mercoledì 13 ottobre 2010

Claudio Vergnani, "Il 36° Giusto"

Titolo: IL 36° GIUSTO
Autore: CLAUDIO VERGNANI
Anno: 2010
Edizione: GARGOYLE BOOKS
Copertina: GRAFEMA srl, FOTO CARLO GUIDETTI
ISBN: 978-88-89541-48-7
Pagine: 536
Dopo aver letto Il 18˚ Vampiro, alla mia personale lista di personaggi letterari preferiti si sono aggiunti altri due elementi: Claudio e Vergy. Conseguentemente, l’attesa di un anno per il seguito è stata davvero penosa, ero curiosa di sapere cosa avessero fatto dopo aver eliminato il Maestro, come stavano e se il loro ritorno sarebbe stato grandioso come l’esordio.

Claudio si trova in uno stato abulico senza pari dopo la “mattanza vampirica”, lo risveglia una telefonata di Elisabetta che gli chiede di andare a dare un'occhiata a qualcosa. L’unico amico che possiede un mezzo proprio è Vergy, ed è con lui che si reca all’appuntamento. Anche Vergy non è esattamente “un fiore”, non dispone di alcun sostentamento economico e vive alla giornata. Il viaggio è interrotto dall’incontro di un cacciatore di vampiri, Paride, che elimina i succhiasangue rimasti con metodi direttamente ispirati ai film.
L’esistenza dei vampiri è ormai accettata, anche i politici espongono le loro teorie, tutti tranne Brunetta che, per fortuna, è sparito dalla circolazione. Modena sta cercando di riprendersi ma ci sono ancora alcune zone infestate ed è una di queste che Elisabetta fa vedere agli amici: una radura nella quale i vampiri si aggirano animati solo dalla sete, ridotti allo stato di carne marcescente che si muove per inerzia: “Involucri ormai friabili in attesa che l’ultimo soffio di non-vita li abbandonasse”. La visione solletica Claudio e Vergy che, non riuscendo a trovare un lavoro “normale”, decidono di mettersi alle dipendenze di Paride.
La segretaria di Paride, Alicia, fa colpo su Claudio che se ne innamora.
La prima missione prevede la sorveglianza del cimitero monumentale, dove sembra si aggiri un gruppo di vampiri. A causa di un eccesso di zelo di Vergy, i due si trovano a vagare fra lapidi e statue piangenti, in compagnia di un fotografo di colore e nano, braccati dai vampiri e da una creatura nera e gigantesca. Intanto Alicia, allertata da una telefonata di Claudio, li aspetta in strada. Dopo mille peripezie, durante le quali hanno rischiato la pelle, trovano Alicia in compagnia di alcuni bellimbusti capeggiati da una donna. Gli elegantoni in questione sono vampiri, ma non hanno intenzioni offensive e li lasciano andare; la donna si chiama Margherita e, con sé, ha uno strano animaletto nero di nome Behemot che si nutre dei resti imputriditi di un vampiro.
Dopo essersi ripresi, Vergy e Claudio, ai quali si è unito anche Gabriele (che dei fatti accaduti durante la Mattanza Vampirica ne ha fatto un romanzo), partono per la seconda missione: la protezione della famiglia dell’avvocato Anchesi durante le vacanze natalizie in una villa sperduta fra le colline del Frignano. Il figlio dell’avvocato è in combutta con i mostri e li fa entrare in casa perché uccidano i genitori. Le improvvisate guardie del corpo sistemano i vampiri e il ragazzo traditore, dopo di che intraprendono la fuga con i pochi sopravvissuti, fra quali l’anziano nonno arteriosclerotico.
La consapevolezza di non essere riusciti a svolgere la missione senza vittime demoralizza i ragazzi, soprattutto Claudio.
Paride propone una nuova missione, a Parigi, dove Gabriele, Claudio e Vergy uccideranno, senza troppe difficoltà, un vampiro che infesta un condominio.

La prosa di Claudio Vergnani non è per palati fini, è diretta, sboccata e prodiga di particolari agghiaccianti su carne decomposta e puzzolente, schizzi di sangue e budella, raggiungendo lo splatter più violento e macabro.
Il turpiloquio caratterizza ogni dialogo, dando spesso luogo a battute davvero esilaranti che spezzano la tensione, mentre Vergy condisce il suo cinismo sboccato con colte citazioni che ha appreso quando studiava dalle suore. Un umorismo che aiuta i protagonisti a tirare avanti e a continuare la loro missione senza impazzire, davanti a tanta miseria e crudeltà, se non a interrompere la catena di pensieri filosofico-autodistruttivi che distoglie l’attenzione di Claudio.
Vergnani non ha pietà per i suoi personaggi, assecondando la loro convinzione che non c’è limite alla sfortuna: per esempio, la fuga attraverso il cimitero è stata ulteriormente complicata da un attacco d’impietosa diarrea.
Durante la narrazione Vergnani ammicca ai colleghi scrittori: oltre al genuino e condivisibile accanimento su Moccia, vediamo chiamate in causa anche alcune cariatidi della letteratura vampirica:
«Sono dei sentimentali».
«Avranno visto Twilight».
«Mi sembrano più tipi da Anne Rice».
«Naa, non dicono abbastanza cazzate…»
.
Il libro non delude chi ha apprezzato il primo romanzo di Vergnani e l’epilogo anticipa un eventuale terzo capitolo prodigo di nuovi orrori e battute esilaranti.

Risorse Web:
Claudio Vergnani su Facebook
Gargoyle Books
Scheda del romanzo
Scheda de Il 18° Vampiro
 

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