, all’azienda e ai produttori per entrare in questo business. È una grande palestra che ci permetterà in futuro di eccellere ancora di più. Quindi non cambierei niente, anche perché il nostro obiettivo era di mostrare questo film in tutto il mondo e uno dei più grandi passi è stata la vendita a una major, la Sony. Lo abbiamo venduto, mesi fa, molto prima che il film uscisse: per noi è stato il coronamento del progetto, perché questo è un film che parte dall’Italia, ma che ha un respiro internazionale e l’ambizione di andare negli Stati Uniti, in America latina, in tutti i paesi del mondo. E grazie a Sony, con la loro distribuzione, sarà possibile.

Abbiamo sentito in qualche dichiarazione delle difficoltà incontrate dagli interpreti nelle scene un po’ più fisiche. Puoi garantirci che nessun attore è stato maltrattato durante le riprese del film?
Ma no [ride, ndr]! Siamo una produzione di alto livello, in cui c’è uno standard qualitativo impeccabile da rispettare. No, assolutamente! Poi diciamo che gli attori sono tutti dei professionisti iper-allenati, ognuno ha lo stunt double per le scene più rischiose, c’è uno stunt coordinator di importanza internazionale. No, è un film che rispetta tutti gli standard qualitativi. Stiamo parlando della Eagle Pictures, una delle case di produzione più importanti in Italia e nel mondo!

Siamo sollevati! Tornando seri: ho trovato molto riuscite le scene in diurna, come ad esempio quella bellissima iniziale, in cui siamo trascinati nel paese di Yorvolak, e anche la scena del finto esorcismo di Harlan nel villaggio di Iostamira, in cui si accenna anche al folklore, che è un elemento del fumetto di Dampyr. Ci racconti qualcosa di questa location e delle riprese di questa sequenza?
Sappiamo che Dampyr vive ed è ambientato in quel contesto. È quello che ci serviva in quella prima fase: un contesto folkloristico, un ambiente abbandonato e isolato, diverso rispetto a quello della seconda parte del film. Quindi abbiamo speso molto tempo e risorse per cercare paesini veri e abbandonati. Pensate che Yorvolak in realtà si chiama Dacia, è un paesino quasi tutto di etnia Rom, dove avevamo il traduttore tra la loro lingua e il rumeno, e tra rumeno e inglese/italiano. Siamo andati proprio a immergerci in questo tipo di contesto. E siamo fieri del risultato, anche se ci ha richiesto un sacco di tempo.

Su internet si è un po’ scatenato un sorta di “Toto-Maestro” attorno al libro che Harlan trova alla fine del film. Vi abbiamo riconosciuto Draka e Amber. Qualcuno ha intravisto tra gli altri maestri Nergal, Vlatna, Erlik-Khan…
I disegni sono stati fatti da Majo. Chi c’è lì, lo capirete meglio quando uscirà in streaming. Io purtroppo non vi posso dire più di quello che avete già visto voi… mi dispiace!

Ora siamo alla Sony. Quali sono i prossimi passi del film?
Il prossimo passo è di uscire dall’Italia. Lo scopo è la distribuzione in tutto il mondo. Probabilmente in alcuni paesi andrà direttamente su piattaforma, in altri avrà una distribuzione cinematografica. Adesso non lo sappiamo ancora con precisione. D’altra parte ricevo informazioni, ma non sono io che ho il controllo di questa cosa: per adesso sappiamo che si sta costruendo tutto l’impianto. Le notizie le troverete poi probabilmente nelle testate quando saranno ufficiali.

A prescindere dalle trasposizioni – non vogliamo scucirti indiscrezioni – c’è oltre a quella delle origini una storia di Dampyr che ti ha colpito particolarmente?
Sì, certo! C’è Transylvanian Express: amo quella storia di ritorno alle origini. Poi mi piacciono molto I lupi mannari, uno spin-off su Draka, il numero 100 [Il re del mondo, ndr] e il numero 200 [La legione di Harlan Draka, ndr]. Ci sono ancora Sotto il ponte di pietra, le storie e i flash-back di Tesla a Berlino. Mi piacciono molto gli episodi di Lord Marsden, il Maestro di Londra. E c’è poi tutto il filone di Nergal e Praga: forse queste sono le più affascinanti.

