Autore: J.-H. ROSNY AÎNÉ
Anno: 1895-1923
Edizione italiana: HYPNOS, 2020
Traduz. e cura: ELENA FURLAN
Postfazione: IVO TORELLO
Copertina: Edvard Munch, Kjœrlighet og smerte (1895)
ISBN: 9788896952962
Pagine: 232
Recentemente le Edizioni Hypnos hanno dato alle stampe un bel volume di racconti di J.-H. Rosny aîné, usciti in origine tra il 1898 e il 1924. Si tratta di storie tra Fantastico e Weird lovecraftiano (ante litteram), anzi più precisamente del genere definito Merveilleux scientifique. Il racconto lungo che dà il titolo alla raccolta vede ovviamente protagonista una vampira, in buona compagnia con serial killer, jettatrici innamorate, naiadi, bambini assassini, uomini leonini, e con i personaggi dei racconti lunghi Un altro mondo, storia di un essere con la pelle violetta e curiose capacità visive, e L’assassino sovrannaturale, incentrato sul tragico incontro tra un uomo e il suo doppio.
Nel racconto La giovane vampira, datato 1911, il narratore espone la vicenda della vampira londinese Evelyn. Terza figlia dei Grovedale, Evelyn ora è felicemente sposata e madre di quattro figli, ma cinque anni prima era di fatto morta. Il quarto giorno dopo il trapasso si svegliò, con ricordi confusi e parlando in modo incoerente, quasi fosse un’altra persona. Poco alla volta tornò alla normalità, ma le rimase un estremo pallore, che comunque non guastava la sua grande bellezza. I genitori e i fratelli, da allora, cominciarono a sentirsi deboli e a deperire, facendosi diafani a loro volta, vittime di una vera e propria «epidemia di pallore».
Quando la ragazza sposò il giovane James Bluewinkle, le condizioni di salute della famiglia migliorarono. Fu James, a quel punto, a iniziare a soffrire di pallore e la sua forza vitale prese ad affievolirsi. Insospettito, una sera l’uomo prese due tazze di caffè e finse di addormentarsi. Nel cuore della notte, sentì la moglie che gli avvicinava le labbra al collo e provò una sensazione voluttuosa e inquietante. Evelyn spiegò che era costretta a suggere il sangue per non morire. Ma per farlo non doveva procurare alcuna ferita, poiché era capace di prelevarlo attraverso la pelle della vittima. La vampira era peraltro convinta di non essere la vera Evelyn, essendo, a suo dire, entrata nel corpo di lei dopo la sua morte, e di provenire da un luogo dove le era capitato qualcosa di terribile e in cui non voleva tornare.
Evelyn era mortificata e piena di rimorsi, apparendo più vittima di se stessa che predatrice, e da quel giorno rifiutò i baci del marito e iniziò a deperire. James la fece visitare dal noto neurologo Percy Coleman, che si avvalse di applicazioni di corrente indotta, di macchine per respirare, ma soprattutto del sangue di giovani prestanti. Questo però suscitò la gelosia di James, inducendo Evelyn a rifiutare l’unica cura che avrebbe potuto salvarla. Accadde a quel punto qualcosa di ancor più incredibile, e da allora a casa Bluewinkle niente fu più come prima.
Con stile leggero e divertito, a tratti forbito e arricchito da immagini pittoresche e poetiche, Rosny racconta storie tremende di personaggi virtualmente tragici, trovandone però abilmente la chiave ironica. I temi che egli tratta sono l’amore, quello vero sempre sublime e indimenticabile, la ricerca del proprio posto nel mondo, l’orrore della violenza di solito ingiustificata. Ma soprattutto risulta centrale il tema del diverso: qui l’autore compila un campionario di figure non tanto mostruose, quanto meravigliose, quasi in un’operazione di sdoganamento del “monstrum”, che risulta, come osserva oppurtunamente Torello nell’interessante postfazione, più un «enigma da comprendere» che una minaccia da combattere.
Tra i numerosi vividi bozzetti della raccolta spicca la storia dell’affascinante vampira Evelyn dalla folta chioma. Una vampira sui generis, che non procura ferite alle vittime, che si dispiace del danno, pur non irreversibile, che procura, e che proviene da un luogo forse ultraterreno, un mondo altro di cui poco ci rivela l’autore: ritroviamo qui il tema tipico di Rosny aîné dell’immanenza di un mondo invisibile, appena al di là dei nostri sensi, semmai intuito, reale eppure irrangiungibile. E tuttavia, pur provenendo da questo mondo altro, Evelyn sa di appartenere «a un’umanità» e «di essere una donna», una consapevolezza che le dà diritto di asilo anche nel nostro mondo.
Agli occhi della scienza, invece, Evelyn è più che altro un «bel fenomeno» e una «deliziosa anomalia», occasione per lo studioso Coleman di spiccare un entusiasmante «salto nell’ignoto», di fare «un tuffo nell’abisso» potenzialmente foriero di fama e fortuna. E nella brama della scoperta, lo scienziato dimostra tutta la sua insensibilità e miopia: tra esperimenti e ipotesi da dimostrare, non si accorge che i suoi rimedi non solo non hanno il potere di salvare la vampira, ma che soprattutto producono un dramma della gelosia che vede protagonista il marito, di cui Coleman rimane assolutamente ignaro. Ma, come Rosny aîné ci suggerisce, la natura è sempre un passo avanti alla scienza, che spesso arranca, dimostrandosi cinica e inadeguata, in quanto produttrice di un sapere fine a se stesso che non migliora necessariamente le condizioni dell’uomo.
Risorse Web:
J.-H. Rosny aîné su Wikipedia
J.-H. Rosny aîné sul Catalogo Vegetti
Scheda del libro sul sito dell’editore
Blog di Ivo Torello
Edizioni Hypnos
Pagina Facebook della Hypnos
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