mercoledì 19 dicembre 2012

Laurell K. Hamilton, "Incubus Dreams"

Titolo: INCUBUS DREAMS (Incubus Dreams)
Autore: LAURELL K. HAMILTON
Anno: 2004
Edizione italiana: NORD, 2011
Traduzione: ALESSANDRO ZABINI
Copertina: FOTO GETTY IMAGES
ISBN: 978-88-429-1705-2
Pagine: 822
Incubus Dreams è il dodicesimo romanzo della serie dedicata ad Anita Blake, originariamente risvegliante di zombi e sterminatrice di vampiri che, nel corso della serie, ha assunto nuovi titoli di tutto rispetto fra le creature soprannaturali che popolano St. Louis.
Devo ammettere che quando la Nord diede alle stampe Nodo di Sangue la trovai una lettura gradevole, divertente e da divorare in pochi giorni, portandomi così ad attendere la pubblicazione del successivo romanzo di Anita Blake. Purtroppo, con l’andare del tempo, le storie diventavano sempre più noiose e deludenti, fino a raggiungere l’acme con questo Incubus Dreams e le sue ottocento e più pagine.

Il romanzo si apre con il matrimonio di Larry Kirkland con la strega Tammy Reynolds, al quale Anita partecipa accompagnata dai mannari che vivono con lei. I festeggiamenti sono interrotti da una telefonata e Anita è costretta a recarsi su una scena del crimine senza poter indossare un abbigliamento consono. La vittima è una spogliarellista che è stata completamente dissanguata dai morsi di numerosi aggressori, probabilmente vampiri.
Nei giorni successivi gli omicidi si ripetono e la polizia di St. Louis comincia a sospettare di Jean Claude, il vampiro Master della città. Toccherà ad Anita trovare le prove che scagionino il suo amico/amante, muovendosi attraverso comunità religiose di vampiri rinnegati e sulle tracce di un pericoloso vampiro serial killer che pare voglia usurpare il ruolo di Master a Jean Claude.
Durante l’indagine Anita dovrà gestire altre questioni di natura più pratica: innanzitutto nutrire l’ardeur e, per tale scopo, anche il timido Nathaniel manifesta la decisione di immolarsi; e poi la complicata gestione dei rapporti sociali fra le creature soprannaturali cui è legata.

La crime horror story occupa troppo poco spazio, così come le sottotrame concernenti i rapporti politico-sociali fra i clan mannari e vampiri, la narrazione è concentrata sugli amplessi della protagonista, raccontati con una dovizia di particolari maniacale e spesso fin troppo prosaica.
La scrittura della Hamilton si mantiene vivace ed evocativa, soprattutto nei dialoghi pungenti fra i personaggi, peccato per l’eccessiva prolissità nei momenti intimi della protagonista.
Negli Stati Uniti la serie ha superato la ventina di romanzi: spero che non siano tutti così deludenti e che le prossime avventure dell’eroina della Hamilton rimangano nell’ambito della letteratura horror. D’altra parte nel settore della pornografia esistono pubblicazioni più maneggevoli e a prezzi più contenuti.

Risorse Web:
Editrice Nord
Sito ufficiale della Hamilton
 

martedì 11 dicembre 2012

Sensibilia - N.4

Titolo: SENSIBILIA, N.4
Curatore: GLORIA GALLONI, MANRICA ROTILI
Autore: MANCINI, ANTOMARINI, BORTOLOTTI, CECCHI, CERVINI, CIMATTI, CORBELLINI e SIRGIOVANNI, M.G. DI MONTE, M. DI MONTE, DRAGOTTO, FRANZINI, GRIFFERO, IALENTI, LATINI, MASSENZIO, MAZZOCUT-MIS, MORABITO e GALLONI, SABATO, SOMAINI, SORCE
Pagine: 340
Edizione: Mimesis, 2011
L’ultimo numero della rivista “Sensibilia”, pubblicato lo scorso anno dalle edizioni Mimesis, è dedicato al Dolore, tema dell’edizione 2010 dell’omonimo seminario permanente. Nel volume compare, tra una ventina di interessanti articoli, Il bacio del vampiro: erotismo, dolore, consunzione, morte, saggio di Bruna Mancini, ricercatrice di Letteratura inglese presso l’Università della Calabria, che riprende parte di un più ampio studio pubblicato nella raccolta Universi del fantastico (ESI, 2009).

Il testo è incentrato sul rapporto tra dolore e piacere, tra repulsione e attrazione che il vampiro suscita nelle proprie vittime. Questa creatura provoca in chi la incontra sentimenti opposti e discordanti: si pensi al Lord Ruthven di Polidori, che raggela il sangue nei suoi interlocutori ma, al tempo stesso, ha su di loro un forte potere di se-duzione. E che dire del povero Jonathan Harker del Dracula di Bram Stoker? La vista delle vampire del castello produce in lui una paura mortale, ma anche una irresistibile brama di essere morso, vittima di un diabolico incantesimo. Il morso del vampiro sarebbe quindi una metafora dell’atto sessuale, che la Mancini, parafrasando Georges Bataille, definisce «una perdita del sé nel desiderio/bisogno di perdersi nell’Altro», ma anche «un modo per superare il limite del moralmente e socialmente consentito del reale sfiorando la morte, il proibito, l’interdetto».
Il piacere che procura il vampiro è, però, invariabilmente accompagnato da un’indicibile sofferenza: le vittime subiscono una sorta di consunzione che conduce alla morte, diventando sempre più languide, smunte e deboli. Un destino condiviso da Lucy e Mina con le vittime di Carmilla, dall’omonimo racconto Le Fanu, le quali provano un “infinito dolore”, con brividi incontenibili, sensazione di soffocamento e infinita debilitazione, che sfocia in uno stato di eccitazione masochistica. D’altra parte, dolore e terrore, secondo Edmund Burke, provocano una forma di diletto dalle forti connotazioni erotiche.
Il piacere della condizione di Vita-nella-Morte diventa una vera e propria estasi nelle Cronache dei Vampiri di Anne Rice: al momento dell’inquietante e doloroso “trapasso”, il vampiro viene precipitato in un’orgia di nuove sensazioni. Il rovescio della medaglia, per i vampiri della Rice, è la penosa “malattia dell’immortalità”: una ricerca che si trasforma in “umanissima” e dolorosissima indagine sulle ragioni della (propria) esistenza.

Risorse Web:
Sensibilia
Sensibilia sul sito della Mimesis