La nostra domanda di rito per concludere: qual è il tuo primo incontro con il vampiro?
Si chiama Bram Stoker. Quand’ero piccolino, da bambino, avevo letto questo libro e me ne pentii, perché non dormii per tutta la notte [ride, ndr]! Ce l’avevo lì, non so se era di mio papà o di mio fratello, più grande di me. Pensa che l’avevo letto e avevo avuto paura, per cui lo abbandonai: avrò avuto dieci anni e non dovevo leggerlo! Rifeci poi lo stesso errore leggendo L’esorcista. Li abbandonai là dopo le prime cinquanta sessanta pagine. Poi li ho ripresi alla fine della scuola media. Forse Bram Stoker è il libro di vampiri più bello che abbia mai letto in vita mia. Ne ho un ricordo magnifico: è stato il mio primo e il più bello.

Abbiamo gusti simili, devo dire. Grazie, Riccardo, e speriamo di risentirci presto per il sequel. Ad maiora!




Risorse Web:
Sito ufficiale di Riccardo Chemello
Canale Youtube di Riccardo Chemello
Il trailer ufficiale del film
Pagina Facebook del film
Bonelli Entertainment
 

domenica 20 novembre 2022

Dampyr alla Feltrinelli di Milano

A distanza di un paio di settimane dall’uscita del film e in occasione della riedizione di Il figlio del diavolo in un volume con un ricco apparato dedicato alla pellicola, si è tenuto alla Feltrinelli di piazza Piemonte a Milano un incontro con i creatori di Dampyr: lo sceneggiatore e co-creatore del personaggio Mauro Boselli, i disegnatori Nicola Genzianella e Majo, il regista Riccardo Chemello, gli sceneggiatori Mauro Uzzeo, Alberto Ostini e Giovanni Masi.
In un’atmosfera festosa, nella consapevolezza dell’importanza di questo passaggio storico per la Bonelli, l’evento è condotto briosamente da Uzzeo, che modera la discussione, intervallata dalle proiezioni del trailer e di un documentario sul making of.

Mauro Boselli trova che il film sia un’opera eccezionale, che conserva lo spirito dei personaggi e della storia: nel guardarlo confessa di essersi commosso. La Bonelli Entertainment è partita con Dampyr per una questione di diritti, già a disposizione dell’editore, ma anche perché è una storia di formazione iconica (l’eroe si scopre tale durante la storia) e perché i primi due albi si prestavano bene a una trasposizione cinematografica. Boselli e Maurizio Colombo, co-autore del soggetto, discussero a lungo della sceneggiatura con Andrea Sgaravatti, uno dei produttori. Poi Boselli si occupò del trattamento e venne girato il primo trailer promozionale, che venne montato dallo stesso Colombo.
La parte del film che Boselli preferisce è quella iniziale, la più realistica, in cui a suo avviso Chemello ha espresso pienamente la sua poetica del reale. Anzi, argomenta ancora Boselli, il film è meno crudo e horror del fumetto, è una versione un pochino edulcorata, più avventurosa e fantasy, che forse Sergio Bonelli avrebbe apprezzato più del fumetto stesso.

Riccardo Chemello racconta che venne folgorato da ragazzo dal film Yamakasi prodotto da Luc Besson e iniziò a praticare il parkour. Diventò così filmaker di video di questo sport e in seguito di spot pubblicitari. Fu catapultato nel mondo di Dampyr nel 2018, quando fu contattato da Sgaravatti: vide il pitch (una breve presentazione realizzata dal produttore), lesse i primi due albi e se ne innamorò, decidendo di tuffarsi nel progetto. Leggendo poi gli albi successivi trovò una «base di partenza stellare» su cui poter creare uno storyboard e un buon addattamento visivo.
Una delle sfide più eccitanti del film è stata per lui quella del setting, cioè trovare le location: dopo molto tempo speso infruttuosamente in Serbia, si optò per la Romania, e in particolare fu scelto come set di Yorvolak un paesino di etnia Rom nel cuore della Transilvania. Questa affannosa ricerca era necessaria per una precisa scelta del regista, che non voleva usare blue screen o green screen, perché questa modalità di ripresa richiede agli attori uno sforzo di immaginazione che, a suo avviso, rovina l’interpretazione. Era importante, per Chemello, che gli attori «sentissero il profumo della storia».

