giovedì 29 settembre 2022

Dampyr - N.262

Testata: DAMPYR, N.262
Episodio: SCHIAVI DEL KROKODIL
Testi: DAVIDE BARZI
Disegni: FABIANO AMBU
Copertina: ENEA RIBOLDI
Lettering: OMAR TUIS
Pagine: 96
Edizione: BONELLI, 01-2022

Harlan, Kurjak e Tesla sono in Armenia per indagare sull’attacco di un gruppo di non-morti all’orfanotrofio di Gyumri, che stranamente hanno fatto vittime solo tra gli adulti. Fingendosi giornalisti, Harlan e Kurjak ottengono dall’infermiera Ghegel la spiegazione del ritrovamento di un peluche di Dikobraz: due fratelli cresciuti nell’orfanotrofio, Hagop e la sorella Sirihui, si identificavano con l’orsacchiotto Dikobraz e la percorella Ovjeta, protagonisti di una serie di libri e cartoni animati sovietici degli anni Sessanta; il padre dei due ragazzi fu ucciso in Azerbaigian durante un pogrom contro gli armeni, e la madre morì poco dopo aver partorito Sirihui.

All’ospedale di Erebuni i nostri apprendono da Michel Dast e Arno Lotsari del Medical Team che Hagop era caduto nella dipendenza da krokodil, un oppiaceo artigianale molto economico, che nel giro di poche settimane rende la pelle simile a quella di un coccodrillo, con una speranza di vita di due o tre anni. Per uscirne, Hagop si arruolò, finendo poi in Kurdistan con un gruppo paramilitare di mercenari.
Harlan e soci scopriranno che l’attacco all’orfanotrofio era il primo atto di una vendetta non solo contro infermieri e medici dediti allo spaccio di krokodil, ma anche contro un fratello colpevole di abbandono. La resa dei conti avverrà nei sotterranei della città fantasma di Ağdam, in Azerbaigian.

In questo episodio, incentrato su una realtà di maltrattamenti su minori e di spaccio di droga, spicca la spietatezza dei medici e degli infermieri dell’orfanotrofio. I due giovani protagonisti, resi orfani dalla guerra, hanno in sostanza un destino segnato: per loro non c’è scelta, non c’è speranza di salvezza, se non nella soluzione finale, l’unica in cui possono infine ritrovarsi.
È sempre un piacere poter ammirare i disegni di Fabiano Ambu, che risultano a tratti ariosi e con grande senso dello spazio, in particolare nelle vignette multiple dei paesaggi e degli scorci architettonici, più spesso scuri e carichi di ombre, a tradurre la cupezza della storia. Il tratto è pulito, nitido, e notiamo la bravura dell’artista anche in piccoli particolari come i tendini di una mano, la ruga di un volto o un pupazzo abbandonato, in grado di creare efficacemente sensazioni di tensione, rabbia o tristezza.



Risorse Web:
Blog di Davide Barzi
Sito web di Fabiano Ambu
Pagina Facebook di Fabiano Ambu
Sergio Bonelli Editore
Pagina Facebook di Dampyr

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