sabato 11 luglio 2009

Emilio de' Rossignoli, "Io Credo nei Vampiri"

Titolo: IO CREDO NEI VAMPIRI
Autore: EMILIO DE' ROSSIGNOLI
Anno: 1961
Edizione: GARGOYLE BOOKS, 2009
Copertina: GRAFEMA
ISBN: 978-88-89541-39-5
Pagine: 402
La settimana scorsa è uscito in libreria Io Credo nei Vampiri di Emilio de’ Rossignoli, dato alle stampe dalla Gargoyle Books. Si tratta della ristampa di un saggio edito per la prima volta nel 1961 da Luciano Ferriani, ormai introvabile da parecchi anni. Lo studio del giornalista e scrittore croato è il primo pubblicato in Italia sull’argomento vampiri, capostipite della florida saggistica vampiresca nostrana.
Il testo originale, rigorosamente integrale, è arricchito da un’introduzione di Angelica Tintori e da due interventi di Danilo Arona e Loredana Lipperini. Arona, nell’articolo “In Viaggio con Emilio”, disegna un affettuoso ritratto dell’autore, tracciandone con puntiglio la carriera letteraria, nascosta dietro vari pseudonimi. La riproposta di questo libro, corredato di un prezioso apporto bio-bibliografico, lascia ben sperare per un futura riscoperta degli altri scritti del de’ Rossignoli e - perché no? - dei semi-sconosciuti scrittori di genere dei suoi anni.

Lo studio traccia in primis un excursus sulle epidemie di vampirismo, riportate da Calmet e altri, che terrorizzarono mezza Europa in particolar modo nel ‘700, tanto da indurre Voltaire ad affermare che «dal 1730 al 1735, non si sentì parlare altro che di vampiri».
Dopo aver descritto le armi anti-vampiriche, de’ Rossignoli delinea con sguardo lucido una storia del cinema di genere, soffermandosi in particolare su Nosferatu di Murnau, Dracula il Vampiro di Fisher, Vampyr di Dreyer, Il Vampiro dell’Isola di Robson, Il Sangue e la Rosa di Vadim. Parole più critiche sono riservate, invece, al Dracula di Browning, che l’autore definisce «costruito con artificiosità faticosa» e a tratti «francamente ridicolo», ma tutto sommato ritmato e dotato di «un’innegabile atmosfera».
Dopo alcuni brevi capitoli su musica (con le opere liriche di Marschner e de Gasparini e i canti popolari) e pittura (con Delacroix, Moreau, Rops, Dalì...), si arriva alla letteratura. Leggiamo, così, dei vampiri de Le Mille e una Notte, degli scrittori romantici, dei poeti maledetti: Hoffmann, de Sade, Byron, Stoker, Goethe, Gautier, Gogol, Dumas, Maupassant, Baudelaire, fino ad arrivare a Matheson (de’ Rossignoli firmò la prefazione dell’edizione De Carlo di I Am Legend).
Passando in rassegna numerose leggende, l’autore si concede poi qualche interessante divagazione su ritornanti, lupi mannari e immortali. Interessante la sezione dedicata ai “vampiri reali”, cioè gli assassini e le persone affette da psicopatie legate all’assunzione del sangue, in cui si fa riferimento a fatti di cronaca nera e allo studio sulle psicopatie sessuali di Krafft-Ebing, da cui lo scrittore prende spunto per alcune acute considerazioni sulle valenze erotiche del vampirismo.
De’ Rossignoli arriva, così, ai capitoli della (sua) attualità, in cui non manca di ironizzare sull’approssimazione dei giornalisti e su una certa critica cinematografica pronta a sparare a zero sui film d’orrore, salvo poi ritrattare se contraddetta da maree oceaniche di spettatori. Sono gli anni in cui, sull’onda del successo del Dracula interpretato da Christopher Lee, si ballava al ritmo di Dracula cha cha cha: di vampiri «se ne parlava un po’ ovunque, sui giornali e nei salotti, con la frivolezza elegante e scarsamente informata che contraddistingue la nostra stampa di divulgazione e i nostri gruppi di cultura». Oggi il successo non si chiama Dracula, ma Twilight: per il resto non sembra sia cambiato molto…

De’ Rossignoli con questo libro non traccia semplicemente un profilo mitico-storico-artistico del vampirismo, ma ci racconta quello che è stato, per lui, un vero e proprio viaggio. Nella sua ricerca, si intuisce tra le pagine, l’autore ha effettuato lunghe ricerche, collezionando ritagli di giornale, andando a caccia di testi rari nelle biblioteche, guardando le (già allora) numerose pellicole, raccogliendo testimonianze vive, spesso di prima mano, non risparmiando di “sporcarsi le mani”. In uno dei passaggi più coinvolgenti, ci racconta di aver conosciuto un vampirologo di Budapest che sosteneva di aver individuato il covo di un vampiro. Molto del materiale del dottore ungherese è alla base della stesura di questo libro.
Io Credo nei Vampiri non solo è il primo studio italiano sui vampiri, ma anche un saggio sui generis. Ben lontano da noiosi trattati accademici, infatti, è basato su una piacevole impostazione narrativa, scelta forse quasi obbligata per l’autore, vista la sua viva partecipazione agli argomenti trattati. E il giornalista non si limita a raccontarci i fatti, tra l’altro sempre ben documentati, ma cerca lucidamente una spiegazione del fenomeno. La sua visione è talmente chiara, da permettergli di pronunciarsi: egli crede davvero nei vampiri. E le sue argomentazioni sono dotate di rigore logico e difficilmente confutabili, tanto da risultare maledettamente convincenti.
D’altra parte, come diceva Rousseau, «se mai c’è stata al mondo una storia certa e provata, quella è la storia dei vampiri; non manca nulla, i rapporti ufficiali, le testimonianze di persone attendibili, di chirurghi, di preti, di giudici; l’evidenza è completa».

Risorse Web:
Gargoyle Books
Scheda de Io Credo nei Vampiri
Recensione su Ca’ delle Ombre
 

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