Majo considera una fortuna aver potuto lavorare sui personaggi di Dampyr fin dalla loro nascita, mentre in Tex ha fatto più fatica, essendo un personaggio già esistente. Vedere in carne e ossa i suoi disegni e i suoi personaggi lo ha emozionato: ha ritrovato sullo schermo le scene che aveva immaginato nella mente prima di tradurle in disegni.
Ricorda Boselli che Stuart Martin ha dichiarato di essersi ispirato, per il personaggio di Kurjak, alle facce e alle inquadrature che Majo realizzò per i primi piani del fumetto. Majo è anche autore delle immagini del libro che Harlan scopre alla fine del film.

Nicola Genzianella, tra gli autori più longevi di Dampyr, dichiara di voler proseguire felicemente la convivenza più che ventennale con i suoi personaggi, poiché si diverte sempre molto a «farli recitare». Ciò non toglie le difficoltà del suo lavoro, che richiede una grande documentazione, come ad esempio nella realizzazione grafica del villaggio di Lukomir nella saga Le origini. L’artista ha molto apprezzato l’interpretazione che ha dato Stuart Martin di Kurjak, anticipando che potrebbe trarne ispirazione per la futura realizzazione grafica del personaggio.

Secondo Alberto Ostini, Dampyr è un film sulla ricerca dell’identità, da parte di Harlan e di Kurjak, e di un’umanità perduta da parte di Tesla. Per la trama gli sceneggiatori hanno cercato di cambiare il meno possibile la storia originale, più che altro attualizzandola, visto che sono passati vent’anni dall’uscita del primo volume a fumetti.

Giovanni Masi considera i primi due numeri di Dampyr una origin story perfetta. Il difficile, per il lavoro di sceneggiatura, è stato più che altro il linguaggio, perché il cinema negli ultimi vent’anni è cambiato molto. Il lavoro di adattamento, comunque, si è svolto in uno spirito di fedeltà ai personaggi originali, cercado di «mantenere il cuore». Anche perché, scherza Masi, altrimenti c’era Boselli che li bacchettava e li riportava sui binari… ma con «garbo e buone maniere»!

Mauro Uzzeo conclude l’incontro ricordando l’emozione di aver scritto la scena in cui Harlan si taglia la mano e fa scorrere il sangue sui proiettili. In quel momento si è detto: «Ehi, stiamo proprio facendo Dampyr!».

E noi ci auguriamo che quest’ottima squadra metta presto mano a un secondo capitolo, per il quale si vocifera già di possibili location e antagonisti…




Risorse Web:
Pagina dell’evento su SergioBonelli.it
Scheda del volume Il figlio del diavolo
Mauro Boselli su Wikipedia
Majo su Wikipedia
Nicola Genzianella su Wikipedia
Canale Youtube di Riccardo Chemello
Mauro Uzzeo su Wikipedia
Alberto Ostini su Wikipedia
Giovanni Masi su Bao Publishing
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook del film

giovedì 17 novembre 2022

Fumetto e cinema in 3D: Diabolik, Dampyr, Don Camillo

La scorsa domenica, 13 novembre, si è tenuto a Galliate, nella meravigliosa cornice del Castello Visconteo Sforzesco, l’interessante incontro “Fumetto e cinema in 3D: Diabolik, Dampyr, Don Camillo”, a chiusura della rassegna “Dreaming. Il fumetto sul grande schermo”, accompagnata da una mostra in cui erano esposte, tra numerose opere e vetrine, sette tavole dello storyboard di Dampyr.
Presentato dall’illustratore Bruno Testa e moderato dallo sceneggiatore e youtuber Ivan Pelizzari (autore di varie interviste allo staff del film di Dampyr), l’evento ha visto gli interventi di Davide Barzi, scrittore e autore per varie testate, tra cui Martin Mystère e Dampyr (N.262), e di Cristiano Spadavecchia, disegnatore e storyboard artist del film di Dampyr. Avrebbe dovuto essere presente anche Daniele Statella, putroppo impossibilitato per problemi personali.

