sabato 3 dicembre 2022

Un meraviglioso punto di partenza: intervista agli sceneggiatori di Dampyr

La lunga gestazione del film Dampyr è iniziata con un articolato lavoro di sceneggiatura, non tanto per la stesura del soggetto di Mauro Boselli e Maurizio Colombo, che riprende fedelmente la trama dei primi due episodi del fumetto, quanto per l’adattamento dello script al medium cinematografico. Della redazione del primo trattamento si è occupato Boselli, poi la palla è passata a Mauro Uzzeo, Giovanni Masi e Alberto Ostini, sempre con la supervisione del Bos. Nella serata milanese del 14 novembre, abbiamo approfondito il discorso con i tre sceneggiatori.

Che differenza c’è tra il lavoro di sceneggiatura di un fumetto e il lavoro di sceneggiatura di un film?

Mauro Uzzeo: La prima cosa che si deve tenere fortemente a mente quando si sceneggia per il cinema, è che si è parte di un ingranaggio più grande. Arrivi solitamente a bordo di una nave che è già partita, che ha già lasciato il porto, perché ci sono dei produttori che hanno deciso di investire su quel progetto, solitamente è stato già arruolato un regista, e si parte a volte da un materiale già esistente, come in questo caso. E sai bene che il tuo lavoro è un lavoro transitorio, cioè che farai una scrittura tecnica, in cui sei chiamato a dare corpo a quel primo scheletro che, grazie al lavoro di tante altre figure che si sommeranno dopo (il regista, gli attori, i tecnici, il direttore della fotografia, gli addetti agli effetti speciali, al montaggio, alle musiche), diventerà un film. Per cui, quando inizi a scrivere per il cinema, non puoi non tenere conto di tutti questi parametri. Ma nonostante ciò, la cosa bella è che comunque sei chiamato a metterci te stesso e la tua visione, la tua volontà di scrivere e di raccontare.

Quante stesure sono state realizzate prima di arrivare alla consegna della sceneggiatura definitiva al regista?
Giovanni Masi: Oh Dio, che domanda difficile…
M. U.: Mille?
G. M.: Un milione! No… Credo una ventina… o qualcosa di più. Ma è abbastanza normale, non sono tante per un progetto del genere, perché, come diceva Mauro, devi sempre calcolare che ci può essere l’intervento della produzione, degli adattamenti per la location… Noi abbiamo seguito il progetto per tanto tempo fino agli ultimi giorni in cui Riccardo cominciava a girare, per cui posso dirti che le stesure si sono accumulate una sull’altra. La stesura di tutto il film è stata abbastanza veloce, non ci abbiamo messo tantissimo: dovevamo correre. Dovevamo correre perché dovevamo sincronizzarci con i tempi del set, perché loro hanno girato a -4 °C. Abbiamo cercato di evitare di farli girare a -10 °C, perché poi i tempi erano quelli. Quindi sì, credo una ventina di stesure in totale.
M. U.: Sai, un conto sono le prime sceneggiature, in cui butti giù una stesura molto molto libera. Dopo cominci a confrontarti con il regista, con la sua visione, e allora il testo prende un ulteriore corpo. Idem per il lavoro con Boselli. Poi arriva il casting con gli attori, quindi il momento in cui dai delle facce ai personaggi, allora inizi a riadattarli un pochino a quello che vedi. Poi si va in location. Come è stato detto, il film non era su green screen, quindi nel momento in cui cominci a vedere i posti, allora riadatti il testo e lo modifichi un’altra volta. Qui un lavoro enorme l’ha fatto pure Michele Masiero insieme al regista sul set, dove si confrontavano con gli attori e sistemavano i dialoghi, a seconda di come sentiva meglio la battuta l’attore. Non ti nascondiamo che alcune delle battute più fighe sono nate proprio dal confronto con gli attori sul set: quel modo in cui Kurjak definisce Harlan «pretty boy», il modo in cui lo chiama [recitando in inglese, ndr], credo sia nato proprio spontaneamente a Stuart Martin sul set. Per cui, diciamo che la sceneggiatura la lavori fino all’ultimo momento. Ecco perché ne esistono varie versioni.

Quindi siete stati sul set ad apportare correzioni alla sceneggiatura, o comunque una volta consegnata è stata completamente presa in mano dal regista?
Alberto Ostini: Io non ci sono stato sul set, ma ci sono stati Mauro e Giovanni. Comunque sì, soprattutto molti dialoghi sono stati scritti vedendo la location vera e propria dove la scena si sarebbe girata. E questo è abbastanza normale in realtà, perché di solito sul set c’è uno sceneggiatore che, a seconda delle esigenze del film, mentre si fa, corregge e adatta lo script alla situazione.

Alberto, tu sei l’unico tra gli sceneggiatori del film che ha scritto anche i testi per un episodio a fumetti di Dampyr
A. O.: Sì, L’uomo di Belfast, un episodio ambientato nell’Irlanda del Nord. È stato molto, molto bello ritornare a quelle atmosfere. E adesso sto scrivendo, in realtà, un altro Dampyr, che dovrebbe uscire l’anno prossimo.

