Autore: PAUL FÉVAL
Anno: 1874
Edizione: IPERWRITERS, 01-2021
Traduz.: MASSIMO CAVIGLIONE
Prefazione: CLAUDIA SALVATORI
Copertina: MAX ASSOCIAZIONE CULTURALE - IPERWRITERS
Pagine: 130
Nel 2017 la Mondadori pubblicò nella collana da edicola “Urania Horror” il volume antologico Cerimonie nere, che presentava una nuova traduzione del romanzo vampiresco di Paul Féval La città vampira. Si tratta di un testo fondamentale del genere vampiresco dell’Ottocento, ma poco conosciuto in Italia. L’ottima traduzione di Caviglione, infatti, rimane la prima degli ultimi cinquant’anni e la seconda in assoluto dopo quella della storica antologia I vampiri tra noi, curata da Ornella Volta e Valerio Riva nel 1960.
La scarsa reperibilità dell’effimera edizione da edicola ha reso opportuna una riedizione – questa volta in versione e-book – del prezioso testo. Riedizione che vuole essere anche un omaggio al compianto Massimo Caviglione, attore, critico letterario, esperto d’arte, traduttore di autori francesi quali de Villiers, Sansot, Bechtel, Racine e molti altri, scomparso nel gennaio dello scorso anno.
Promotrice dell’operazione è la scrittrice Claudia Salvatori, autrice della prefazione e animatrice della stessa IperWriters, giovane e promettente casa editrice genovese di libri digitali.
Il testo è reperibile sulle principali piattaforme di vendita di ebook o contattando la casa editrice IperWriters attraverso la pagina ufficiale su Facebook.
L’anonimo narratore riferisce un episodio appreso nel 1873 dalla vecchia Miss Jebb, cugina della nota scrittrice gotica Ann Radcliffe.
Nella residenza di famiglia, Ann usava trascorrere le vacanze con un’allegra brigata composta da Cornelia de Witt, dalla governante di questa, Letizia, e dal giovane brillante Ned Burton con il suo insegnante Otto Goëtzi. Ned e Cornelia erano profondamente innamorati, e nell’inverno del 1785 si fidanzarono. Qualche mese dopo, Ann si promise sposa a William Radcliffe, felice per le prospettive sue e degli amici. Al momento di separarsi alla fine dell’estate, le due coppie decisero di sposarsi lo stesso giorno, il 3 marzo, ai due lati dell’oceano: Ann e William nel castello di famiglia, in Inghilterra, Cornelia e Ned a Rotterdam, in Olanda, dove si trovava la residenza del conte Tiberio Burton.
Nei mesi seguenti giunsero buone notizie dal continente, almeno fino a quando Cornelia ereditò il titolo di contessa di Montefalcone e un ricchissimo patrimonio. Altre lettere giunsero solo la sera prima delle nozze, e da queste Ann apprese che a Rotterdam erano accadute cose terribili: litigi furibondi, la bancarotta di Tiberio (che tradiva la moglie con l’istitutrice Letizia), addirittuta un rapimento dell’ormai ricca Cornelia e un’aggressione forse mortale ai danni di Ned. Senza porre tempo in mezzo, Ann partì all’alba con il fido servitore Grey-Jack, dalla casa ancora immersa nel silenzio. Il nemico che Ann avrebbe dovuto affrontare era Goëtzi, un pericoloso vampiro in grado di dividersi e sdoppiarsi in più corpi: un grosso uomo di cui si scorgevano solo barba e capelli, un pappagallo, un bambino dall’aria cattiva con un cerchio sempre con sé, un cane mostruoso dal volto quasi umano e una donna grassa e calva. A dare man forte per salvare Cornelia, si unirono ad Ann e Grey-Jack un malconcio ma sopravvissuto Ned, il suo chiassoso valletto irlandese Merry Bones, e Polly, uno dei “sottovampiri” schiavi di Goëtzi.
L’incredibile avventura che li vide protagonisti, portò Ann e i suoi compagni nei luoghi più disparati: allo spettacolo del “Vampiro di Petrovaradin”, poi sul fondo di in un baratro, nella surreale locanda La Birra e l’Amicizia, quindi in viaggio attraverso l’Europa alla volta di Montefalcone, fino a Selene, la misteriosa Città vampira costruita di diaspro nero e perennemente avvolta dall’oscurità.
La città vampira non è il classico romanzo di vampiri ottocentesco, e neanche una storia gotica. È piuttosto una fiaba nera, pervasa da una «allegria sinistra», con tanto di gentil donzella da salvare da una prigione in una torre. Lo stesso nome del personaggio di Barton sembra rimandare al Burton curatore di una nota edizione de Le mille e una notte, a cui Féval potrebbe essersi ispirato: l’autore, ad esempio, chiama le vampire femmine Ghul o Upire. E i vampiri di Féval sono assolutamente sui generis: oltre a sdoppiarsi in più individui, studiano per ottenere un diploma di vampiro maestro, si trasformano in ragni, attraversano l’acqua in un modo curioso (coricandosi sull’acqua e navigando con i piedi in avanti), hanno un pungiglione sulla lingua per perforare la pelle delle vittime e bevono alla maniera delle sanguisughe attraverso le labbra rosse. Ma i vampiri qui descritti non vanno presi come incarnazioni letterarie, quanto piuttosto come mostri favolosi, spauracchi per bambini fatti della materia dei brutti sogni. E, in effetti, il racconto è immerso in un’atmosfera onirica, a tratti quasi allucinata.
D’altro canto, a salvare la fanciulla in pericolo non è un principe azzurro, ma una sua amica, una donna coraggiosa e straordinaria, oltre che famosa scrittrice. Già questo aspetto e la scelta, da pastiche, di una figura storica quale protagonista del romanzo ne denunciano la modernità. A queste si uniscono poi lo stile e l’agilità del racconto: sono continui i colpi di scena e assai rapido il susseguirsi degli eventi vissuti dai personaggi, definendo un ritmo che potrebbe definirsi cinematografico. Magari di una cinema alla Tim Burton, per riprendere una delle suggestioni della bella prefazione di Claudia Salvatori.
La prosa, poi, è fluente e piacevole, ricca di ironia (in particolare quando l’autore scherza su tic e fissazioni degli inglesi) e di occhiolini al lettore, come citazioni di passaggi della Radcliffe o digressioni rivolte direttamente a chi legge.
Una lettura deliziosa per un classico tutto da riscoprire, ora anche in versione digitale.
Risorse Web:
Pagina Facebook della IperWriters
Féval su Wikipedia
Scheda di Amazon con prefazione ed estratto del romanzo
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