Barzi, autore di un volume biografico sulle sorelle Giussani dal titolo Le regine del terrore (pubblicato da Editoriale Cosmo / Nona Arte nel 2019), ha trattato in particolare Diabolik, della cui nascita ha rivelato qualche retroscena (materiale del capitolo “cose da non fare” nei suoi corsi di sceneggiatura, come ad esempio pubblicare un numero uno senza aver pronto il due!), e di cui un nuovo film è in uscita in sala in questi giorni. Si è passato quindi ai fumetti di Don Camillo, dei quali Barzi scrive le sceneggiature per i tipi della ReNoir Comics: in particolare l’autore ha messo qui in luce i rapporti e le differenze tra i racconti di Guareschi, i film e i graphic novel.

La parola passa a Spadavecchia, che ha spiegato il suo lavoro per Dampyr. Come normalmente avviene, anche in questo caso lo storyboard è stato realizzato in anticipo rispetto al piano di lavorazione delle riprese, permettendo così al regista di supportare la stesura dello stesso.

Spadavecchia è disegnatore per la Bonelli, ma ha anche esperienza nel settore cinematografico come storyboarder, per cui è risultato la persona più indicata per questo compito. Inoltre, non essendo un disegnatore di Dampyr, ha potuto fornire al regista una chiave di lettura visiva diversa rispetto ai colleghi che maneggiano quotidianamente il personaggio.
Lo storyboard per un film, continua l’artista, si discosta dalle tavole di un fumetto perché non necessita di effetti sonori, di movimenti, e di colori (se il fumetto è in bianco e nero).
Quasi tutto lo storyboard è stato trasposto in immagini ed è finito nella versione finale del film, tranne pochissime scene tagliate, che potrebbero migrare nel sequel. Ci sono state comunque piccole modifiche, come movimenti che qualche attore non è riuscito a riprodurre o riprese più larghe, ma nulla più che piccoli aggiustamenti registici. Spadavecchia ha quindi avuto una certa libertà, mentre la sceneggiatura è stata attentamente controllata dalla Bonelli, e ne sono state redatte parecchie stesure.
L’artista ha realizzato da solo lo storyboard per Dampyr, mentre ha lavorato con altri cinque sei colleghi per il cartone animato di Dragonero. Questo perché per i film basta una tavola ogni dieci secondi circa, mentre per i cartoon sono necessari molti più disegni, poiché per questi lo storyboard deve essere molto più vicino alla resa finale.

Ad arricchire gli interventi sono stati proposti due video. Un primo contributo è arrivato da uno dei curatori degli effetti speciali di Diabolik – Ginko all'attacco!, per il quale, al contrario di Dampyr, sono state effettuate molte riprese su green screen ed è stata necessario un massiccio lavoro di post-produzione al computer.
Per Dampyr è stato proiettato un documentario, di sette otto minuti, con il dietro le quinte e stralci di interviste agli interpreti e ai produttori. Una vera chicca che ci ha deliziato con scene inedite, con i set e il regista all’opera, e che potrebbere diventare un contenuto extra del dvd che verrà.


Risorse Web:
Biografia di Cristiano Spadavecchia su SergioBonelli.it
Biografia di Davide Barzi su SergioBonelli.it
Canale YouTube di Ivan Pelizzari
Pagina LinkedIN di Bruno Testa

sabato 12 novembre 2022

Dampyr - N.270

Testata: DAMPYR, N.270
Episodio: KILLER HOSPITAL
Testi: ANDREA CAVALETTO
Disegni: FABIANO AMBU
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: LUCA CORDA
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 09-2022

Mosca, 2017. Nel parco dell’ospedale abbandonato di Hovrino viene ritrovato il corpo dissanguato di uno skater, ucciso mentre girava dei video per internet. Tra i suoi amici dispersi c’è Katja, la figlia di una vecchia fiamma di Ringo Ravetch, il quale aveva promesso di badare a lei. Ringo, trafficante di armi ma anche corrispondente di Caleb, comunica la notizia, e i nostri tre cacciatori in breve lo raggiungono, sospettando la presenza di un branco di non-morti. Harlan, Tesla e Kurjak, guidati dal Ravetch, si ritrovano davanti a un mostro di cemento, che è luogo di sparizioni, delitti e suicidi, e anche una piazza di spaccio, dove la polizia evita di mettere piede.
Esplorando l’edificio, i nostri vi trovano le tracce di riti satanici, collegati a tale Club Nimostor. Poi si imbattono in Raf, cavia di spietati esperimenti nei laboratori della Temsek, da cui questi fuggì grazie a un intervento di Harlan e soci nel 2009. Raf, apparentemente delirante, dice loro della presenza degli upyr, vampiri in cui ben presto i nostri si imbattono mentre attaccano un gruppo di mafiosi della kombinatzjia. L’intervento dei nostri nello scontro libera Oleg, un affiliato che, dopo uno sgarro al suo boss, stava per essere giustiziato.

