Qui potete leggere il testo integrale dell’intervista: Dracula… non muore mai.
Di seguito qualche piccolo estratto:
«Dracula parla il linguaggio non soltanto storico, sociale e di costume, ma anche metatestuale e simbolico del proprio tempo. I riferimenti religiosi sotto traccia sono continui, e conferiscono a personaggi e situazioni una forza simbolica molto più provocatoria e inquietante di quanto possiamo cogliere a una lettura non critica; ma ci sono richiami anche alla letteratura classica, oppure – e frequentemente – al dibattito scientifico d’epoca.»
«In tempi non sospetti si notava che la storia cinematografica di Dracula – quella che impatta più direttamente sull’immaginario collettivo – ha conosciuto quattro grandi fasi: e a parte la prima (l’età delle origini, che trova nel Nosferatu di Murnau l’espressione più significativa), la seconda e la terza dominate rispettivamente dalle icone di Lugosi e di Lee hanno conosciuto ciascuna un’evoluzione trentennale. Con una dinamica ricorsiva: un decennio di ascesa, uno di apogeo e uno di contrazione […]. Con la quarta fase, quella del revival neogotico avviato negli anni Novanta, e dominato dal film di Coppola, sembra essere accaduto qualcosa di simile, salvo il fatto che l’apogeo coincide con il dilagare mediatico dei vampiri nell’età Twilight – al quale è seguita ovviamente la contrazione».
Risorse Web:
TuttoDracula
Libera Università dell’Immaginario
Pagina Facebook della LUI
Nessun commento:
Posta un commento