Siete soddisfatti del risultato finale della resa del film?
A. O.: Della resa, enormemente soddisfatti. Credo che vada sottolineato anche il valore del progetto, non solo del film in sé, preso asetticamente, ma di cosa significa un film del genere nel panorama produttivo italiano di questi anni.
G. M.: Sì, sono soddisfatto. C’è da migliorare, come per tutte le cose nella vita. E speriamo soprattutto nel prossimo di sistemare quelle due o tre cosette che ancora non mi convincono. Però sì, sono molto soddisfatto.
M. U.: Be’, abbiamo partecipato al primo film di lancio di Bonelli Entertainment, del Bonelli Cinematic Universe… solo un pazzo non sarebbe soddisfatto! Siamo felicissimi, ci siamo emozionati tutti e tre guardando il film e vedendo che prendeva vita. E, come diceva Giovanni, chiaramente vediamo tutti gli errori che ci sono in questo film, ma perché ne conosciamo tutte le strade, tutto quel che poteva essere e che non è stato, tutto quello che rischiava di essere e invece non è stato grazie alla bravura di tutti quelli ci hanno lavorato. Però chiaramente per ognuno di noi, e credo anche per Bonelli Entertainment in primis, questo è, e deve essere, un primo passo, un inizio. Nessuno di noi lo vede come un punto di arrivo, lo vediamo come un meraviglioso punto di partenza. E non vediamo l’ora di continuare a mettere tasselli, o a partecipare alla lavorazione di tasselli di questo mondo straordinario.

Ma, sbaglio, o qui c’è anche l’ambizione di proporre un modello di cinema diverso rispetto ai cinecomics americani? Una strada diversa, una strada italiana, un ritorno anche a un sano artigianato?
A. O.: Io direi che già il fatto di aver usato un certo tipo di maestranze tecniche, è anche un grande ricollegarsi a quel filo storico che è stato il grande cinema di genere degli anni Sessanta e Settanta.
G. M.: Sì. Se hai dei super-eroi, hai dei personaggi parecchio diversi da quelli della Sergio Bonelli Editore, che sono esseri umani che fanno imprese straordinarie. Quindi già di base ti devi discostare. Se abbiamo scelto la strada giusta non lo so, lo vedremo con il futuro. Per fortuna non è l’unico progetto della Bonelli Entertainment in lavorazione. Vediamo se convinciamo il pubblico.
M. U.: Magari è divertente anche parlare un po’ male dei film Marvel. Però, innanzi tutto, tanto di cappello ai film Marvel, e magari arrivarci a quei livelli. Anche perché dietro c’è una visione coesa di mondo incredibile, e un lavoro come quello che hanno fatto loro non era mai stato fatto prima. E credo che l’apice che hanno raggiunto con Infinity War e Endgame [il terzo e il quarto capitolo della saga degli Avengers, ndr] sia una delle vette del cinema moderno. Poi, è chiaro, fanno due milioni di prodotti, quindi c’è quello meno riuscito e quello più riuscito. Mi piacerebbe un giorno arrivare dire che Dampyr è stato l’Iron Man del Bonelli Cinematic Universe: un primo film più piccolo, con un personaggio sicuramente secondario rispetto a quelli più famosi. Perché, come Dampyr non è Tex per la Bonelli, allo stesso modo Iron Man non era Spiderman per la Marvel, soprattutto in quel periodo.
G. M.: Né gli X-Men.
M. U.: Né gli X-Men, che erano le testate che vendevano di più in quegli anni. Quindi io guardo con grossa commozione questo primo film, e spero che sia veramente il primo grande tassello, che ci ha insegnato tante cose. Non ci scordiamo che Dampyr è l’opera prima di Riccardo Chemello come regista, ma è anche l’opera prima di Bonelli Entertainment. E spero che quest’opera sia la prima di tante altre.

Per inciso, la svolta a livello di fortuna commerciale del cinema targato Marvel è iniziata con un dampire, cioè Blade… una coincidenza che mi sembra di buon augurio…
G. M.: È vero, speriamo!
A. O.: Magari!
M. U.: Ma se fosse qui Boselli, ti spiegherebbe tutte le differenze tra Blade e Harlan. Ma voglio dirlo chiaramente: Mauro, noi non ci prendiamo responsabilità per quello che ha detto Antonio!

Me ne assumo la responsabilità! Comunque, se il buon giorno si vede dal mattino, sarà una giornata splendida, a mio avviso.
G. M.: Grazie!
A. O.: Grazie!
Uzzeo: Grazie! Ci porteremo dei vestiti leggeri, allora!




Risorse Web:
Sito ufficiale di Mauro Uzzeo
Mauro Uzzeo su Wikipedia
Sito ufficiale di Alberto Ostini
Alberto Ostini su Wikipedia
Sito ufficiale di Giovanni Masi
Giovanni Masi su Bao Publishing
Il trailer ufficiale del film
Pagina Facebook del film
Bonelli Entertainment
 

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