La ricerca continua, così, con l’aiuto del recalcitrante Oleg, che sembra ben informato sulle pratiche della setta e su cosa accada in quel luogo.
Raggiunto finalmente il famigerato quinto piano, tra varie vicissitudini, i nostri eroi ritroveranno Katja e, grazie anche all’aiuto di Raf, potranno affrontare i folli adepti della setta e lo spaventoso Nimostor.

Con questa sua prima storia di Dampyr, Cavaletto ci porta nel mondo fosco di un edificio che è ben più di un ambiente, risultando di per sé un vero e proprio personaggio. Orrendo mostro dell’architettura comunista sorto su un cimitero militare, con sotterranei allagati da un’acqua rossastra come sangue, il Killer Hospital attira, ingurgita e assorbe le vite dei disadattati, dei disperati, dei criminali, di chi cerca avventure ed emozioni facili, ma che vi trova la morte o la perdizione. Il tema satanista, già sviluppato dall’autore in particolare nel fumetto underground Paranoid Boyd, ritorna qui con il culto di Nimostor, che è sì uno dei Grandi Antichi dimenticati sulla Terra, ma al tempo stesso è l’anima stessa dell’ospedale, sorta di genius loci votato al male.
Nell’atmosfera claustrofobica di questo luogo infernale, Cavaletto ritrae un’umanità folle e senza speranza, che ha perso i suoi punti di riferimento e i suoi ideali, ormai condannata al nichilismo e all’autodistruzione.

Disegni cupi e pieni di ombre, quelli di Fabiano Ambu. I volti dai tratti decisi e spigolosi dei personaggi ben esprimono l’angoscia e la follia calamitate e amplificate dal luogo. Ambu si dimostra grande maestro nel ritrarre architetture stranianti, negli esterni come negli interni: l’edificio in rovina diventa un labirinto dell’anima, popolato da mostri infernali, tra terribili cenobiti e inquietanti zombi.



Risorse Web:
Scheda di Killer Hospital
Andrea Cavaletto su Wikipedia
Pagina Facebook di Andrea Cavaletto
Sito web di Fabiano Ambu
Pagina Facebook di Fabiano Ambu
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dampyr

sabato 5 novembre 2022

Nosferatu, Cabaret dell’Orrore

Titolo: NOSFERATU, CABARET DELL’ORRORE – MUSICAL SUPERDRAMA
Testi: KJ LUKER, JON KELLAM, BERNADETTE SULLIVAN
Regia: JON KELLAM
Musiche: S. LORI, M. CASELLE, G. SAVI
Interpreti: UTKA NEHUEN (Nosferatu), NOEMI GARBO (Mina)
Produzione: COMPAGNIA BIT
Distrib.: PALCO5, AMICI DELLA MAGIA
Uscita: 29,30,31-10-2022

Nel weekend di Halloween, al teatro Juvarra di Torino si tiene la rappresentazione Nosferatu, Cabaret dell’Orrore, un “Musical Superdrama”. Lo spettacolo, prodotto dalla Compagnia BIT di Torino e diretto da Jon Kellam, con musiche originali di Stefano Lori, Marco Caselle e Gianluca Savia, è qui alla sua prima nazionale, con cinque repliche in programma tra 29, 30 e 31 ottobre. È un “evento immersivo”, che mette in scena l’ultima fase della vita di Murnau, con episodi alternati a scene del film riproposte in chiave comico-musicale.

La serata del 31 inizia in una prima sala con il pre-show di un burattinaio incappucciato che fa danzare e suonare il violino a uno scheletrino. A questo punto tre figure femminili e un uomo con cerone e vestiti anni Venti prendono a girare in sala fissando gli astanti, con movenze sinuose e inquietanti. Poco alla volta si stringono attorno a una donna con le mani legate, che prende a dimenarsi sul pavimento, fino ad abbandonarsi alla finale sottomissione. Abbiamo assistito a un atto di vampirismo? La domanda aleggia senza risposta nella sala mentre il pubblico accede al teatro.

Al Cafè Fini, Renfield, il mangiatore d’insetti che ora si spaccia per il produttore americano Fox, dà il benvenuto al pubblico, presentando Lucy, il regista Murnau e il suo amato Hans. Sopraggiunge la poetessa prussiana Elsa Lasker-Schüler, bizzarramente truccata, che balla e canta una canzone, finché le dà il cambio Lucy. Più dietro Nosferatu si esibisce in una danza meccanica che sembra guidare a distanza i gesti di Lucy, che alla fine si abbandona tra le sue braccia come una bambola rotta, offrendo il collo al morso del vampiro.

Le riprese di Jonathan che informa la fidanzata Mina della sua imminente partenza per un importante affare sui Carpazi, vengono fermate da Murnau, che si è ritrovato suo malgrado a girare la scena di un musical. Il sabotaggio è opera del produttore Fox/Renfield, il quale vorrebbe un «film americano». I dialoghi surreali tra i due vengono soppiantati da un gioco di ombre partito con l’irruzione di Nosferatu: «Creare ombre è più importante che creare luce», afferma Murnau.
Mentre la dottoressa Van Helsing assiste Mina, vittima di orribili incubi, Jonathan è nel castello di Dracula, seduto a una tavola imbandita. Viene raggiunto alle spalle da Nosferatu, che gli impone di bere vino e si avventa su di lui a succhiarne il sangue da un taglio.
La partenza per la guerra di Hans cambia per sempre la vita di Murnau ed Elsa. Ma il film deve continuare. Nosferatu si reca da Mina per parlarle della caducità della vita («la morte non è tutto, è ancora più crudele non poter morire») e invitarla, invano, ad andare con lui, mentre la Van Helsing è con un Jonathan terrorizzato al castello a dar la caccia al vampiro, la cui bara risulta vuota. Nosferatu intanto si avvinghia al collo di Mina, e quando fa per staccarsi viene da lei trattenuto. Il vampiro cede all’invito ma viene sorpreso dal canto del gallo. Lo vediamo strisciare sul palco, giù sulle scale, in platea e infine verso l’uscita della sala.

L’opera di Kellam e soci non si propone come fedele rappresentazione della vicenda di Murnau o di brani del film, quanto piuttosto come commedia musicale con tratti farseschi. Il punto è: una storia come quella di Nosferatu si presta a questo tipo di trattamento? A onor del vero, la risposta del pubblico è positiva, come dimostrano gli applausi e le frequenti risate alle battute e agli sfottò rivolti a qualche spettatore. La vicenda di Murnau, però, è soffocata dagli episodi del film, che hanno più spazio e risultano visivamente più forti, e se ne smarrisce un po’ il senso. E, nonostante si tratti di una commedia, le scene più riuscite sono quelle dai toni più drammatici, in particolare quella del confronto tra Nosferatu e Murnau, impreziosita da un bel gioco d’ombre, e quella della seduzione/sottomissione di Lucy, forte di una riuscita coreografia.
Nosferatu, Cabaret dell’Orrore è comunque una piccola e meritoria produzione, che propone una lettura diversa dell’immortale pellicola di Murnau, arricchendola con episodi biografici del regista, che possono fornire una chiave di interpretazione del film, ma nel segno di un divertito intrattenimento.

IL CAST
Utka Nehuen Bay Gavuzzo: Nosferatu
Noemi Garbo: Mina Harker (l’angelo)
Ginevra Scaglia: Dr. Van Helsing
Viola Zangirolami: Elsa Lasker-Schüler
Maurizio Misceo: Jonathan Harker, Hans Ehrenbaum Degele
Alberto Barbi: Renfield, William Fox
Marco Caselle / Spyros Patros: Murnau
Emanuela Collura: Lucy (city girl)


Risorse Web:
Pagina Facebook di Compagnia BIT
Sito ufficiale di Compagnia BIT
Pagina Facebook di Palco5
Sito ufficiale di Palco5
Scheda di Nosferatu su Palco5.net
Pagina Facebook del Circolo Amici della Magia di Torino